Impresa 4.0: cosa aspettarsi dal 2019. Intervista a Calabrò (MISE)
Dalle modifiche al bonus ricerca e sviluppo al credito di imposta per la formazione 4.0, dal nuovo iper ammortamento ai voucher per i manager dell’innovazione. Le novità della legge di Bilancio 2019, in un'intervista a Marco Calabrò, dirigente presso la Direzione Generale per la politica industriale, la competitività e le PMI del MISE.
Sebbene sia ancora presto per parlare di cifre, in base alle prime indagini del Ministero dello Sviluppo economico si può dire che il Piano Impresa 4.0 abbia contribuito a rilanciare gli investimenti delle imprese.
In attesa del seminario online del 25 febbraio Marco Calabrò, Direzione Generale per la Politica Industriale, la Competitività e le PMI del MISE, illustra i tratti salienti del Piano Impresa 4.0 nella Legge di Bilancio 2019.
Il super ammortamento è stato molto gradito, cosa risponde a chi critica la scelta di eliminarlo?
Il super ammortamento è stato introdotto come misura una tantum dalla legge di stabilità 2016, indispensabile per dare uno shock agli investimenti privati in beni strumentali. Inizialmente previsto per un periodo di circa un anno – dal 15 ottobre 2015 al 31 dicembre 2016 – è stato prorogato due volte, estendendone la validità fino agli investimenti effettuati entro il 2019 e, a determinate condizioni, fino al 31 dicembre 2020. Già lo scorso anno, con la riduzione dell’aliquota di maggiorazione dal 40 al 30%, si era avviato il processo del phase out in previsione di un’eliminazione del beneficio fiscale nel 2019. La scelta del Governo, peraltro, è stata accompagnata dall’introduzione della cosiddetta mini Ires: una riduzione di 9 punti percentuali dell’imposta sui redditi per tutte le imprese che investono in macchinari e che incrementano l’occupazione. Contrariamente al super ammortamento, si tratta di una misura strutturale che non necessita di rinnovi annuali e consente quindi un’adeguata programmazione degli investimenti.
Quali aspettative ha il MISE circa l’accoglienza del nuovo iper ammortamento?
L’iper ammortamento ha contribuito a imprimere una decisa accelerazione alla dinamica degli investimenti privati nell’ultimo biennio. Tuttavia, si è ritenuto opportuno modificarlo per correggerne alcuni squilibri: ne hanno beneficiato soprattutto le grandi e medie imprese, mentre è necessario che i percorsi di innovazione e di trasformazione in chiave 4.0 coinvolgano una platea quanto più ampia possibile. Il potenziamento dell’agevolazione per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro supporterà le strategie di innovazione delle micro e piccole imprese che, al terzo anno di vigenza della misura, nel frattempo hanno acquisito le necessarie competenze tecniche per un corretto ed efficace utilizzo.
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La rimodulazione del bonus ricerca sembra penalizzare le PMI che ricorrono al lavoro autonomo per innovare, qual è il motivo di questa scelta?
Proverei a ribaltare il ragionamento: la rimodulazione delle aliquote prevista dalla legge di bilancio 2019 privilegia il lavoro subordinato. Le PMI che decidono di innovare e di avvalersi di uno o più ricercatori possono contare su un supporto pubblico che copre la metà dei costi del personale. Adesso diventa più conveniente organizzare la ricerca in modo strutturato all’interno dell’azienda, con una maggiore prospettiva di stabilità e continuità. Inoltre, se occorrono competenze specialistiche, è opportuno che queste siano di livello elevato e siano garantite da strutture vocate all’attività di ricerca: è questo il motivo della diversificazione delle aliquote per la ricerca extra-muros, con un beneficio più elevato per università, centri di ricerca, startup e PMI innovative.
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Quando saranno disponibili statistiche ufficiali sull’uso di questi incentivi e avete già una stima della loro efficacia?
Prima dell’estate sarà disponibile un’analisi basata sulle dichiarazioni dei redditi del 2017 che consentirà di effettuare una puntuale valutazione del Piano. Fino a quella data il monitoraggio delle misure può basarsi solo su indicatori di proxy o su analisi di natura campionaria. Il MiSE, insieme al MET, lo scorso anno ha condotto un’indagine su un campione costituito da circa 23.700 imprese rappresentativo della popolazione dell’industria in senso stretto e dei servizi alla produzione, di tutte le classi dimensionali (incluse quelle con meno di 10 addetti) e di tutte le regioni italiane. Le imprese che hanno avviato una trasformazione 4.0 o che erano in procinto di farlo sono poco più del 12% del totale. Il ruolo delle politiche pubbliche sembra essere stato incisivo, accompagnando in maniera diffusa gli sforzi di rinnovamento attuati dalle imprese: oltre la metà delle imprese innovatrici ha utilizzato almeno una misura di sostegno pubblico ed è elevata anche la propensione al cumulo degli incentivi previsti dal Piano.
