Bando periferie - ANCI interrompe rapporti con il Governo
Sì, no, non ancora. Il tira e molla sui fondi per il bando periferie inasprisce i rapporti tra Enti locali e Governo e spinge l’ANCI ad interrompere le relazioni istituzionali con Palazzo Chigi. Che parla di “falso problema”.
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La delegazione dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani (ANCI), composta dal presidente Antonio Decaro (PD) e dai vicepresidenti Filippo Nogarin (M5S) e Roberto Pella (FI), ha abbandonato i lavori della Conferenza unificata dopo lo stop dei lavori sul bando periferie, già oggetto di scontro tra Enti locali e Governo a seguito del blocco delle risorse stabilito dal Milleproroghe.
Il tira e molla sul bando periferie
La Manovra 2016 ha stanziato i primi 500 milioni di euro per il bando dedicato al recupero delle aree degradate del nostro Paese. Risorse incrementate dalla Manovra dell’anno seguente di 1,6 miliardi provenienti dal Fondo Investimenti e dal Fondo sviluppo e coesione.
Il Bando assegnava un massimo di 18 milioni di euro per le città capoluogo e di 40 milioni per le città metropolitane, considerando il cofinanziamento pubblico-privato come premialità.
I 2,1 miliardi di euro complessivamente stanziati servono a finanziare i 120 progetti approvati; ma il decreto Milleproroghe ha previsto il taglio di un miliardo di euro destinato a progetti già avviati in 96 dei 120 Comuni vincitori del bando, per destinarlo ad altri interventi.
A placare l’ira degli Enti locali dopo l’ok al Milleproroghe aveva pensato il premier Giuseppe Conte, che si era impegnato a risolvere al più presto il problema con l’emanazione di un decreto ad hoc.
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All’ordine del giorno della Conferenza unificata del 20 settembre era stata inserita appunto l’intesa per fissare le procedure di riallocazione dei fondi. Ma il Governo l’ha tolta parlando di problemi di natura tecnica, scatenando così l’ira dell’ANCI.
La protesta di ANCI
“Non abbiamo trovato riscontro all’impegno che aveva preso con noi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul bando periferie nell’incontro dell’11 settembre. Siamo costretti a interrompere le relazioni istituzionali, nostro malgrado”, dichiara Decaro.
Sospensione che riguarderà la partecipazione alla Conferenza unificata e alla Conferenza Stato-Città, vale a dire le sedi di concertazione istituzionale tra governo ed enti territoriali dalle quali passano tutti i provvedimenti dell’esecutivo, per l’acquisizione dei necessari pareri.
“Torneremo a quei tavoli solo quando il percorso per restituire ai sindaci il miliardo e seicento milioni sottratti, si vorrà avviare davvero”, spiega Decaro.
Governo: falso problema
“Tecnicamente oggi non si poteva fare niente, capisco la questione politica e la necessità del PD di prendere una posizione. La volontà e l'impegno di trovare una soluzione nei termini di legge e di procedura c'è sempre. E' un falso problema”, risponde il viceministro dell'Economia Massimo Garavaglia commentando la protesta di ANCI.
“L'intesa chiesta da ANCI sul Dpcm del maggio 2017, il 'bando periferie' emanato da una legge del precedente Governo e dichiarata incostituzionale, non può essere trattata dalla Conferenza Unificata ma necessita di un nuovo provvedimento che sarà emanato appena entrerà in vigore la legge di conversione del Milleproroghe appena approvata da Palazzo Madama”, dichiara la ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie Erika Stefani.
E aggiunge: "La volontà di trovare una soluzione con ANCI è stata massima tanto da inserire nell'ordine del giorno della Conferenza la discussione del punto come richiesto dall'associazione dei Comuni. Purtroppo ogni discussione è stata impossibile perché il presidente Antonio Decaro ha abbandonato il tavolo impedendo per altro la discussione sugli altri punti all'ordine del giorno della Conferenza".
Pronta la replica di Decaro: “Al viceministro Garavaglia che ipotizza interessi di parte e alla ministra Stefani che ci accusa di aver abbandonato il tavolo ricordo che l’ANCI rappresenta tutti i sindaci, a prescindere dalla provenienza geografica o dall’estrazione politica, come dimostra anche la composizione della delegazione al momento della rottura delle relazioni, e che la nostra disponibilità, con l’unico scopo di risolvere il problema, è stata massima dal primo momento. Circostanza che è stata sotto gli occhi di tutti”.