Startup – sono veramente innovative?
Saranno pur definite startup innovative, ma non si può dire che siano digitali: meno della metà di quelle iscritte al Registro, infatti, possiede un sito funzionante. Un dato non solo "anacronistico", ma che pone un problema di trasparenza.
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Le startup riconosciute dalla legge sono veramente tutte innovative? La domanda sorge spontanea a dare un’occhiata al report Instilla Startup SEO 2017 sulla digitalizzazione delle neoimprese italiane.
Startup: solo la metà ha un sito funzionante
Sul totale delle 7568 imprese iscritte nel registro a luglio 2017, 5490 (il 72,5%) hanno indicato di avere un sito web. Di questi, solo 3760 (il 49,7% del totale) risultano funzionanti a settembre 2017.
Sebbene rispetto ai dati relativi al 2016 si sia registrato un piccolo miglioramento – allora solo 6 startup su 10 aveva un sito, e in 2 casi su 3 non funzionava – certo non ci si può ritenere soddisfatti del livello di digitalizzazione delle startup italiane.
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Altro dato interessante riguarda la percentuale di siti web funzionanti rispetto alla maturità della startup, percentuale che cresce al diminuire degli anni di attività della startup. Ovvero, delle startup che hanno iniziato l’attività nel 2017 ben 427 su 1030 (il 41,4%) risultano avere un sito non funzionante. Al contrario, fra le 437 che hanno avviato la propria attività nel 2013 solo 71 hanno un sito non funzionante.
Ma torniamo ai dati 2017. I 1730 siti web non funzionanti si possono classificare in quattro categorie:
- sito non accessibile (ad esempio per un errore interno o un timeout del server): 47,7%;
- sito web in costruzione: il 47,4% dei casi;
- sito vetrina (cioè siti che presentano solo i dati aziendali e quindi non hanno nessun tipo di indicizzazione su Google): il 4,2%;
- dominio scaduto o in vendita: lo 0,7% dei non funzionanti.
Più attenzione al mobile, ma ancora insufficiente
L’analisi mostra che l’87,3% dei siti web funzionanti supera il Google Mobile Friendly Test. Il rimanente 12,7% non rispetta i criteri di Google per far sì che il sito sia riconosciuto dal motore di ricerca come mobile responsive, anche se alla visione di un utente potrebbe risultare ottimizzato.
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L’attenzione a un mondo sempre più connesso tramite la rete mobile è sottolineata dall’alta percentuale di siti mobile responsive, anche se poi nella maggioranza dei casi la velocità di caricamento risulta insufficiente a garantire una buona esperienza all’utente. Realisticamente, le startup che hanno cominciato l’attività più recentemente danno maggior attenzione a tematiche attuali come la responsiveness.
È significativo come ben il 69% dei siti web responsive non raggiunga il punteggio di 60/100. Sono invece considerati da Google come siti ottimali dal punto di vista della Mobile Page Speed (quindi con punteggio superiore a 70) il 12,1% dei siti web funzionanti. Dei siti web funzionanti solo il 31% ottiene un punteggio sufficiente di Mobile Page Speed.
Il report tiene a sottolineare che non è semplice creare un buon sito che sia anche sufficientemente veloce, ma è proprio questo che fa la differenza tra siti ben costruiti e di conseguenza meglio indicizzati rispetto agli altri.
Startup più digitali al Nord
Le percentuali di digitalizzazione nelle startup del Nord Italia risultano più alte della media italiana: delle 4056 con sede nel Nord d’Italia si riporta un 78% con un sito dichiarato, un 55% con un sito funzionante, un 49% con siti web responsive e un 17% con Page Speed sufficiente.
Sono il 14,3% del totale (582) le startup che hanno superato il livello base del sito (la media nazionale è di 12,4%).
Situazione diversa al Centro e al Sud. Le percentuali legate alle 1500 startup del Centro Italia risultano più basse della media italiana: si riporta un 68% delle startup con un sito dichiarato, un 46% con un sito funzionante, un 39% con siti web responsive e un 13% con Page Speed sufficiente. Solo il 10,3% del totale (155 startup) ha superato il livello base del sito.
Le 1763 startup del Sud Italia e Isole risultano leggermente sotto la media italiana, fatta eccezione per la percentuale di siti dichiarati: il 75% delle startup dichiara di avere un sito, il 47% ha un sito funzionante, il 40% ha siti web responsive e il 15,1% ha una Page Speed sufficiente. Sono l’11,5% del totale (582) le startup che hanno superato il livello base del sito.
Classifica per settore: il turismo arranca
Solo le startup del settore servizi e del settore primario hanno un indice di digitalizzazione, inteso come percentuale di startup che superano il livello base del sito, superiore alla media nazionale del 12,4%.
L’ultimo settore per digitalizzazione è il turismo: solo 8,6% delle startup che superano il livello base del sito.
Startup: meglio puntare su quantità o qualità?
È veramente così importante badare alla quantità delle startup che si iscrivono all'apposita sezione del Registro delle imprese e non anche alla qualità delle loro attività? È una domanda lecita, quella che viene posta nell’introduzione del rapporto.
La risposta viene da un dato interessante: le startup supportate da facilitatori - quindi quelle, non necessariamente iscritte al Registro, che hanno ricevuto investimenti da soggetti istituzionali o si stanno sviluppando all’interno di incubatori e acceleratori - mostrano risultati di base migliori delle precedenti. Sul totale delle 654 startup associate ad un investitore, incubatore o acceleratore a luglio 2017, 602 (il 92%) hanno indicato di avere un sito web; di queste, 567 (l’87% del totale) risultano funzionanti a luglio 2017.
Si tratta di un dato significativo, perché mostra come la validazione di un progetto di startup da parte di un’entità che opera sul mercato (l’investitore, l’incubatore o l’acceleratore in questo caso) ha una rilevanza maggiore sulla qualità digitale della startup stessa rispetto alla semplice aderenza ai parametri richiesti dal Registro di Stato.
Startup e trasparenza: un nodo da sciogliere
Tirando le somme, è evidente che l’etichetta di “startup” non è una garanzia dell’alto livello di digitalizzazione di un’impresa. “Le startup possono e devono migliorare la loro presenza online per favorire una crescita del loro business rapida e costante. Sono diversi i fattori che possono influenzare il livello di digitalizzazione di una startup e l’appartenere a un incubatore o acceleratore è uno di questi”, si legge nel rapporto.
Ma lo scarso livello di digitalizzazione delle startup, oltre a stupire per il suo anacronismo, dovrebbe far riflettere su un’altra questione sollevata solo en passant dal rapporto: l’assenza di un sito funzionante “solleva anche tematiche di rispetto della normativa, in quanto le startup iscritte al Registro sono tenute ad adempiere a una serie di obblighi di trasparenza attraverso la home page del proprio sito Internet”.
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