Infrastrutture - serve una Bassanini dei trasporti e della logistica
In un periodo particolarmente complesso, sia a livello internazionale che per le infrastrutture italiane, Confetra prova a creare un ponte tra imprese e Governo per far sì che gli investimenti materiali e immateriali tornino al centro della crescita. Un richiesta accolta da Toninelli, che promette semplificazione e maggiore attenzione alle opere utili.
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Che infrastrutture e logistica siano le vene pulsanti di qualsiasi sistema economico è fuori di dubbio. Ma a due mesi dal crollo del ponte Morandi le infrastrutture strategiche italiane si scontrano con un diffuso senso di incertezza: una vicenda, quella di Genova, non solo drammatica, ma che rende l’idea della mancanza di programmazione che da anni affligge il settore.
Alle infrastrutture strategiche italiane è dedicato il check-up di Confetra, la Conferedazione generale italiana dei trasporti e della logistica, che ha riunito a Roma centinaia di rappresentanti del settore per discutere il presente e il futuro di un settore vitale dell’economia del Paese.
Più che un congresso annuale, l’agorà organizzata a Roma si presenta come un tentativo di fare sistema tra imprese e Governo per migliorare la governance e la realizzazione delle opere.
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Non esistono grandi e piccole opere, solo opere utili e inutili
Nella sua relazione, il presidente di Confetra Nereo Marcucci parte da una semplice, ma fondamentale distinzione: “gli interventi infrastrutturali non vanno divisi tra grandi opere e piccole opere in base alle dimensioni. Preferiamo parlare di opere utili e opere inutili in base allo loro strategicità per il settore della logistica”.
Il numero uno della confederazione chiede al Governo chiarezza per capire quali infrastrutture sono ritenute ridondanti rispetto alle necessità del Paese e quali provvedimenti non si intenda riprogrammare e completare. Insomma, serve una bussola per orientare gli investimenti.
Pone l’accento sulle opere utili anche il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli, che intervenendo a chiusura del congresso sottolinea la volontà del dicastero da lui guidato di valutare le opere non in base a “pregiudizi politici o personali”, ma sulla base dei risultati di un’attenta analisi costi-benefici. “Le più grandi opere utili”, sottolinea Toninelli, “sono una serie di piccole opere diffuse”.
Il capitolo risorse
Il nodo, ovviamente, sono le risorse. Se Confetra chiede che alle infrastrutture materiali e immateriali sia destinata una quota importante delle risorse disponibili, seppur scarse, Toninelli richiama la Legge di Bilancio 2019 appena approvata dal Consiglio dei Ministri, che destina tra lo 0,2 e lo 0,4% delle risorse agli investimenti infrastrutturali.
La proposta avanzata da Marcucci è quella di un cambio di prospettiva: gli investimenti nelle infrastrutture ovviamente non sono a costo zero, ma si dovrebbe ragionare a saldo zero o positivo.
A porre la questione sotto un’altra luce è Zeno D’Agostino, presidente di Assoporti: chi ha detto che debba essere lo Stato a pagare tutte le opere? L’Italia dovrebbe aprirsi agli investimenti privati, ma allo stesso tempo non esiste una norma di riferimento che permetta di chiarire come realizzare concretamente un'opzione simile.
Il contesto internazionale
Nella sua relazione, Marcucci non ha dimenticato di citare il contesto in cui il Paese e le imprese devono muoversi: di fronte alla Brexit e ai dazi statunitensi da un lato, e alla Nuova Via della Seta dall’altro “avremmo bisogno di un’Europa più forte e coesa, capace di contrattare a nostro favore”, in particolare “le modalità di integrazione e utilizzo delle numerose piattaforme logistiche e trasportistiche che i cinesi stanno realizzando in Europa ed in Africa”.
L’Italia “non può restare indifferente a queste macrodinamiche, a maggior ragione se si considera che eredita dall’ultima grave e prolungata crisi una struttura produttiva-economica modificata, con l’alterazione del peso relativo sul PIL della domanda interna e dell’import/export”.
La proposta: una Bassanini dei trasporti e della logistica
Particolarmente apprezzata dalla platea la proposta avanzata dal presidente di Confetra di valutare un unico provvedimento che:
- metta in fila tutte le semplificazioni regolamentari relative al trasporto e controllo delle merci;
- ridefinisca con chiarezza il ruolo dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti e dell’AGCOM;
- avvii concretamente lo sportello unico doganale e dei controlli licenziando il regolamento del SUDOCO (Sportello Unico delle Dogane e dei Controlli), che consente in primis la razionalizzazione di tempi e costi dei controlli fitosanitari e sanitari;
- riunifichi il sistema diffuso e disperso delle autorizzazioni per i trasporti eccezionali;
- renda possibile il ricorso a competenze private esterne accreditate, con l’ovvia eccezione della Dogana, quando la carenza di personale delle amministrazioni pubbliche impedisce l’efficiente attività di controllo sulla merce;
- faccia il punto sulla natura – captive verso le AdSP o di mercato – della Piattaforma Logistica Nazionale.
“Insomma una ‘Bassanini dei trasporti e delle merci’ per liberare le potenzialità dell’industria logistica italiana da una selva di gravami burocratici e di incagli”.
Un’idea che Cinzia Bricca, vicedirettore dell’Agenzia delle Dogane e monopoli, definisce un “work in progress” che passa attraverso semplificazione e digitalizzazione.
Intervenendo nel corso della seconda sessione del congresso, Bricca sottolinea il ruolo centrale del Sudoco nel creare una “Bassanini dei trasporti e della logistica”, attraverso il coordinamento in via telematica di tutti i procedimenti e controlli connessi all’entrata e uscita delle merci nel o dal territorio nazionale. Regolamento al momento al palo, anche se, secondo Bricca, si può sperare in un’approvazione entro fine anno.
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