Bando periferie - solo 15 citta’ su 96 potrebbero finanziare progetti
Concedere agli Enti locali margini più ampi nell’uso degli avanzi di amministrazione non basta a “tappare il buco” causato dalla sospensione del bando periferie. E’ quanto sostiene una nota Anci-Ifel alla circolare MEF del 3 ottobre.
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La Ragioneria generale dello Stato fa un passo verso la completa “liberalizzazione” dell’uso degli avanzi di amministrazione, garantendo di fatto agli Enti locali margini più larghi per il loro utilizzo.
La circolare n. 25 del 3 ottobre 2018, infatti, permette agli Enti locali l'utilizzo dell'avanzo di amministrazione per investimenti previsti già per l'anno 2018.
Seppur non richiamata esplicitamente, la circolare fa riferimento alla creazione di un fondo a sostegno dell’utilizzo degli avanzi degli Enti locali istituito con il decreto Milleproroghe, a fronte del “differimento” al 2020 dell’efficacia dei 96 progetti compresi nella seconda tranche del bando periferie.
Il bando, lo ricordiamo, assegnava un massimo di 18 milioni di euro per le città capoluogo e di 40 milioni per le città metropolitane, considerando il cofinanziamento pubblico-privato come premialità.
I 2,1 miliardi di euro complessivamente stanziati servono a finanziare i 120 progetti approvati; ma il decreto Milleproroghe ha previsto il taglio di un miliardo di euro destinato a progetti già avviati in 96 dei 120 Comuni vincitori del bando, per dirottarli su altri interventi.
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Ma la coperta è ancora troppo corta, sottolinea la nota di lettura Anci-Ifel alla circolare. La sospensione del bando, infatti, non trova alcuna soluzione strutturale con i maggiori margini offerti agli Enti locali nell’utilizzo dei propri avanzi.
“La sostituzione di fondi già assegnati con fondi propri utilizzabili più ampiamente”, si legge nella nota, “costituisce comunque una sottrazione di risorse e necessita di operazioni non banali sulla gestione finanziaria degli interventi, ma soprattutto per l’ampia difformità della distribuzione degli avanzi tra gli enti beneficiari”.
Le stime fornite dall’Ifel parlano chiaro: solo 15 capoluoghi sarebbero in grado di finanziare integralmente i progetti con avanzi liberi. Al contrario, circa 40 non dispongono di avanzi e i restanti 41 possono in teoria far fronte solo parzialmente agli oneri previsti dai progetti.
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“È quindi quanto mai necessario che il Governo dia seguito all’impegno assunto qualche settimana fa per un intervento di chiarificazione, anche normativa, che confermi gli impegni presi con le convenzioni a suo tempo sottoscritte e permetta a tutti i beneficiari del bando periferie di proseguire nell’attuazione degli interventi previsti”, conclude la nota.