Google Pay – Mountain View semplifica i sistemi di pagamento
Google Wallet e Android Pay si fondono sotto un unico marchio: Mountain View lancia (finalmente) Google Pay, un unico sistema per pagare e trasferire denaro.
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Parola d’ordine: semplificazione. Google ha ufficializzato la fusione, sotto un unico cappello, di Android Pay e Google Wallet. Si chiama Google Pay ed è già integrato in alcune piattaforme, come Airbnb.
“Sarà più facile utilizzare i dati di pagamento salvati nel proprio account Google, accelerando le operazioni in tutta tranquillità. Nelle prossime settimane, Google Pay sarà online, nello store e su tutti i prodotti Google”, spiega Pali Bhat, vicepresidente del Product Management Payments.
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Come funzionerà Google Pay
Il servizio consentirà di usare le informazioni per i pagamenti inserite nel proprio account in diversi contesti, dai trasferimenti di denaro ai pagamenti in mobilità, passando per i negozi online via Google Chrome e tramite app.
Potrà essere utilizzato anche per gli acquisti alle casse dei negozi, un po’ come avviene già con Apple Pay, e sarà gradualmente messo a disposizione nei diversi Paesi in cui sono attivi i sistemi per i pagamenti di Google.
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Alcune aziende hanno già attivato Google Pay, come Airbnb, Dice, HungryHouse e Instacart, e Big G fa capire che ulteriori novità arriveranno a breve. Nel frattempo, ha rilasciato le istruzioni per gli sviluppatori che volessero integrare il metodo di pagamento nelle proprie applicazioni.
Google Pay: un passo obbligato e forse tardivo
Sebbene il colosso di Mountain View abbia giocato d’anticipo nel settore dei pagamenti online, lanciando Google Wallet nel 2011, ciò non è bastato a contenere il diretto competitor, Apple Pay.
E così, mentre il sitema di pagamento di Cupertino si diffondeva a macchia d’olio, Google continuava a proporre due servizi di pagamento: da un lato Wallet, il “pay-method” che trasforma lo smartphone in un portafoglio e permette di fare acquisti attraverso i device Android, dall’altro Android Pay, presentato 4 anni dopo e considerato un semplice rebranding.
Photo credit: mjmonty