Decreto Crescita – il giudizio degli stakeholder
Le imprese guardano con favore alle misure contenute nel decreto Crescita, anche se non mancano richieste di modifica. Alcuni dubbi per le amministrazioni regionali, che chiedono un passaggio in Conferenza Stato-Regioni.
> Non solo super ammortamento: gli incentivi nel decreto crescita
A raccogliere i giudizi sul decreto-legge n. 34-2019, entrato in vigore il 1° maggio, sono le commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera, che stanno conducendo un ciclo di audizioni in vista della conversione in legge del provvedimento.
Confindustria
Decreto promosso per il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, secondo cui, anche se le risorse stanziate non sono tante, il provvedimento contiene misure e correzioni che avranno un effetto positivo, a patto che i decreti attuativi garantiscano l'efficacia del progetto.
Sul fronte della leva fiscale, giudizio positivo sulla reintroduzione del super ammortamento, sull'aumento della deducibilità Imu sugli immobili privati, la modalità alternativa al ruling per il Patent box e la correzione della mini Ires, che era di difficile applicazione e meno incisiva rispetto alle aspettative.
Quanto al capitolo degli investimenti privati, Viale dell'Astronomia guarda con favore agli incentivi per la trasformazione digitale dei processi produttivi, al sostegno ai progetti di R&S nell'ambito dell'economia circolare e al potenziamento delle misure antisismiche, cui dovrebbe però aggiungersi anche il potenziamento degli interventi per la formazione in ottica Impresa 4.0.
Bene anche gli interventi sulla finanza d'impresa, dal momento che il credito sta rallentando e il rischio di peggioramento è concreto.
Positivo il rafforzamento del Fondo di garanzia per le PMI, per cui si prevede la creazione di una sezione specifica dedicata alle garanzie a copertura di una quota delle prime perdite su portafogli di finanziamenti di importo massimo garantito di 5 milioni di durata ultradecennale e fino a 30 anni, erogati dalle banche alle imprese fino a 499 addetti e finalizzati per una quota prevalente a investimenti in beni materiali. Secondo Confindustria, tuttavia, la misura dovrebbe essere applicata anche ai finanziamenti di durata ultraquinquennale e l'aumento dell'importo massimo garantito per le MidCap non dovrebbe essere limitato ai soli portafogli di finanziamenti, perché la gran parte banche non sono attrezzate per operare su portafogli, ma agiscono su singole operazioni.
Quanto all'intervento sui PIR, secondo gli industriali la finalità è positiva, ma sono necessarie alcune correzioni, in particolare per favorire l'afflusso delle risorse raccolte anche verso imprese e startup non quotate.
Nel testo mancano poi il tema del credito di imposta per attività di ricerca e sviluppo, per cui si ipotizzava la stabilizzazione, e la proroga del credito di imposta per gli investimenti al Sud oltre il 31 dicembre 2019. L'Associazione degli industriali chiede anche nuovi interventi sul piano ambientale, in particolare sul fronte della promozione del riciclo dei rifiuti e dell'attuazione delle norme sull'economia circolare in ambiti non ancora considerati, come ad esempio i micro cantieri, rendendo riutilizzabili i materiali scavati.
Il decreto Crescita potrebbe poi essere l'occasione per intervenire su due lacune nella riforma del diritto fallimentare: la prima è l'introduzione dell'obbligo di nominare un revisore all'interno delle Srl con più di dieci dipendenti, per cui andrebbero rimodulate la soglia di obbligatorietà e la tempistica; la seconda riguarda gli obblighi di segnalazione diretti ad anticipare l'emersione delle crisi. Secondo Confindustria servono misure per evitare che la segnalazione determini una riclassificazione dei debiti come non performing, con conseguenze in termini di accesso al credito e il rischio di un circolo vizioso che andrebbe ad accentuare una crisi che si potrebbe affrontare in maniera differente.
Infine sul tema dell'internazionalizzazione, oltre al credito d'imposta per le fiere all'estero, sarebbe opportuno incoraggiare la partecipazione delle imprese italiane a importanti manifestazioni che si svolgono in Italia con la presenza di imprese estere e dare continuità al piano straordinario per il made in Italy rendendolo stabile.
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Rete Imprese Italia
Più variegata la posizione di Rete Imprese Italia, che guarda con favore ad alcuni provvedimenti, ma boccia diverse delle misure contenute nel decreto Crescita e sollecita ulteriori interventi.
