Accordo UE rinnovabili - cosa ne pensano industria e ambientalisti
Mentre le imprese plaudono l’accordo raggiunto tra i negoziatori europei sul dossier rinnovabili, che fissa un target del 32% al 2030, gli ambientalisti si dicono delusi.
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Entro il 2030 le rinnovabili dovranno coprire almeno il 32% dei consumi finali di energia. Questo, in soldoni, l’accordo raggiunto la scorsa settimana dai negoziatori di Parlamento e Consiglio UE. Accordo che piace alle imprese italiane del settore, meno agli ambientalisti.
FREE Energia e ANEV: grande vittoria per il settore rinnovabili
“Il risultato finale raggiunto del 32% per le rinnovabili significherà per l’Italia qualcosa in più in termini percentuali, al quale va aggiunto il target, più timido, del 14% nei trasporti. Tali numeri rappresentano un cambiamento rispetto al passato e segnano un cambio di rotta significativo nelle politiche comunitarie”, si legge in una nota congiunta del Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) e dell’Associazione nazionale energia del vento (ANEV).
“A questi obiettivi per i grandi impianti si affianca un ulteriore significativo risultato, grazie all’esclusione dell’applicazione degli oneri di rete per gli impianti fino a 25 kW in autoconsumo (battaglia che FREE e ANEV conducono da anni) e che dovrebbe consentire un ulteriore utile sviluppo degli impianti di piccola taglia nell’ottica di un sempre maggiore sviluppo della generazione distribuita, necessaria al raggiungimento degli obiettivi europei”, si legge ancora.
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“Preoccupa viceversa il mancato accordo su un parallelo adeguamento anche dell’incremento dell’efficienza energetica che, agendo sui consumi finali, agevola il conseguimento dei nuovi, più impegnativi target per le rinnovabili”. Mentre i negoziatori di Parlamento e Consiglio hanno trovano la quadra sul dossier rinnovabili, è fallita invece la ricerca di un compromesso sull'efficienza energetica, rimandato con ogni probabilità al prossimo semestre europeo, a guida austriaca.
“È necessario adesso che il Governo Italiano, con la stessa incisività, dia un impulso concreto a quanto stabilito dall’Europa, adottando quei provvedimenti che consentano di incrementare lo sviluppo delle rinnovabili in linea con gli impegni assunti. Sono infatti necessari e urgenti gli atti concreti, la cui mancanza ad oggi non ha consentito di realizzare i necessari investimenti”, concludono il Coordinamento FREE ed ANEV.
Elettricità Futura: bene accordo UE, ora rapida emanazione decreto FER
“Le indicazioni che giungono dall’Europa sono assolutamente chiare ed inequivocabili, e dimostrano l’impegno delle istituzioni comunitarie nella costruzione di un’economia decarbonizzata”, afferma Simone Mori, presidente di Elettricità Futura, l’associazione nata lo scorso anno dall’integrazione tra Assoelettrica e assoRinnovabili, “il percorso di transizione energetica non è reversibile e ora auspichiamo che i governi nazionali creino fin da subito le condizioni ottimali per permetterci di centrare gli obiettivi”.
“Come sistema di imprese - conclude Mori - siamo pronti ad affrontare la sfida e auspichiamo una rapida emanazione del nuovo decreto FER, che permetterà al settore di riprendere gli investimenti e di iniziare subito il percorso verso il 2030”.
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Greenpeace: l’obiettivo di crescita delle rinnovabili non è adeguato
“I pannelli solari potranno presto coprire milioni di tetti in tutta Europa, permettendo ai cittadini di diventare parte attiva nella transizione a un sistema di energia rinnovabile, grazie all’accordo UE”, si legge in una nota dell’associazione ambientalista.
“I governi europei hanno però frenato gli sforzi del Parlamento per aumentare il peso delle rinnovabili nel sistema energetico europeo, prevedendo un aggiornamento degli obiettivi di crescita delle fonti pulite nel 2023 e rigettando importanti misure di garanzia contro gli effetti nocivi delle bionergie e dei biocarburanti”, si legge ancora.
“Questo accordo riconosce per la prima volta il diritto dei cittadini di partecipare alla rivoluzione energetica in Europa e abbatte alcune grandi barriere che frenano la lotta al cambiamento climatico. Tutto ciò garantisce alle persone e alle comunità un maggiore controllo sull’energia che utilizzano, mettendole in condizione di partecipare alla crescita delle rinnovabili e di sfidare i colossi del settore energetico in tutto il continente. L’obiettivo di crescita delle rinnovabili fissato al 32% è però troppo basso e permette alle grandi compagnie energetiche di restare ancorate ai combustibili fossili o a tecnologie rivelatesi false soluzioni rispetto al cambiamento climatico” afferma Sebastian Mang, consulente energia di Greenpeace UE.
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