Piano Sud 2030: le misure per rinnovabili ed economia circolare
Un “reddito energetico” rivolto alle famiglie per l’acquisto di impianti fotovoltaici, la sperimentazione di una tecnologia italiana per il riciclo completo dei prodotti per l’igiene della persona e il potenziamento del trasporto sostenibile. Sono alcune delle misure contenute nel Piano Sud 2030 per energia e ambiente.
> Cosa prevede il Piano Sud 2030?
Non basta individuare e destinare risorse per il Sud, senza una strategia chiara. Parte da questo assunto il Piano Sud 2030 presentato dal premier Giuseppe Conte assieme ai Ministri per il Sud e l’Istruzione Giuseppe Porvenzano e Lucia Azzolina.
Un piano ambizioso, che sarà realizzato con risorse nazionali ed europee che solo per il triennio 2020-2022 si attestano sui 21 miliardi di euro, e che prevede un nuovo metodo nell’impiego di tali risorse, una rigenerazione amministrativa.
> Piano Sud 2030, le giuste procedure per realizzarlo
“L’individuazione e la destinazione di maggiori risorse per investimenti al Sud rappresenterebbe un’operazione debole e inefficace se non fosse accompagnata dall’indicazione di una strategia chiara e riconoscibile per i cittadini. Le politiche della coesione, riorganizzate nella logica del Piano per il Sud, si prestano a un approccio mission-oriented perché individuano alcuni obiettivi specifici su cui mobilitare le politiche pubbliche”, si legge nella strategia.
Una queste missioni ha un nome evocativo, “Un Sud per la svolta ecologica”, e prevede una serie di misure per favorire le energie rinnovabili, sviluppare l’economia circolare e potenziare i trasporti.
Reddito energetico per le famiglie
Per favorire la diffusione delle energie rinnovabili, attraverso l’aumento della generazione distribuita e degli impianti di piccola taglia finalizzati all’autoconsumo, si prevede la creazione di un Fondo Nazionale Reddito Energetico per l’acquisto di impianti fotovoltaici.
Il Fondo rotativo è suddiviso in due sezioni: la prima riguarda i contributi in conto capitale per la concessione di incentivi diretti all’acquisto degli impianti fotovoltaici; la seconda fornisce garanzie a favore di finanziamenti bancari finalizzati all’acquisto degli impianti.
In base alle stime del Governo il risparmio in bolletta, particolarmente importante per ridurrre la povertà energetica delle fasce di popolazione meno abbienti del Mezzogiorno, si ottiene tramite l’autoconsumo di energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico.
In concreto, lo strumento attuativo è costituito dalla rimodulazione del Piano operativo Imprese e Competitività FSC 2014-2020, di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico.
Con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico saranno definite le modalità operative e precisati i requisiti dei beneficiari. E saranno indicate inoltre le modalità di coinvolgimento del Gestore dei Servizi Energetici nell’adattamento ed evoluzione del meccanismo di “Scambio sul Posto” (compensazione dell’energia elettrica prodotta e immessa in rete in un certo momento con quella prelevata e consumata in un momento differente da quello della produzione), per rialimentare il Fondo rotativo ovvero restituire la quota di finanziamento bancario nel caso di garanzia statale.
Sperimentazione di una tecnologia innovativa per l’economia circolare
La seconda linea d’azione prevede di realizzare una rete con tecnologia italiana per il riciclo completo dei prodotti per l’igiene della persona, attraverso una serie di passaggi:
- posizionamento in città pilota del Mezzogiorno di smart bin, dispositivi per la raccolta differenziata accessibili digitalmente e con alimentazione al 100% sostenibile;
- conferimento della raccolta a impianti di trattamento;
- immissione delle “materie prime seconde” sul mercato.
Il Ministero dell’Ambiente adotterà un atto di indirizzo sull’iniziativa, e le regioni saranno responsabili per le autorizzazioni relative agli impianti di trattamento dei rifiuti. I Comuni si occuperanno dell’organizzazione e affidamento del sistema di raccolta differenziata per i prodotti igienici.
Potenziamento del trasporto sostenibile
Migliorare il servizio di trasporto pubblico sostenibile nelle Regioni del Mezzogiorno - in particolare il trasporto ferroviario regionale e interregionale, il trasporto metropolitano e suburbano e i collegamenti con le aree interne - è indispensabile.
E occorre al contempo migliorare le condizioni di servizio dei pendolari, a partire dalla riduzione dei tempi di percorrenza, e ridurre la congestione del traffico.
Per centrare tali risultati il Governo prevede l’attivazione di una serie di interventi:
- Acquisto di nuovo materiale rotabile, elettrificazione di alcune linee con servizio fornito ancora da locomotori diesel, acquisto di nuovi vagoni per metropolitane e treni suburbani, miglioramento della condizione delle stazioni ferroviarie urbane; Accompagnamento delle regioni e Comuni del Sud con un’assistenza tecnica specifica per redigere i Piani urbani per la mobilità sostenibile (PUMS);
- Rinnovo del parco rotabile su gomma con nuovi autobus meno impattanti per l’ambiente, in particolare nelle aree interne.
Sarà il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ad allocare risorse nei confronti di Regioni, Comuni e Città metropolitane, che procederanno agli affidamenti - attraverso avvisi pubblici di manifestazione d’interesse e procedure negoziate - per attivare quanto previsto dalle linee di intervento.
