Libero scambio: guida ai benefici per le imprese UE
Da un report della Commissione europea emerge che gli accordi commerciali siglati finora con circa 70 partner internazionali si dimostrano efficaci nell'eliminazione delle barriere agli scambi e nella promozione di elevati standard di tutela del lavoro e dello sviluppo sostenibile.
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La Commissione europea ha pubblicato il secondo rapporto annuale sullo stato di attuazione degli accordi commerciali UE. Secondo lo studio, le intese siglate da Bruxelles con circa 70 partner in tutto il mondo si stanno dimostrando efficaci nel promuovere gli scambi ed eliminare gli ostacoli al commercio internazionale.
Per fare alcuni esempi, nel 2017 le esportazioni europee sono cresciute:
- del 12% verso la Corea del Sud,
- di oltre il 10% verso la Colombia,
- del 7% in Canada (nei nove mesi successivi all'entrata in vigore del CETA).
Dallo studio emerge, poi, che i produttori agroalimentari europei sono tra i principali beneficiari della caduta dei dazi doganali, come dimostrano i netti aumenti delle vendite extra-UE dei prodotti del comparto agricolo, in particolare in Ecuador (+ 34%), Cile (+ 29%), Serbia (+ 23%), Turchia e Costa Rica (+ 14%).
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Sul fronte degli ostacoli normativi, gli accordi commerciali siglati nel 2017 dall'UE hanno consentito ai prodotti sanitari made in EU di accedere al mercato messicano e ad alcuni prodotti agroalimentari di accedere ai mercati di Cile e Perù. Inoltre, le intese hanno garantito alle imprese europee la possibilità di partecipare a gare pubbliche in Georgia, Moldavia e Ucraina.
Per quanto riguarda la promozione degli standard UE e lo sviluppo sostenibile, la presenza di specifiche disposizioni negli accordi commerciali ha permesso la ratifica, da parte di partner dell'UE come il Canada e il Messico, delle convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro volte a garantire una maggiore protezione e tutela dei lavoratori.
Nonostante tali sviluppi positivi, avverte però Bruxelles, le opportunità e i benefici degli accordi di libero scambio non sono ancora pienamente sfruttati dalle imprese europee.
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