Quali incentivi automatici possono davvero stimolare investimenti addizionali nelle aziende di grandi dimensioni?
Il Piano Impresa 4.0 ha contribuito a rilanciare gli investimenti delle grandi imprese. Dal nostro osservatorio ministeriale siamo rimasti addirittura stupiti dell’interesse di alcune grandi imprese nei confronti di incentivi quali il credito d’imposta per la formazione 4.0 che prevede un beneficio massimo di 300 mila euro per azienda. Se l’incentivo automatico è ben costruito può essere efficace indipendentemente dalla dimensione delle imprese. Semmai occorre riflettere sull’orizzonte temporale ottimale degli incentivi automatici: per ovvi motivi, infatti, le grandi imprese sono le più ricettive nell’utilizzarli e rischiano così di esaurire prematuramente gli effetti benefici di uno shock esogeno introdotto per stimolare specifici investimenti.
L’applicazione e l’interpretazione delle norme su iper ammortamento e credito d’imposta R&S potrebbe creare un notevole contenzioso con l’Agenzia delle Entrate nei prossimi anni?
Il rischio di un utilizzo improprio, soprattutto del credito d’imposta R&S, è elevato. Il nostro osservatorio ministeriale – basato sulle quasi 3.000 richieste di parere tecnico ricevute e sulla collaborazione con Agenzia delle Entrate sia in fase di interpello preventivo che di accertamento – ci ha permesso di individuare alcune fattispecie più a rischio che abbiamo provato a limitare attraverso la pubblicazione di chiarimenti in forma di FAQ e circolari interpretative. Con la medesima finalità, la legge di bilancio ha meglio chiarito gli obblighi documentali necessari ai fini del riconoscimento dell’agevolazione e ha dettato i principi da seguire per redigere correttamente la relazione tecnica che illustri l’attività di ricerca e sviluppo. Con l’esplicito richiamo al Manuale di Frascati, inoltre, si sono chiariti i requisiti sostanziali per rientrare nelle categorie ammissibili.
Le risorse stanziate per il voucher per i manager dell’innovazione saranno sufficienti a soddisfare le richieste?
La misura è stata introdotta per la prima volta quest’anno e necessita, per essere operativa, di un decreto attuativo da pubblicare entro fine marzo. Il Governo ha inteso favorire i percorsi di trasformazione digitale delle nostre PMI attraverso l’inserimento di risorse manageriali esperte in innovazione tecnologica, così da stimolare la ricerca di soluzioni legate alle cosiddette tecnologie 4.0. La dotazione finanziaria complessiva ammonta a 75 milioni di euro e a oggi, sebbene in queste settimane stia aumentando l’interesse di imprese e associazioni, non è possibile fare previsioni sul numero dei beneficiari. Una domanda numerosa rappresenterebbe comunque un segnale confortante per il nostro tessuto produttivo e un elemento di cui tener conto per la definizione del nuovo Piano 4.0.
Piano Impresa 4.0 e recessione tecnica, fiducia e aspettative degli imprenditori, cosa può succedere nel 2019 agli investimenti privati?
Il ciclo economico internazionale è in rallentamento e le conseguenze sulla nostra economia sono inevitabili. Preoccupa soprattutto la decelerazione tedesca: basti pensare che si tratta del nostro principale partner e che oltre il 12% delle esportazioni italiane ha come destinazione la Germania. Il clima di fiducia delle imprese, dopo aver raggiunto il recente massimo storico a fine 2017, è progressivamente peggiorato mostrando peraltro una divaricazione tra dinamica percepita e dinamica reale dell’economia. Lo stesso Piano ha contribuito a incoraggiare nell’ultimo biennio strategie di anticipazione degli investimenti per poter fruire di sostegni pubblici generosi ma di durata annuale. Anche per questo motivo occorreva coinvolgere nel paradigma 4.0 una fetta più ampia del tessuto produttivo nazionale, orientando maggiormente le misure in favore delle micro e piccole imprese.
Che futuro c’è dopo il 2020 per gli incentivi automatici?
Nel 2019 il Piano è giunto alla terza edizione, un periodo di tempo sufficiente per effettuare un esercizio di valutazione delle misure e comprendere se e come apportare modifiche. Ulteriori riflessioni sono ancora premature e andranno affrontate tra qualche mese in previsione della prossima legge di bilancio.
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