La Legge Delrio n. 56-2014 occasione di migliore spesa dei Fondi Ue?
L'applicazione della legge Delrio è partita all'insegna del conservatorismo. I benefici della riforma rischiano di non arrivare
- PON Metro - via al piano 2014-2020 per i grandi centri urbani
- DL 185-2015 - fondi per Campania, Giubileo, post Expo e sport in periferie
La legge Delrio
Con la legge n. 56-2014, entrata in vigore l’8 aprile 2014, sono state approvate una serie di disposizioni in materia di Città metropolitane, Province e Unioni e fusioni di Comuni, con l'obiettivo di riformare il sistema delle autonomie locali.
In base alla normativa, il territorio delle Città metropolitane - oltre a Roma Capitale, Torino, Milano Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari e Reggio Calabria - coincide con quello dell'omonima Provincia, ma i Comuni interessati possono intervenire per modificare questa configurazione.
L'organizzazione delle Città metropolitane è tripartita in un sindaco metropolitano e due assemblee, il consiglio metropolitano e la conferenza metropolitana, mentre le loro funzioni comprendono l'adozione e l'aggiornamento annuale del piano strategico triennale del territorio metropolitano, la pianificazione territoriale generale, la strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, la mobilità e la viabilità, la promozione e il coordinamento dello sviluppo economico e sociale e dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione.
In attesa della riforma costituzionale, la legge Delrio demanda a un accordo nell'ambito della Conferenza unificata l'individuazione delle funzioni delle Province diverse da quelle fondamentali che sono oggetto di riordino.
Tale accordo è stato raggiunto nel settembre 2014, con l'istituzione dell’Osservatorio nazionale per l'attuazione della legge, che si è insediato l'11 ottobre 2014. I nuovi Consigli metropolitani e provinciali previsti dalla legge, invece, sono stati eletti tra il 28 settembre e il 12 ottobre 2014.
La legge n. 56-2014 prevede poi novità in materia di Unioni di Comuni e la possibilità per le Regioni di individuare misure di incentivazione a favore delle Unioni e alle fusioni, entro il patto di stabilità verticale.
Nelle intenzioni, spiega il Direttore generale del Dipartimento Affari Regionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri Giovanni Vetritto, in un paper pubblicato nel Rapporto annuale sulle città 2015, la riforma delle autonomie disposta dalla legge n. 56-2014 rappresenta l'occasione per “agganciare alcune tendenze di riorganizzazione dei poteri locali che hanno avuto attuazione in diversi sistemi amministrativi europei negli ultimi trenta anni”.
Queste tendenze, prosegue il Vetritto, sono accomunate da almeno tre elementi: l'abbandono dei criteri di uniformità amministrativa a favore di nuove strategie che puntano a una maggiore aderenza alle specificità geografiche, economiche, sociali e culturali dei territori; la ricerca di sinergie e rapporti di cooperazione tra gli enti nella gestione delle funzioni e nell’offerta dei servizi pubblici; il ruolo di 'grandi hub dello sviluppo' delle Città metropolitane.
La capacità dell'Italia di agganciare questi trend, osserva Vetritto, dipende dall'applicazione della legge: senza il coraggio di abbandonare i percorsi già tracciati e un ruolo attivo del centro - avverte - "anche questa occasione di modernizzazione rischia di andare perduta".
Vetritto, applicazione poco coraggiosa
Il punto di partenza dell'analisi di Vetritto è che, trasformando le province in enti di secondo livello, creando le aree metropolitane e promuovendo l’accorpamento dei piccoli Comuni, la riforma delle autonomie locali prevista dalla legge Delrio rappresenta un'occasione per riorganizzare l'architettura dell’amministrazione pubblica in un'ottica di efficienza e di rafforzamento delle capacità essenziale per la crescita economica dei territori.
Nell'attuazione, però, alcuni aspetti non devono essere sottovalutati, pena il fallimento del progetto di riforma.
Secondo Vetritto, la legge dovrebbe essere applicata nei vari contesti con flessibilità, sulla base dei bisogni concreti dei territori, de cittadini e delle imprese, e allo stesso tempo richiede un deciso di ruolo di accompagnamento progettuale da parte del centro. Entrambe queste esigenze, secondo lo studio, non hanno trovato finora sufficiente spazio.
Sul primo fronte, ad esempio, la necessità di riperimetrare le aree delle Città metropolitane, tenendo conto delle diverse situazioni sul territorio, non trova spazio negli Statuti approvati, che tendono a ricalcare i confini delle vecchie Province.
Basti pensare allo Statuto della Città metropolitana di Torino, pensata come un territorio che si irradia dal centro verso la periferia, con il risultato di definire come aree omogenee tanto “i Comuni di primissima cinta (ormai indistinguibili da quartieri urbani)” quanto “i confini della Provincia in contesti montani del tutto eterogenei rispetto ai primi”.
Relativamente al ruolo dell'amministrazione centrale, invece, lo sforzo nell’indicare alle Regioni “esiti attesi e opzioni preferibili”, secondo Vetritto, è apparso finora piuttosto debole, così come poco sfruttata è sembrata fino a questo momento l'occasione fornita dalla coincidenza tra l'attuazione della riforma e l'avvio dei nuova programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020.
A titolo di esempio Vetritto cita le scelte operate nell'ambito del PON Metro 2014-2020, a cominciare dall'esiguità delle risorse destinate al Programma operativo, pari a 892 milioni di euro.
A indebolire il ruolo di indirizzo del centro sono anche, secondo Vetritto, semplificazioni e automatismi, come l'idea di fissare una dimensione standard per le fusioni di Comuni, individuata in un paper del Ministero dell'Interno in bacini di circa 5mila abitanti, indipendentemente dalle caratteristiche delle conurbazioni fisiche in cui i Comuni stessi si trovano.
In generale, avverte l'autore, la legge sta trovando attuazione in chiave prevalentemente conservativa, con il rischio di non produrre nel sistema amministrativo i benefici attesi dalla riforma.
Link
G. Vetritto, L’Italia da rammendare. Legge Delrio e ridisegno del sistema delle autonomie
Dipartimento Affari Regionali - Attuazione Legge Delrio
Author: Palazzochigi / photo on flickr
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