Accordi commerciali UE - come e quanto favoriscono imprese e cittadini
Un rapporto di Bruxelles spiega i vantaggi concreti offerti a cittadini e imprese UE dagli accordi di libero scambio e fa il punto sulle potenzialità non ancora sfruttate.
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La Commissione europea ha pubblicato la sua prima relazione completa sul ruolo pratico e i benefici concreti degli accordi commerciali siglati dall'Unione europea con i diversi partner mondiali.
Il rapporto: finalità e intenti di Bruxelles
Il report mette in luce l'impatto di 25 accordi commerciali in vigore, oltre che le misure adottate per massimizzare i benefici e garantire il rispetto di norme concordate, come quelle relative allo sviluppo sostenibile. Negli intenti dell'Esecutivo comunitario il documento intende esaminare ciò che è stato fatto finora e, alla luce di ciò, lanciare una discussione aperta su possibili miglioramenti.
Più in particolare, continua Bruxelles, la relazione svolge tre azioni principali:
- analizza specifici indicatori, quali l'aumento degli scambi di beni e servizi, l'uso dei contingenti tariffari e il grado di effettivo utilizzo delle riduzioni tariffarie da parte delle imprese,
- esamina le attività degli organi di vigilanza di ogni accordo,
- misura, per la prima volta, il grado di attuazione delle disposizioni commerciali e dello sviluppo sostenibile.
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Uno sguardo ai dati principali
Dall'analisi dei dati raccolti finora, il rapporto - spiega Bruxelles - mostra che gli accordi commerciali UE:
- Aumentano le esportazioni UE e sostengono i posti di lavoro,
- Favoriscono soprattutto le esportazioni comunitarie di prodotti agricoli e di autoveicoli,
- Sostengono il commercio equo e corretto
- Hanno un potenziale di esportazione non ancora sfruttato.
Export e occupazione
Da sempre, si legge sul documento, gli accordi commerciali UE producono una crescita significativa delle esportazioni. Per fare alcuni esempi:
- +416% verso il Messico (dal 2000)
- +170% verso il Cile (dal 2003)
- + 60% verso la Serbia (dal 2013) e la Corea del Sud (dal 2011)
- + 22% verso l'America Centrale (dal 2013)
- 17% verso l'Ucraina (dal 2016).
Se si tiene conto del fatto che ogni miliardo di euro di esportazioni supporta 14mila posti di lavoro in Europa, stima la Commissione, questi accordi hanno avuto un concreto impatto positivo sulla vita degli europei.
In molti casi, continua il report, l’incremento delle esportazioni UE riguarda i settori dei macchinari, dei mezzi di trasporto e dei prodotti agricoli, ma anche dei servizi.
Agricoltura e autoveicoli
Sebbene spesso oggetto di acceso dibattito in sede negoziale, i settori agroalimentare e automobilistico UE sembrano trarre i maggiori vantaggi dalle intese che l’Unione stringe con i suoi partner commerciali, in particolare per quanto riguarda quelle “di nuova generazione".
Per esempio:
- le spedizioni di prodotti agricoli UE in Colombia e Perù sono aumentate rispettivamente dell'82% e del 73% da quando l'accordo con tali Paesi è entrato in vigore, nel 2013,
- l’export automobilistico verso la Corea del Sud è schizzato a un +244% dal 2011, quando l'accordo è entrato in vigore.
Molte delle imprese europee che hanno beneficiato delle nuove opportunità commerciali, anche nel settore agroalimentare, sono PMI, sottolinea poi la Commissione.
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Commercio equo e corretto
Oltre a creare nuove opportunità di export per le imprese, gli accordi commerciali siglati da Bruxelles determinano una riduzione delle tariffe all'importazione per i prodotti extra-UE di cui consumatori e aziende UE hanno bisogno. Queste importazioni, a loro volta, aiutano i partner dell’UE a sviluppare le proprie economie.
Il modo in cui Bruxelles imposta gli accordi commerciali con Paesi meno avanzati, poi, riflette le esigenze di sviluppo e sostenibilità di questi ultimi.
I trattati di libero scambio UE offrono, inoltre, l'opportunità di sostenere un sistema commerciale basato sulle regole in linea con i valori europei e di impostare un dialogo con i partner mondiali su una serie di temi che vanno ben al di là della liberalizzazione degli scambi.
Tutti gli accordi più recenti prevedono, infatti, un quadro strutturato di impegni sugli standard in materia di lavoro, protezione ambientale, etc. Nel 2016 l'UE si è impegnata in dialoghi di questo tipo con:
- America Centrale
- Colombia e Perù
- Corea,
- Georgia
- Moldavia.
Potenziale non ancora sfruttato
I produttori UE, si legge nel report, non sfruttano ancora appieno le opportunità offerte dagli accordi commerciali.
Lo dimostra il fatto che, ad esempio, l'uso delle preferenze tariffarie (Preferential Utilisation Rate) previste dagli accordi commerciali è inferiore per parte UE rispetto all’utilizzo che ne fanno i partner.
Per specifici prodotti particolarmente sensibili, poi, l'UE e i suoi partner rinunciano alla liberalizzazione totale degli scambi e si accordano per una minore apertura del mercato attraverso lo strumento dei contingenti tariffari. Strumento che, ancora una volta, secondo le stime di Bruxelles è usato dai soggetti europei troppo poco rispetto a quello che potrebbero.
Questi esempi, conclude la Commissione, dimostrano che vi è la necessità di ulteriori sforzi congiunti da parte di UE, Stati membri e organizzazioni imprenditoriali al fine di sensibilizzare maggiormente gli esportatori europei, in particolare le piccole e medie imprese, sulle possibilità offerte dagli accordi commerciali che l’UE sigla con i partner di tutto il mondo.
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