Quanto conta la proposta di modifica del Regolamento UE Fesr per il terremoto
La modifica del Regolamento permetterebbe di finanziare gli interventi di ricostruzione nelle aree terremotate con risorse del FESR fino al 100% dei costi
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Parlare di buoni interventi e messa in sicurezza degli edifici antichi è un elemento che valorizza anche l’ingegno e la professionalità della categoria dei tecnici italiani. I vari Ordini che ad oggi li rappresentano, assieme alle istituzioni, costituiscono un importante punto di riferimento per una buona ricostruzione grazie alla sinergia delle risorse e ad azioni concertate a livello locale, nazionale, ma anche e soprattutto europeo.
Mai come oggi è diventato essenziale discutere di ricostruzione dopo il susseguirsi degli eventi sismici che hanno colpito e continuano a colpire il centro Italia. Parlare di ricostruzione di borghi e di edifici ci induce a sottolineare il ruolo dei tecnici - architetti, ingegneri, geometri e geologi dei vari Ordini - che da anni forniscono un contributo fattivo sia alla ricostruzione che alla prevenzione. Quest'ultima si sostanzia nello studio sapiente di tecnologie, materiali innovativi, interventi ma anche del comportamento degli edifici antichi ai fini del miglioramento della loro capacità di resistenza.
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Forse non è evidente ai più, ma agire sulle strutture degli edifici storici significa operare in una situazione molto spesso complessa, dove tra le variabili talvolta vi sono interventi precedenti sbagliati, effettuati senza una tecnica ingegneristica mirata, e che influiscono negativamente sul comportamento sismico d'insieme.
Di conseguenza, una corretta e completa riqualificazione strutturale di un edificio non solo garantisce la salvaguardia della vita degli occupanti, ma rappresenta anche un presidio per la conservazione dell'immobile, aspetto ancora più rilevante se si tratta di un bene appartenente al patrimonio artistico-culturale.
Per questo appare di estrema importanza l’intervento tempestivo dell’UE attraverso il Fondo di solidarietà destinato alle aree colpite da calamità naturali. Ugualmente fondamentale, anche se difficilmente tracciabile per i non addetti ai lavori in termini di esiti, è la possibilità da parte delle Regioni italiane colpite da disastri naturali di poter attivare i fondi strutturali della programmazione 2014-2020 e, nel caso in questione, le risorse del POR FESR per la ricostruzione dei luoghi del Centro Italia devastati dagli attuali eventi sismici.
Si tratta della proposta di modifica del Regolamento FESR sottoposta dalla Commissione europea all'iter di adozione congiunta da parte del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'UE, in qualità di co-decisori, e pertanto come dicono gli anglosassoni on equal footing, nell'ambito del processo legislativo ordinario. Processo, come specificato dalla commissaria delle Politiche regionali Corina Cretu all'ANSA l'8 febbraio scorso, sottoposto a procedura semplificata per accelerarne l'approvazione, ma comunque non esente da ostacoli, specie all'interno del Consiglio.
Nella proposta di modifica del Regolamento FESR la Commissione europea prevede di introdurre un asse prioritario separato per gli interventi di ricostruzione finanziati dal FESR nell'ambito di un Programma operativo. Data la potenziale ampiezza delle ripercussioni di tali catastrofi naturali, l'iniziativa prevede la possibilità di un tasso di cofinanziamento fino al 100%, senza quindi l'utilizzo di risorse economiche da parte degli Stati membri; dettaglio al quale alcuni Stati all'interno del Consiglio sembrerebbero quindi opporsi.
Per quanto riguarda gli interventi nell'ambito di questo asse prioritario separato, la proposta contempla anche una deroga alla norma concernente la data di inizio dell'ammissibilità delle spese dei Programmi operativi. Ciò garantirebbe che le spese sostenute a decorrere dalla data della catastrofe possano essere dichiarate ai fini del rimborso.
Qualunque sia l'esito dell'iter decisionale europeo, la modifica del Regolamento FESR consentirà alle Autorità di Gestione dei Programmi Operativi Regionali di avere un framework generale unico rimodulando i POR ed attuando i possibili e necessari spostamenti di risorse in modo efficace ed in un chiaro quadro di compatibilità generale con le regole definite all'interno delle Politiche di coesione 2014-2020.
Si tratta di un aspetto molto importante che spesso non ha molta risonanza tra i tecnici della ricostruzione, ma anche forse tra i rappresentanti delle diverse categorie all'interno dei Comitati di Sorveglianza dei POR. Questo anche a causa della complessità delle Politiche di coesione e dei suoi strumenti, degli iter negoziali e delle logiche ed equilibri/interessi fra gli Stati membri in un periodo di estrema crisi economica, minore solidarietà e, come circola tra i media, eccesso di sovranità nazionale. Politica di coesione che rappresenta circa 1/3 del bilancio dell'UE ed una quota rilevante dell'investimento pubblico in molti Stati, e che comunque a differenza di tante altre politiche europee resta a gestione condivisa tra Unione e Stati membri.
* Paola Amato - architetto, già ricercatore in urban and territorial planning presso il Building Research Institute (Giappone) nell'ambito della EU Science&Technology Fellowship for Japan and Korea
** Marcello Piccioni - Ingegnere Civile , Urbact validated thematic expert
Photo credit: marcellomigliosi1956
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