Fondi UE post 2020: le infrastrutture come driver di crescita
Nella sua proposta per il bilancio 2021-2027 Bruxelles si è concentrata sui settori nei quali l'impatto della spesa UE può essere maggiore rispetto a quello della spesa pubblica nazionale, come le grandi infrastrutture. Dal CEF a InvestEU, ecco i programmi che orienteranno gli investimenti nel settore.
> Il clima sara' la bussola degli investimenti UE post 2020
Se nel periodo di programmazione 2014-2020 lo sviluppo infrastrutturale, seppur considerato decisivo per la crescita dell’Unione europea, è stato supportato in gran parte dal programma Connecting Europe Facility e dagli strumenti finanziari del Piano Juncker, dal 2021 si cambia marcia.
Del resto, già nella sua proposta per il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 Bruxelles si è concentrata sui settori nei quali l'impatto della spesa UE può essere maggiore rispetto a quello della spesa pubblica nazionale, come appunto per le grandi infrastrutture.
Anche dopo il 2020 il CEF resta il programma di riferimento in tal senso: pensato per promuovere gli investimenti a favore delle reti transeuropee, il Connecting Europe Facility intende catalizzarli in progetti aventi effetti transfrontalieri e in sistemi e servizi interoperabili a livello europeo, affrontando le carenze del mercato e aiutando a mobilitare ulteriori investimenti provenienti da altre fonti, in particolare dal settore privato, in sinergia e complementarietà con il nuovo strumento InvestEU e altri programmi dell'Unione.
Potrà contare su 42,2 miliardi di euro per sostenere gli investimenti nelle reti infrastrutturali europee per i settori dei trasporti (30,6 miliardi di euro), dell'energia (8,7 miliardi di euro) e del digitale (3 miliardi di euro).
Nel settore dei trasporti, il CEF agisce su due livelli della rete TEN-T: l'ossatura portante strategica (la rete centrale) e il suo livello più esteso (la rete globale). Previsto inoltre il sostegno ai sistemi europei di gestione del traffico per tutte le modalità di trasporto per favorire la transizione verso una mobilità intelligente.
Il completamento delle reti europee è anche l’obiettivo del programma nel settore energia: Bruxelles punta sullo sviluppo di progetti di interesse comune per l'integrazione del mercato interno dell'energia e l'interoperabilità transfrontaliera ed intersettoriale delle reti, oltre all'integrazione delle fonti rinnovabili.
Sul fronte digitale, infine, si punta a realizzare reti ad altissima capacità e con un livello elevato di sicurezza, ponendo l’accento sul 5G, sull'aumento della resilienza e della capacità delle reti dorsali digitali, sulla digitalizzazione delle reti dei trasporti e dell'energia.
Le infrastrutture, di qualsiasi tipo, verranno supportate in varia misura da una serie di altri programmi e strumenti finanziari dell'UE per massimizzare la complementarità e il valore aggiunto degli investimenti infrastrutturali.
Un ruolo chiave sarà svolto da InvestEU, il cui primo settore di intervento è dedicato proprio alle infrastrutture sostenibili, con garanzie per 11,5 miliardi di euro per il finanziamento di progetti in energia rinnovabile, connettività digitale, trasporti, economia circolare, acqua, rifiuti e altre infrastrutture ambientali.
Per far fronte ai problemi strutturali di cui molte aree rurali risentono, gli investimenti nelle infrastrutture sono inclusi anche nella Politica agricola comune post 2020, che può contare su uno stanziamento di 365 miliardi di euro in prezzi correnti. La PAC, infatti, non rappresenta solo uno strumento di sostegno agli imprenditori agricoli, ma un supporto agli investimenti nelle infrastrutture relative allo sviluppo, all’ammodernamento o all’adeguamento ai cambiamenti climatici del settore. Concretamente, il supporto della PAC è orientato a infrastrutture per l’accesso ai terreni agricoli e forestali, per la ricomposizione e il riassetto fondiario, per le pratiche agroforestali e per l’approvvigionamento e il risparmio energetico ed idrico.
Gli investimenti infrastrutturali sono inoltre finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e dal Fondo di Coesione, che potranno contare rispettivamente su 226 miliardi e 46 miliardi.