Pollice su quindi per il recupero del super ammortamento, con la richiesta di ammettere anche gli investimenti del 2018 e del 2019 per evitare un gap del sostegno fino al decreto attuativo, l'innalzamento della deducibilità dell'Imu, la semplificazione del Patent box e l'estensione del sismabonus, mentre la possibilità per i contribuenti che effettuano interventi di efficienza energetica e sicurezza sismica di ricevere l'intera agevolazione sotto forma di sconto dal fornitore finirebbe per danneggiare le imprese di minori dimensioni che non possono anticipare grandi risorse e poi attendere di recuperarle mediante credito di imposta.
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Giudizio positivo anche sul rifinanziamento del Fondo di garanzia per la prima casa, sulla Nuova Sabatini e il sostegno alla capitalizzazione, e sulle agevolazioni per progetti di ricerca e sviluppo in ambito economia circolare, anche se le norme rischiano di essere concepite in forma macchinosa e andrebbe rivista l'esclusione del settore dei servizi.
Da rifinanziare i voucher per la digitalizzazione, questa volta con risorse adeguate a garantire alle imprese importi sufficienti, così come fondi più consistenti sarebbero necessari, secondo Rete Imprese Italia, per il credito di imposta per la partecipazione a fiere internazionali.
Tra le misure che potrebbero rientrare nel provvedimento anche l'addio a split payment e reverse charge, che sottraggono risorse alla finanza di impresa e che erano dirette a contrastare l'evasione Iva, ragion d'essere venuta meno con l'entrata in vigore dell'obbligo di fatturazione elettronica.
Parere contrario dell'associazione all'aumento delle soglie del Fondo di garanzia PMI. Lo strumento nasce per sostenere i soggetti di piccole dimensioni che hanno difficoltà di accesso al credito bancario e per Rete Imprese Italia la modifica introdotta dal decreto Crescita finirebbe per concentrare l’utilizzo del Fondo, e il rischio finanziario collegato, su operazioni di grande importo e su imprese di dimensioni tali da poter avere accesso diretto al mercato del credito.
Divisioni interne, invece, sulla soppressione della lettera r della Bassanini, che permette alle Regioni di far transitare le domande per la concessione della garanzia sugli affidamenti bancari al Fondo centrale di garanzia per le PMI in esclusiva dai confidi. Un vincolo, al momento applicato pienamente in Toscana e parzialmente, fino a determinati importi, in Abruzzo, Marche e Friuli Venezia Giulia, che il decreto Crescita propone di eliminare, per rendere il mercato più concorrenziale e le imprese libere di scegliere.
Mentre Casartigiani, CNA, Confartigianato e Confcommercio ritengono la norma ancora necessaria per tutelare le imprese dai fallimenti del credito, è emerso in audizione, per Confesercenti la lettera r crea un effetto distorsivo sul mercato, senza produrre risultati che ne giustichino il mantenimento.
Assoconfidi
Sul tema è intervenuta in audizione anche Assoconfidi, cui aderiscono le sette federazioni rappresentative del sistema dei confidi italiani (Fedart Fidi, Federascomfidi, Federconfidi, Federfidi, Fincredit Confapi, Asscooperfidi, Creditagri Coldiretti).
Le difficoltà di accesso ai finanziamenti riguardano il 98% delle aziende italiane, che negli ultimi anni hanno subito un'erosione di 50 miliardi di credito per quanto riguarda il livello delle micro e piccole-medie imprese e sperimentano un andamento ancora negativo, ha ricordato il presidente Gianmarco Dotta.
Da qui l'appello a definire azioni di politica industriale dirette a sostenere l'accesso al credito valorizzando il potenziale dei confidi, ma anche la preoccupazione per l'abolizione della lettera r, che, ha sottolineato Dotta, è strutturata per intervenire proprio a favore delle imprese più piccole.
Secondo Assoconfidi la controgaranzia permette di aiutare le PMI a superare le difficoltà che incontrano sul mercato del credito, sia di ordine quantitativo che qualitativo, e l'abolizione della lettera r rappresenterebbe una forte limitazione dell’autonomia delle Regioni nel definire misure adeguate alle esigenze dei loro territori.
In più, ha sottolineato Dotta, sarebbe una mossa prematura rispetto alla recente entrata in vigore della riforma del Fondo di garanzia, di cui andrebbero valutati prima compiutamente gli effetti, in particolare le operazioni a rischio tripartito. Inoltre, la soppressione della lettera r dovrebbe eventualmente accompagnarsi a meccanismi che garantiscano l’autonomia degli enti locali di utilizzare nella politica regionale strumenti di sostegno complementari a quello nazionale a favore delle imprese del proprio territorio.
