Bilancio Ue: il Parlamento europeo dice no alla proposta del Consiglio
Il Parlamento europeo boccia il bilancio pluriennale 2014-2020 dell'Ue proposto, a febbraio, dal Consiglio europeo e dà il via a un negoziato sul tema. Chiedendo che nel nuovo testo di bilancio siano inseriti una serie di punti: una clausola di revisione di medio percorso, flessibilità, miglioramenti alle risorse proprie dell'Ue in modo da svincolare il bilancio dai contributi nazionali e un secco no a un bilancio in deficit, perché non si riproduca a livello comunitario quella strategia che l'Ue rimprovera ai governi nazionali.
Il testo uscito dall'accordo fra i capi di Stato e di Governo a inizio febbraio prevedeva impegni finanziari per 960 miliardi e pagamenti effettivi per 908,4 miliardi. La proposta iniziale della Commissione europea, invece, ipotizzava 1.061 miliardi di euro in impegni e 987 miliardi in pagamenti. Dunque, rispetto alla bozza iniziale messa a punto dall'Esecutivo comunitario – e appoggiata dal Parlamento - il taglio è stato di 80 miliardi di euro, con una riduzione del tetto massimo di spesa di 100 miliardi.
Rispetto al testo della Commissione, dunque, alcuni settori perdono terreno e altri recuperano. L’agricoltura assorbe 373,2 miliardi, poco più di un miliardo in aumento rispetto alla bozza di novembre. E crescono anche i fondi per la coesione, passando da 320 a 324,7 miliardi di euro. Viene, poi, creato un fondo per il lavoro giovanile da 6 miliardi di euro, a cui potranno accedere i paesi che presentano un tasso di disoccupazione degli under 24 superiore al 25%.
Sul fronte dei tagli, viene sforbiciata pesantemente la funzione pubblica comunitaria, che perde 2,5 miliardi di euro e il 5% del suo personale. Perde denaro, rispetto a novembre, il capitolo dedicato a infrastrutture, innovazione e ricerca: passa da 139 a 125 miliardi.
Di fronte a una proposta di questo tipo, l'Europarlamento si è subito messo di traverso, a partire dal suo presidente, Martin Schulz. Che già a febbraio aveva ventilato l'ipotesi di un veto da parte dell'Eurocamera. Ora, con una risoluzione bipartisan approvata a larghissima maggioranza, la plenaria di Strasburgo ha tenuto la linea dell'opposizione alla proposta del Consiglio.
La risoluzione non è ancora un verdetto definitivo, ma segna l'avvio di un negoziato in cui il Parlamento europeo cercherà di salvaguardare alcuni programmi comunitari ritenuti indispensabili come l'Erasmus o il Fondo sociale europeo. E di tener saldi una serie di punti: in primo luogo, una clausola di revisione che permetta, superata la crisi, di introdurre possibili modifiche all’accordo, magari investendo qualcosa in più sulla crescita; un bilancio flessibile; miglioramenti significativi alle risorse proprie dell'Ue, in modo da svincolare il bilancio comunitario dai contributi nazionali. Infine, Strasburgo ha continuato a opporsi all'idea di un bilancio in deficit. ''Sono sicuro che la grande maggioranza dei cittadini europei non vuole che l'Ue entri in un sistema che ha condotto un gran numero di stati membri nella deprecabile situazione in cui sono: di prendere impegni di spesa e non avere abbastanza soldi per onorarli'', ha spiegato il presidente Martin Schulz.