Fra gli ambiti d’intervento del Fondo di Coesione figurano gli investimenti ambientali - riguardanti lo sviluppo sostenibile e l’energia - e quelli nella rete TEN-T. Lo stesso dicasi del FESR, il cui primo ambito d’intervento riguarda proprio gli investimenti in infrastrutture.
Allo stesso tempo il FESR sostiene la costruzione di ecosistemi della ricerca e dell’innovazione negli Stati membri in termini anche infrastrutturali, in sinergia con il programma UE dedicato alla ricerca e all’innovazione Horizon Europe, che dal 2021 potrà contare su 94,1 miliardi di euro.
Le infrastrutture di ricerca, vale a dire le strutture che forniscono risorse e servizi usati dalle comunità di ricerca per stimolare l’innovazione nei rispettivi settori, sono incluse nel primo dei tre pilastri che rappresentano l’ossatura di Horizon Europe: Scienza aperta, Sfide globali e competitività industriale e Innovazione aperta. E nell’ambito del primo pilastro, 2,4 miliardi saranno dedicati proprio a tali infrastrutture.
Connecting Europe Facility
Le infrastrutture restano, anche dopo il 2020, al centro del Meccanismo per collegare l'Europa, il programma dedicato ai settori dei trasporti, dell'energia e del digitale per accelerare gli investimenti pubblici e privati nelle reti e la decarbonizzazione e digitalizzazione dell'economia europea.
In linea con quanto accaduto per il CEF 2014-2020, il settore trasporti continuerà ad accaparrarsi la fetta maggiore della torta: se nel settennato in corso i trasporti hanno potuto contare su uno stanziamento di 26,2 miliardi, dal 2021 la cifra salirebbe a 30,6 miliardi di euro, oltre il 70% delle risorse complessivamente stanziate nell’ambito del CEF 2021-2027.
Nella proposta di regolamento redatta da Palazzo Berlaymont, questa cifra verrebbe suddivisa tra le azioni relative a reti efficienti e interconnesse (60%) e azioni relative a una mobilità intelligente, sostenibile, inclusiva e sicura (il restante 40%).
Più nello specifico, il budget verrebbe suddiviso tra cluster degli investimenti strategici europei (12,8 miliardi), cluster della difesa (una novità rispetto al programma attuale, cui andrebbero 6 miliardi e mezzo), cui si aggiungono 11,2 miliardi trasferiti dal Fondo di coesione.
Per quanto riguarda il settore energia, il programma continuerà a sostenere le principali infrastrutture di rete transeuropee, per consentire un'ulteriore integrazione del mercato interno dell'energia, aumentare l'interoperabilità delle reti attraverso le frontiere e i vari settori, facilitare la decarbonizzazione e garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico.
Nello specifico il CEF per il settore energia contribuisce al completamento dei corridoi prioritari e delle aree tematiche della TEN-E, allo scopo di assicurare il funzionamento del mercato interno dell'energia, che garantisce la sicurezza dell'approvvigionamento (tra l'altro tramite una configurazione più intelligente e la digitalizzazione delle infrastrutture) e contribuisce al perseguimento degli obiettivi in materia di clima e sviluppo sostenibile attraverso l'integrazione di fonti di energia rinnovabile.
Una nuova componente del programma servirà inoltre ad incentivare la collaborazione tra gli Stati membri nell'ambito dei progetti transfrontalieri di produzione di energia rinnovabile, per promuovere la diffusione strategica delle tecnologie "pronte per il mercato".
Nel settore della connettività digitale, infine, il programma si amplia per riflettere la trasformazione in corso nell’economia e nella società, ponendo l’accento sullo sviluppo di reti ad altissima capacità e di sistemi 5G, sull'aumento della resilienza e della capacità delle reti dorsali digitali sui territori dell'UE, sulla digitalizzazione delle reti dei trasporti e dell'energia.
Una delle caratteristiche fondamentali del Connecting Europe Facility a partire dal 2021 è l’intersettorialità tra gli ambiti dei trasporti, dell'energia e del digitale, per migliorare l'efficacia dell'azione dell'UE ed ottimizzare i costi di attuazione dei progetti.
Per raggiungere questo obiettivo, si prevede l'adozione di programmi di lavoro intersettoriali che consentano l'intervento in settori quali la mobilità connessa e automatizzata o i combustibili alternativi.