Contratti di filiera e di distretto nel settore agroalimentare
Per aumentare la competitività e la sostenibilità delle imprese agricole e agroalimentari e rafforzare i rapporti tra produzione primaria e trasformazione nelle aree del Sud a forte vocazione agricola, il Governo prevede una serie di interventi:
- Investimenti materiali e immateriali nelle aziende agricole, connessi alla produzione agricola e alla trasformazione dei prodotti, nonché alla loro commercializzazione;
- Investimenti sulla trasformazione di prodotti agricoli in prodotti non agricoli;
- Progetti di ricerca e sviluppo nel settore agricolo.
Saranno stanziate nuove risorse ad hoc per l’incentivazione dei contratti di filiera e di distretto nel Mezzogiorno.
Gestione forestale sostenibile
L’obiettivo dell’ultima linea d’azione nell’ambito della mission “Un Sud per la svolta ecologica” non può che essere puramente ambientale: si tratta cioè di incrementare la sostenibilità della gestione forestale, per rispondere alle esigenze ambientali, economiche e sociali, in particolare nelle aree interne. Allo stesso tempo, il Governo intende prevenire il dissesto idrogeologico, attraverso l’opera di manutenzione del patrimonio forestale e stimolare le filiere dedicate al sistema “legno-energia”.
Per centrare tali obiettivi si intendono attivare alcune linee di intervento:
- Sostegno alle forme associative di gestione forestale diffuse sul territorio, rappresentate dai Consorzi forestali, le Università agrarie, le Cooperative o altre forme societarie tipiche delle realtà locali;
- Manutenzione straordinaria del territorio forestale e montano e opere di riassetto idrogeologico.
- Si prevede l’affiancamento finanziario, con risorse provenienti dalla riprogrammazione del FSC, della dotazione ordinaria dei Programmi di sviluppo rurale, per aumentare gli interventi nella gestione forestale sostenibile.
Il Just Transition Fund per Taranto?
Il capitolo ambientale del Piano Sud 2030 non poteva non dedicare particolare attenzione a Taranto, territorio in cui si sommano le principali emergenze del Mezzogiorno: quella produttiva, di cui la crisi ormai trentennale dell’ex Ilva e del suo indotto rappresenta solo la punta più evidente; quella ambientale, che impone di riparare i danni del passato e di ripensare, contemporaneamente, il modello produttivo, salvaguardando salute, occupazione e sviluppo; l’emergenza sociale e demografica, con una città che ha perso, dagli anni Settanta a oggi, quasi cinquantamila abitanti.
La priorità assoluta, si legge nel Piano, è costituita dalla soluzione definitiva della crisi dell’impianto siderurgico ex Ilva. In quest’ottica, occorre in primo luogo portare a compimento il dialogo già avviato con le istituzioni UE per poter utilizzare i fondi europei per la riconversione ambientale e industriale.
Il riferimento è principalmente al Just Transition Fund, il cui impiego, “da estendere anche all’ambito siderurgico, rappresenta un’occasione storica e probabilmente irripetibile”.
> Green Deal: all’Italia 364 milioni dal Just Transition Fund
Occorre, poi, riprendere il “discorso interrotto” del CIS Taranto, nell’ambito del quale sono già stati delineati i tratti fondamentali (urbanistici, culturali e produttivi) della Taranto del futuro: più di un miliardo di euro di interventi già finanziati e in larghissima parte ancora da realizzare nel Capoluogo e nel territorio provinciale, di cui circa 550 milioni di euro finanziati con il Fondo Sviluppo e Coesione.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sono rafforzati i poteri del responsabile unico del Contratto di Sviluppo, al fine di garantire, in raccordo con Invitalia, il necessario coordinamento con le istituzioni locali e centrali, e con gli operatori economici e sociali, impegnati nell’attuazione degli interventi.
Un valido supporto al “Cantiere Taranto”, sempre al fine di garantire il migliore coordinamento degli interventi, potrà essere fornito dal Commissario straordinario del Governo della neoistituita Zona Economica Speciale (ZES) Jonica e dal suo ufficio, la cui nomina è prevista nella Legge di Bilancio 2020.
Nell’ambito, poi, di un più ampio decreto-legge per Taranto, ulteriori risorse della coesione saranno utilizzate, tra l’altro, per i seguenti interventi:
il finanziamento con 55 milioni di FSC della Zona Franca Urbana di Taranto, finalizzata a garantire significativi incentivi fiscali ai professionisti e alle piccole e medie imprese, nuovi o già operanti nei quartieri di Taranto, che maggiormente subiscono gli effetti dell’attuale crisi economica e sociale del territorio;
nell’ambito delle ZES, il completamento delle cosiddette infrastrutture dell’“ultimo miglio”. Si tratta, cioè, di prevedere a livello normativo una sostanziale accelerazione (burocratica e finanziaria) degli interventi infrastrutturali in area ZES che siano stati attualmente realizzati in una percentuale intorno al 60%;
la realizzazione, sempre in area ZES, di infrastrutture “verdi” finalizzate al turismo ed alla mobilità “dolce” non motorizzata (greenways) su linee ferroviarie dismesse.
> Piano Sud 2030
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