Rete professioni tecniche
Condivisione sulle linee generali del provvedimento, in particolare per quanto riguarda il mondo dell'edilizia e delle opere pubbliche, anche se ci sono aspetti da inquadrare in una logica più organica e strutturata, è il giudizio di Armando Zambrano, coordinatore di Rete professioni tecniche, che comprende attualmente nove Ordini e Collegi nazionali.
Tra i punti da rivedere l'intervento a pioggia per l'adeguamento delle scuole e il loro miglioramento energetico, con importi concessi in base al numero di abitanti, che finisce per ridurre lo stanziamento pur consistente di 500 milioni a poche risorse per ciascun progetto. Secondo Zambrano, sarebbe preferibile intervenire in base alle tipologie di opere, privilegiando quelle di maggior impatto.
Bene anche il rilancio del super ammortamento, a condizione di ammettere gli investimenti dei professionisti nei beni immateriali, che per la categoria sono anche più importanti di quelli materiali, basti pensare agli sforzi per l'utilizzo del BIM, il Building Information Modeling.
Attenzione al regime forfettario: secondo la Rete la soglia di 65mila euro sta penalizzando gli studi associati che contano più colleghi e che superando l'importo non possono applicare la flat tax. In questo modo i professionisti sono spinti a chiudere società ed associazioni per poter usufruire del regime fiscale agevolato.
Quanto agli incentivi alle imprese che intervengono nella demolizione e ricostruzione di fabbricati, per Zambrano sarebbe opportuno estendere la norma anche ai casi di acquisto ai fini di una ristrutturazione edilizia significativa, diretta anche alla messa in sicurezza e all'adeguamento delle norme in materia di efficienza energetica.
Tra le proposte per migliorare il sismabonus, invece, quella di ammettere al credito d'imposta anche le spese propedeutiche ai lavori, quindi finanziare gli interventi di verifica dei fabbricati e di progettazione delle opere, che spesso scoraggiano proprietari e condomini in quanto interamente a loro carico.
Alleanza delle cooperative italiane
Il recupero del super ammortamento incassa il giudizio positivo del responsabile delle Politiche legislative e fiscali dell'Alleanza delle cooperative italiane, Mauro Iengo, che guarda con favore anche la riscrittura della mini Ires. Su quest'ultima misura, tuttavia, l'Alleanza chiede più coraggio, riducendo ulteriormente l'aliquota, così da pareggiare gli effetti positivi che erano prodotti dall'ACE.
Guardando alle esperienze in corso nel mondo cooperativo, Iengo propone anche di valorizzare la forma del workers buyout, quindi le imprese in crisi recuperate da parte dei lavoratori, che potrebbe essere utilizzata anche in casi diversi dalla crisi economica, ad esempio quando la crisi pertiene alla successione d'impresa.
Tra le proposte in questa direzione anche un'agevolazione sulla Naspi che i lavoratori reinvestono in imprese recuperate e una tassazione agevolata dell'istituto del ristorno che viene imputato a capitale sociale. Una misura che, secondo stime prudenziali dell'Alleanza, potrebbe determinare un incremento immediato di oltre 6 milioni di gettito.
Sul fronte delle imprese sociali, infine, serve un coordinamento tra de minimis e regolamento sui Servizi di interesse economico generale (SIEG) relativamente alla possibilità per le Regioni, prevista dal Codice del terzo settore, di agevolare dal punto di vista dell'Irap gli enti del Terzo settore che svolgono attività economica.
Conferenza delle Regioni
Le preoccupazioni sulla lettera r sono condivise dalle amministrazioni regionali, come spiegato nel corso dell’audizione parlamentare dalla coordinatrice della commissione Attività produttive della Conferenza delle Regioni, oltre che assessore della Regione Marche, Manuela Bora.
Secondo Bora la proposta di abrogazione della lettera r non tiene conto della complessità territoriale e delle diversità dei distretti locali di impresa locali a cui fa fronte l’organizzazione dei confidi e toglierebbe autonomia all’azione regionale svolta a supporto delle imprese del territorio.
Inoltre, sebbene guardino con favore alla prospettiva di rivedere il sistema degli incentivi alle imprese previsti dalla legge 181 del 1989, le Regioni ritengono fondamentale un loro forte coinvolgimento nella stesura dei decreti attuativi, dal momento che non si tratta di semplici stakeholder, ma di istituzioni impegnate su questi temi con il proprio personale e le proprie risorse.
In generale, a preoccupare è il metodo. Per questo, ha spiegato Bora, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha deciso che il testo del decreto Crescita, così come quello del decreto Sblocca-cantieri, dovrà passare per l'intesa Stato-Regioni.
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