Acciaio – nuova inchiesta antidumping su prodotti da Paesi extra-Ue
Sotto esame sono i prodotti siderurgici laminati a caldo provenienti da Brasile, Iran, Russia, Serbia e Ucraina.
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La Commissione europea ha avviato un'indagine per stabilire se le importazioni di specifici prodotti in acciaio laminati a caldo provenienti da Brasile, Iran, Russia, Serbia e Ucraina siano state oggetto di dumping sul mercato Ue e stiano quindi arrecando "grave danno all'industria dell'Unione". Si tratta, spiega Bruxelles, di elementi utilizzati sia come parti di altri prodotti siderurgici che direttamente in diverse applicazioni industriali, in ambito edile, navale ed energetico.
La denuncia alla base dell'inchiesta era stata presentata il 23 maggio 2016 dall'Associazione europea della siderurgia (Eurofer) per conto di produttori che rappresentano oltre il 25% della produzione totale dell'Unione della merce in oggetto.
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La denuncia di dumping da parte di Brasile, Iran, Russia e Ucraina si basa sul confronto tra il prezzo interno del prodotto e il prezzo di esportazione dello stesso verso l'Unione europea. In assenza di dati affidabili sui prezzi interni per la Serbia, la denuncia di dumping si basa sul confronto tra il valore normale costruito (tenendo conto di costi di produzione, vendita, spese generali e amministrative, profitto, etc) con il prezzo all'esportazione del prodotto nell'Unione.
Su questa base, i margini di dumping calcolati, si legge nel documento ufficiale di Bruxelles, sono "significativi" per tutti i Paesi interessati. Eurofer, si legge ancora, ha poi dimostrato che le importazioni del prodotto in esame dai 4 Paesi coinvolti sono aumentate in termini assoluti e in termini di quota di mercato.
Gli elementi di prova forniti dall'Associazione, spiega la Commissione, mostrano inoltre che il volume e i prezzi di queste importazioni hanno avuto, tra le altre conseguenze, un impatto negativo sui quantitativi venduti, il livello dei prezzi praticati e la quota di mercato detenuta dall'industria dell'Unione sugli stessi prodotti, con conseguenti danni significativi sulle prestazioni complessive, sulla situazione finanziaria e occupazionale dell'industria dell'Unione.
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L'indagine copre il periodo dal 1° luglio 2015 al 30 giugno 2016 (periodo d'inchiesta) e prevede un'analisi delle tendenze rilevanti per la valutazione del danno dal 1° gennaio 2013 alla fine del periodo dell'inchiesta.
L'inchiesta sarà conclusa entro 15 mesi dalla data di pubblicazione dell'avviso sula Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. Nei primi 9 mesi la Commissione deve stabilire se sussistano le condizioni per imporre dazi compensativi provvisori; nei successi 6 mesi, invece, sarà tenuta a decidere se imporre misure definitive.
Questa indagine, specifica Bruxelles, segue a stretto giro altre due indagini - una antidumping e una antisovvenzioni - aperte su prodotti simili provenienti dalla Cina rispettivamente a febbraio e maggio scorsi. In totale, l'Unione europea ha 37 misure antidumping e antisovvenzioni attualmente in essere.
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