Cultura: UVAL, serve mix fondi pubblici e privati
Un rapporto dell'Unità di valutazione degli investimenti pubblici (UVAL) analizza la spesa pubblica destinata alla cultura e ai servizi ricreativi e propone alcune raccomandazioni per lo sviluppo del settore.
Il volume, che riporta gli atti del convegno 'L’Italia secondo i Conti Pubblici Territoriali (CPT). I flussi finanziari pubblici nel settore cultura e servizi ricreativi', rivela che, tra il 2000 e il 2011, la spesa per questo comparto è passata dall’1,5% allo 0,9% del totale della spesa del settore pubblico, mentre quella pro capite è passata da 170 a 127 euro.
La riduzione delle risorse interessa tutte le regioni italiane - con la sola eccezione della Val d’Aosta e del Friuli Venezia Giulia - ed è evidente soprattutto nell’Italia centrale, che partiva da livelli più alti all'inizio del periodo considerato. A monte c'è la contrazione della spesa pubblica, ma anche un percorso specifico del settore: pochi altri comparti, sottolinea il rapporto, hanno sperimentato una riduzione del proprio peso relativo sul totale della spesa del settore pubblico allargato paragonabile a quella della cultura.
Non va meglio nel confronto con gli altri Paesi Ue: con una spesa pari allo 0,6% del Pil, nel 2011 l'Italia si collocava in coda alla graduatoria insieme alla Grecia ed era anche il paese con il più elevato disinvestimento tra il 2000 (0,9% del Pil) e il 2011. Un dato che si riflette, rivela un'indagine della Commissione europea, anche nella bassa partecipazione dei cittadini italiani ad attività culturali: nel 2013 l’Italia occupava, infatti, insieme a Grecia, Portogallo, Ungheria e Cipro, le ultime posizioni della classifica Ue.
Incrociando i dati CPT con quelli del monitoraggio sulle risorse aggiuntive, dai fondi strutturali al Fondo di Sviluppo e Coesione, emerge inoltre che la funzione di sostegno allo sviluppo è stata garantita soprattutto dalla componente di spesa in conto capitale, che in media ha rappresentato nel corso degli anni 2000 più del 40% delle risorse erogate dal settore pubblico allargato. Nel Mezzogiorno, però, le risorse aggiuntive hanno spesso sostituito la spesa ordinaria, più che colmare i divari di sviluppo, mentre nel Nord hanno avuto un ruolo molto limitato e in quelle del Centro hanno contribuito solo parzialmente a garantire una quota significativa di fondi pubblici al settore culturale.
Raccomandazioni
La prima conclusione da trarre, secondo il capo dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica Sabina De Luca, è quindi che per il settore culturale, “accanto all’azione delle politiche aggiuntive, cioè quelle finalizzate a obiettivi di sviluppo, è assolutamente necessaria un’azione delle politiche nazionali ordinarie”. Questo significa che occorre garantire due componenti di spesa, una destinata alla copertura dei costi di gestione, l'altra relativa agli investimenti. Laddove la copertura dei costi di gestione non è assicurata, sottolinea la De Luca, gli sforzi di investimento sono destinati al fallimento.
Il superamento della visione del settore culturale come 'effimero' di fronte al problema della scarsità delle risorse finanziarie, lo sviluppo di una governance unitaria e la necessità di un’offerta pubblica in grado di stimolare la domanda sono invece alcune delle raccomandazioni della responsabile del Sistema Conti Pubblici Territoriali Mariella Volpe.
Secondo la Volpe, inoltre per favorire una gestione competitiva del patrimonio culturale, occorre migliorare il contesto intersettoriale, dai trasporti alla semplificazione amministrativa, ma soprattutto attraverso la digitalizzazione. Basti pensare che in Italia appena il 3% dei musei italiani ha un'applicazione per tablet, solo il 6% dispone di una video guida e il 15% offre un catalogo on line. Ma la “chiave di volta necessaria per offrire un’offerta culturale alta”, conclude la Volpe, è l’integrazione tra i fondi pubblici e le risorse private, “anche lavorando su una revisione della leva fiscale che renda interessante l’intervento anche per il privato”.
Links
L’Italia secondo i Conti Pubblici Territoriali (CPT). I flussi finanziari pubblici nel settore cultura e servizi ricreativi
Photo credit: candido33 / Foter / CC BY-NC-SA
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