Fondi UE post 2020: Corte Conti, la semplificazione non basta
Secondo la Corte dei Conti UE, il regolamento sulle disposizioni comuni (CPR) per l'utilizzo dei fondi europei 2021-2027 proposto dalla Commissione rischia di condurre a una spesa ancora meno orientata alla performance rispetto al periodo 2014-2020.
> Fondi UE post 2020 – il nuovo regolamento sulle disposizioni comuni
Le proposte della Commissione per le modalità di spesa dei fondi strutturali e di investimento europei 2021-2027 sono più semplici e più flessibili rispetto a quanto previsto dalla normativa attuale, ma servono ulteriori tutele perchè la spesa a carico del bilancio UE abbia un reale impatto negli Stati membri. E' questo l'avvertimento lanciato dalla Corte dei Conti europea in un parere sul nuovo Regolamento contenente le disposizioni comuni (CPR).
Il nuovo Regolamento CPR
La proposta di Regolamento sulle disposizioni comuni copre sette fondi:
- Fondo di coesione (FC)
- Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP)
- Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)
- Fondo sociale europeo Plus (FSE+)
- Fondo Asilo e migrazione (FAMI)
- Strumento per la gestione delle frontiere e i visti (BMVI)
- Fondo per la Sicurezza interna (ISF).
Insieme, questi fondi potrebbero ammontare a circa 360 miliardi di euro, ossia fino a un terzo del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
“Nel complesso, dalla valutazione operata dalla Corte emerge che la proposta della Commissione europea è riuscita a semplificare il testo, ma che non è stata accresciuta la focalizzazione sull’impiego ottimale delle risorse e che le disposizioni sull’obbligo di render conto sono state in parte indebolite”, ha dichiarato Iliana Ivanova, il membro della Corte dei Conti europea responsabile del parere, che contiene 58 proposte rivolte a legislatori e Commissione per migliorare il testo.
> La proposta della Commissione per la Politica di Coesione post 2020
I dubbi della Corte dei Conti UE
I rilievi mossi dai giudici di Lussemburgo riguardano diversi aspetti della proposta della Commissione.
Innanzitutto, nonostante in linea generale la semplificazione possa ridurre gli oneri amministrativi e spostare l’attenzione dalle risorse ai risultati, secondo la Corte una serie di disposizioni previste dalla Commissione mancano di chiarezza, con il rischio di condurre a interpretazioni diverse, incidendo negativamente sulla certezza giuridica e ostacolando l’impiego ottimale dei limitati fondi UE disponibili.
In secondo luogo, osserva la Corte, la Commissione europea propone cinque obiettivi strategici di alto livello, anziché collegare la spesa ad una strategia di livello UE. Questi obiettivi, per di più, non sono concepiti per esser tradotti in risultati o valori obiettivo misurabili a livello dell'Unione. Di conseguenza, a giudizio della Corte, la riforma proposta potrebbe rivelarsi ancora meno orientata alla performance rispetto al sistema del periodo 2014-2020.
Infine, la Corte esprime dubbi sulla scelta di affidare agli Stati membri ulteriori responsabilità in materia di gestione e controllo dei fondi europei. Limitare, o addirittura eliminare, la vigilanza della Commissione su come gli Stati membri spendono i fondi UE - avverte la relazione - potrebbe compromettere i progressi compiuti negli scorsi anni relativamente alla riduzione del livello di spese irregolari e inefficaci nel settore della Coesione.
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