Risposta rapida al Covid rischia di compromettere buona gestione fondi UE
Secondo la Corte dei conti europea, l'obiettivo di fornire un sostegno rapido a cittadini e imprese colpiti dalla pandemia da Covid rischia di entrare in conflitto con una gestione accorta ed efficace dei fondi europei.
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La fretta di impegnare i finanziamenti aggiuntivi della Politica di Coesione mobilitati attraverso REACT-EU potrebbe condurre a una spesa inefficace e mettere sotto pressione le autorità di gestione dei fondi UE. In più, anche i meccanismi di flessibilità proposti dalla Commissione UE per la programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei 2021-27 per accelerare la risposta alle crisi non contengono disposizioni sufficienti a garantirne una gestione finanziaria adeguata del bilancio UE. I rilievi della Corte dei conti europea.
Le proposte della Commissione per ReactEU e i fondi SIE 2021-27
Nell'ambito del pacchetto da 750 miliardi per la ripresa dal Covid, la Commissione UE ha proposto uno strumento ponte tra l'attuale programmazione della Politica di Coesione e il ciclo 2021-2027 per gettare subito le basi per la ripresa dell’Unione.
Attraverso REACT-EU, la Commissione mira a rendere disponibili, nel periodo 2020-2022, 55 miliardi di euro aggiuntivi (58,2 miliardi a prezzi correnti) per il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo europeo per gli aiuti agli indigenti (FEAD), di cui 50 miliardi dal nuovo strumento Next Generation EU nel 2021 e nel 2022, e 5 miliardi già nel 2020 attraverso la revisione dell'attuale Quadro finanziario pluriennale.
Inoltre, la Commissione ha proposto nuove norme per i fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) 2021-2027, per rendere più rapido il sostegno ai cittadini e alle imprese in caso di ulteriori shock.
Oltre a introdurre un meccanismo completo di risposta per circostanze eccezionali e insolite, la proposta prevede che gli Stati membri possano trasferire risorse tra gli strumenti e da un fondo strutturale all'altro in qualsiasi momento della programmazione, giustificando la modifica dell'Accordo di partenariato o del Programma operativo sulla base di specifiche necessità che verrebbero poi verificate dalla Commissione europea. Inoltre, potrebbero completare le operazioni della programmazione 2014-2020 utilizzando i fondi della Politica di Coesione 2021-2027.
“La Corte giudica positivamente queste misure: perché siano efficaci, però, è necessario un buon coordinamento a livello nazionale e dell’UE”, ha dichiarato Iliana Ivanova, il membro della Corte responsabile per il parere su REACT-EU e fondi SIE 2021-27.
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Corte Conti UE, a rischio buona gestione fondi UE
Velocità di spesa e flessibilità nelle regole rischiano infatti di tradursi, secondo la Corte, in un utilizzo inefficace dei fondi europei.
Per quanto riguarda REACT-EU, spiega la Corte, “la proposta lascia agli Stati membri la piena discrezionalità nell’utilizzo dei finanziamenti aggiuntivi e non è sufficientemente dettagliata riguardo alle modalità con cui tale utilizzo verrà coordinato con quello di altri strumenti dell’UE e di altri regimi nazionali. Vi è quindi il rischio che il sostegno dell’UE sia frammentato o si sovrapponga o duplichi altri tipi di sostegno”.
Il fatto che gli Stati membri siano chiamati ad impegnare i finanziamenti aggiuntivi per finalità specifiche entro il 2022 finisce per aumentare ulteriormente la pressione sulle amministrazioni responsabili della gestione dei fondi, che potrebbero non essere in grado di utilizzarli correttamente. Il rischio, continua la Corte, è di “eseguire spese affrettate, privilegiando l’assorbimento dei fondi rispetto al buon rapporto costi-benefici”, con un maggior rischio di irregolarità e frode.
Tra l'altro, gli Stati membri più colpiti dalla pandemia e destinatari di maggiori finanziamenti aggiuntivi, come l'Italia, sono anche quelli che registrano tassi di assorbimento più bassi.
Quanto alle modifiche alle disposizioni comuni sui fondi SIE 2021-2027, che consentirebbero una risposta rapida a qualsiasi situazione giudicata come 'crisi' dal Consiglio e consentirebbero temporaneamente alla Commissione di reagire più rapidamente ricorrendo a 'decisioni di esecuzione', la Corte rileva che la proposta di Bruxelles non specifica una data limite per questo potere conferito a titolo temporaneo, né stabilisce prevede elementi diretti a garantire una sana gestione finanziaria.
Ad esempio, conclude la Corte, non ci sono norme per mitigare il rischio di “effetto inerziale” collegato all’approvazione retroattiva dei progetti, cioè di finanziare progetti che sarebbe stati comunque completati.
> Leggi la relazione della Corte dei conti UE
Foto di Mabel Amber da Pixabay
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