Corruzione: Italia peggiore in Ue
L'Italia è uno dei paesi con il più elevato livello di corruzione in Ue e al 69esimo posto nella classifica mondiale. È quanto riporta l’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) 2014 realizzato da Transparency International, che parallelamente alla presentazione dei dati lancia il servizio di Allerta anticorruzione.
Impietosa la ventesima edizione del CPI, indice che riporta le valutazioni degli osservatori internazionali sulla percezione della corruzione nel settore pubblico in 175 paesi del mondo. Indice realizzato sulla base dei dati raccolti negli ultimi 24 mesi da parte di 12 istituzioni indipendenti specializzate in governance e analisi del clima di fiducia delle imprese
L’Italia si piazza nuovamente al 69esimo posto nel mondo, conservando la stessa posizione e lo stesso punteggio (43 su 100) dell’anno scorso.
A livello globale si distinguono in negativo Francia (69), Cina (36) e Turchia (45), che perdono diverse posizioni rispetto all’anno scorso, mentre rimangono in cima alla classifica dei paesi più virtuosi Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia.
Se si guarda ai dati relativi ai livelli di corruzione nell'Unione europea, l'Italia è uno dei paesi peggiori, piazzandosi all'ultimo posto della classifica insieme a Romania e altri due paesi europei, Grecia e Bulgaria, il cui punteggio però è in risalita rispetto al 2013.
Alla luce di una simile performance, Transparency International Italia presenta il servizio ANAC, Allerta anticorruzione, per le vittime o i testimoni di casi di corruzione, primo esempio italiano di servizio di assistenza per chi deicide di segnalare episodi di corruzione e si avvale del software Globaleaks, che permette l’invio di segnalazioni in totale sicurezza e anonimato.
L'obiettivo, spiega Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia, è quello di "stimolare le segnalazioni di casi di corruzione, garantendo sicurezza e anonimato. Tutti i cittadini sono direttamente coinvolti nella lotta contro la corruzione e auspico a breve l’estensione della legge 190/2012 a ogni singolo costituente della società, e non solo al settore pubblico. La vera sfida è riuscire a mettere a sistema questo strumento per enti pubblici e le imprese del nostro Paese”. E conclude affermando che "solo con una Unione dei sani, ovvero aziende, amministrazioni e cittadini onesti è possibile pensare di attuare il vero cambiamento all’interno della società”.
Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone sottolinea: “i cittadini devono rendersi conto che la corruzione li danneggia in prima persona. È dunque fondamentale l’apporto che la società civile può dare nel contrasto al fenomeno e sono benvenuti gli strumenti come ALAC che vanno in questa direzione”.
Agire sul fattore culturale è una delle priorità degli industriali, secondo quanto afferma Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria nel corso della presentazione dell'ANAC: è necessario attuare "un processo di allontanamento ed espulsione delle imprese che si sono macchiate di corruzione dal tessuto sano ancora prima che vi siano delle sentenze ufficiali della magistratura”.
Infine, il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello sottolinea: “la corruzione si caratterizza anche per un ulteriore aspetto che danneggia le imprese. Attraverso la corruzione viene impedito il corretto e libero agire del mercato”.
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