Rapporto Cerved PMI 2015 - fatturato torna a crescere
Segnali di ripresa per le PMI italiane. Secondo il rapporto Cerved, oltre alla natalità, nel 2014 è aumentato anche il fatturato
Il Rapporto Cerved si concentra sulle società di capitale non finanziarie che soddisfano i requisiti di dipendenti, fatturato e attivo definiti dalla Commissione per individuare la categoria PMI. Requisiti che, si legge nel rapporto, si riscontrano in 137.046 società, di cui 113.387 sono piccole imprese e 23.659 sono aziende di medie dimensioni.
Complessivamente, parliamo del 22% delle imprese che hanno depositato un bilancio valido, per un volume di affari di 838 miliardi di euro, un valore aggiunto di 189 miliardi di euro (pari al 12% del Pil) e una forza lavoro impiegata pari a 3,9 milioni di addetti.
Srl semplificata traina aumento imprese
Nel 2014 si è assistito a un aumento dell'11,9% rispetto al 2013 del numero di nuove società di capitale. Complice il successo della forma giuridica della Srl semplificata, scelta da un terzo delle nuove imprese, pari a 27 mila unità, il 64,6% in più dell’anno precedente.
A mostrare i progressi più significativi è il settore dell'industria, che nel primo semestre del 2015 ha registrato un aumento della natalità del 13%.
In calo, invece, le procedure concorsuali e le liquidazioni volontarie tra le PMI sia nel 2014 (-10,8%) che nel 2015 (-12,2%), con il settore delle costruzioni ancora in difficoltà e l'industria che si muove verso valori pre-crisi.
Segnali di ripresa
Nel 2014 le PMI italiane hanno ricominciato a crescere, per quanto timidamente e in ritardo rispetto alle controparti internazionali. In termini di fatturato il rapporto registra una crescita dell'1,5% per le PMI, che sale al 3,1% nel caso dell’industria.
La produttività risulta in miglioramento, da 48 mila a quasi 51 mila euro per addetto, anche se il processo si deve in buona parte a una dinamica occupazionale ancora negativa, con un taglio del numero di dipendenti del 3,8% tra le imprese di piccole dimensioni.
A differenza delle grandi imprese, le PMI italiane hanno sperimentato nel 2014 anche un aumento della redditività complessiva di 1,2 punti percentuali su base annua, dovuto, oltre che all’aumento della produttività del lavoro, anche al minore peso degli ammortamenti e degli accantonamenti sul conto economico delle PMI. Il contributo negativo principale, si legge nel rapporto, viene invece dal costo del lavoro unitario, che continua crescere.
A completare il quadro vi è il dato sul peso dei debiti finanziari in rapporto al capitale netto, che nel 2014 è sceso al di sotto del 100% per tutte le classi dimensionali, con le PMI che hanno registrato un rapporto pari all’87,7%, contro il 96,4% delle grandi imprese.
Mancati pagamenti in calo
A confermare il quadro di lieve ripresa c'è anche il calo, tra 2014 e 2015, del numero e del valore dei mancati pagamenti delle PMI.
Sulla base dei dati di Payline, un database proprietario alimentato da oltre 1.400 imprese contributrici, il rapporto Cerved quantifica in 1,9 milioni il totale delle fatture in scadenza nel trimestre o arretrate che le PMI monitorate dovevano saldare a giugno 2015, per un controvalore di quasi 5,2 miliardi di euro. L'importo non pagato, prosegue il rapporto, si attesta a 996 milioni, pari al 19,2% del totale, la percentuale più bassa dal 2012.
Dai dati di Payline si evince anche una diminuzione dei ritardi delle piccole e medie imprese, passati a 13,5 giorni nel secondo trimestre 2015, 1,6 in meno dello stesso periodo del 2014 e valore minimo negli ultimi tre anni. Le performance migliori riguardano i settori costruzioni, industria e servizi, mentre il quadro risulta più variegato nel caso dell’agricoltura e delle utility.
Evoluzione del rischio e dei NPL
Se tutte le fasce dimensionali e tutti i comparti hanno sperimentato, tra il 2013 e il 2014, una riduzione dell'area di rischio e un aumento dell'area della solvibilità, la tendenza risulta più marcata per le medie imprese, in cui l'area di rischio è scesa di quasi due punti percentuali e quella della solvibilità è cresciuta di oltre quattro punti percentuali.
Sul fronte dei crediti deteriorati, o NPL, i dati della Banca d'Italia mostrano che le sofferenze lorde sono passate da circa 40 a 197 miliardi di euro, crescendo dal 2,3% del totale dei prestiti rilevato all'inizio della crisi al 10% registrato nel luglio 2015.
Per accelerare l'uscita delle sofferenze dai bilanci bancari, osserva il rapporto Cerved, “è necessario attivare il mercato dei NPL, che in Italia ha finora avuto una dimensione limitata, a causa dell'ampia forbice di prezzo esistente tra chi vende i crediti deteriorati, le banche, e i potenziali compratori, principalmente Fondi di investimento specializzati in NPL”.
Per fare ciò, però, secondo lo studio, il pacchetto di norme sulla giustizia non è sufficiente: è necessario coinvolgere nel mercato investitori istituzionali con un orizzonte di medio-lungo periodo, innalzare i tassi di recupero attesi da chi compra i NPL e “ampliare i segmenti di mercato in cui la forbice di prezzo tra chi compra e chi vende è ridotta o annullata”.
“In questa cornice - conclude il rapporto - l’ipotesi di una bad bank che contribuisca ad accrescere la liquidità e fornisca forme di garanzia agli investitori istutuzionali potrebbe contribuire in modo determinante alla crescita del mercato dei NPL”.
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Rapporto Cerved PMI 2015
Author: MyTudut / photo on flickr
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