Appalti: dl Sblocca cantieri, ecco cosa chiedono le Regioni
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha presentato al Governo un pacchetto di proposte da inserire nel decreto Sblocca-cantieri, recentemente annunciato dal premier Giuseppe Conte con l’obiettivo di far ripartire il settore delle opere.
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Le priorità in materia di sblocco delle opere sono state avanzate nel corso di un confronto a Palazzo Chigi fra Governo, Regioni, Province e Comuni, al quale ha partecipato il presidente della Conferenza Stefano Bonaccini. "Un decreto-legge che semplifichi e acceleri le procedure per sbloccare i cantieri è opportuno”, ha affermato al termine dell’incontro Bonaccini. "Come Regioni abbiamo avanzato proposte e altre ne faremo nei prossimi giorni, ma tutto ciò che va in questa direzione rappresenta un fatto positivo”.
Le Regioni hanno evidenziato innanzitutto “tre questioni fondamentali” da affrontare quanto prima. La prima proposta riguarda una serie di modifiche al Codice appalti (D.Lgs 50-2016) in vista di "un’accelerazione degli interventi, sia per quelli urgenti di protezione civile, sia per la realizzazione ordinaria delle opere", ha spiegato Bonaccini.
In secondo luogo, Regioni e Province autonome hanno proposto che, "sulla scorta del modello del decreto per Genova, siano previste deroghe per le assunzioni nelle strutture regionali dedicate alla realizzazione degli interventi per accelerare l’utilizzo di tutte le risorse previste".
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Infine, come terza questione, è stata sottolineata l’esigenza di dare attuazione all’Accordo del 1° dicembre 2018 in materia sanitaria, che prevede un programma pluriennale di investimenti per le ristrutturazioni edilizie e l’ammodernamento tecnologico delle strutture sanitarie da 28 miliardi di euro per il periodo 2021-2033. In particolare, ha detto Bonaccini, "occorre sbloccare rapidamente la delibera di riparto al Cipe".
Oltre alle tre questioni prioritarie, la Conferenza ha chiesto al Governo per quale motivo "determinate opere, che hanno già progetti definitivi o esecutivi approvati e finanziamenti certi stanziati, da tanti mesi sono bloccate e non ancora partite".
Se in questo Paese non ripartono i cantieri e non vengono realizzate le opere infrastrutturali necessarie, ha concluso Bonaccini, c’è il rischio che, nei mesi, la recessione tecnica diventi una recessione di fatto. Uno scenario che il Paese non si può permettere”.
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