> CEF post 2020: fondi UE per energia, trasporti e digitale
InvestEU
Così come il Piano Juncker, anche il Fondo InvestEU nasce con l’intento di attirare investimenti privati a partire da una garanzia pubblica. E il nuovo fondo, che riunisce tutti gli strumenti finanziari sostenuti dal bilancio dell'Unione, promuoverà in particolare gli investimenti in innovazione, digitalizzazione ed infrastrutture sostenibili.
Le infrastrutture sono infatti al centro della prima finestra d’intervento del Fondo, che potrà contare su garanzie per 11,5 miliardi di euro per il finanziamento di progetti in energia rinnovabile, connettività digitale, trasporti, economia circolare, acqua, rifiuti e altre infrastrutture ambientali.
Il sostegno del Fondo si concentrerà soprattutto sugli investimenti nelle infrastrutture del settore dei trasporti, dell’energia - con particolare riguardo all’efficienza energetica e alle energie rinnovabili - dell’azione per l’ambiente e per il clima, così come delle infrastrutture marittime e digitali.
Per massimizzare l’impatto e il valore aggiunto del sostegno finanziario UE, Bruxelle intende promuovere una razionalizzazione del processo di investimento, che dia visibilità alla riserva di progetti e assicuri la coerenza tra i pertinenti programmi dell’Unione.
> Il futuro degli strumenti finanziari con il fondo InvestEU
Politica agricola comune
La PAC non rappresenta solo uno strumento di sostegno allo sviluppo rurale, ma supporta gli investimenti, produttivi e non produttivi, nell’azienda agricola e al di fuori della stessa.
Del resto, le aree rurali europee risentono spesso di problemi strutturali e infrastrutturali, dovute a scarsi investimenti nella connettività, nelle infrastrutture e nei servizi essenziali.
Gli investimenti supportati dal programma per rafforzare il tessuto socio-economico di queste aree possono riguardare, tra l’altro, le infrastrutture relative allo sviluppo, all’ammodernamento o all’adeguamento ai cambiamenti climatici di agricoltura e silvicoltura - quali l’accesso ai terreni agricoli e forestali, la ricomposizione fondiaria e il riassetto fondiario, le pratiche agroforestali e l’approvvigionamento e il risparmio energetico e idrico.
> La Proposta della Commissione per la PAC post 2020
FESR e Fondo di coesione
Gli investimenti infrastrutturali possono inoltre contare sul contributo del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e del Fondo di Coesione, che potranno contare rispettivamente su 226 miliardi e 46 miliardi.
Gli investimenti nel quadro del FESR contribuiscono alla sicurezza delle infrastrutture critiche, come i trasporti e l'energia e allo sviluppo di una rete globale di infrastrutture digitali ad alta velocità, alla promozione di una mobilità urbana multimodale, pulita e sostenibile. Non a caso, gli investimenti in infrastrutture figurano come primo ambito d’intervento del FESR.
Dal canto suo, il Fondo di coesione è stato istituito per contribuire a raggiungere l'obiettivo generale del rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale dell'Unione, fornendo contributi finanziari nei settori dell'ambiente e delle reti transeuropee di infrastrutture dei trasporti.
> Fondi europei post 2020: le novita' per FESR, FSE, FEAMP e Interreg
Horizon Europe
Decisive infine le infrastrutture di ricerca, che forniscono risorse e servizi usati dalle comunità di ricerca per stimolare l’innovazione nei rispettivi settori.
Quando si parla di infrastrutture di ricerca, si intendono anche le risorse umane associate, le attrezzature o serie di strumenti principali; le risorse basate sulla conoscenza quali collezioni, archivi o infrastrutture di dati scientifici; i sistemi di dati e calcolo, le reti di comunicazione e qualsiasi altra infrastruttura di natura unica e accessibile a utenti esterni, essenziale per raggiungere l’eccellenza nel settore della ricerca e dell’innovazione.
Tali infrastrutture possono essere utilizzate al di là dell’ambito della ricerca, ad esempio per scopi educativi o di servizio pubblico, e possono essere “ubicate in un unico sito”, “virtuali” o “distribuite”.
A garantire un sostegno adeguato a tale infrastrutture ci pensa Horizon Europe, il programma dedicato alla ricerca e all’innovazione dopo il 2020, attraverso il primo dei tre pilastri che rappresentano l’ossatura del programma, dedicato alla Scienza aperta. Nell’ambito di tale pilastro, 2,4 miliardi saranno appunto dedicati alle infrastrutture di ricerca.
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