Mercato unico: Pe, appello per Made In e sostegno a PMI e startup
La commissione Mercato interno del Parlamento Ue chiede di eliminare le barriere allo sviluppo delle imprese
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Una serie di proposte per sbloccare il potenziale del mercato unico a vantaggio di consumatori, lavoratori e imprese, soprattutto startup. E’ il contenuto della relazione, a cura dell’eurodeputata Lara Comi (Fi), approvata dalla commissione Mercato interno del Parlamento europeo. Nel testo, anche un nuovo appello per il Made In, l’indicazione obbligatoria di origine sui prodotti fortemente sostenuta dall’Italia.
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La relazione sul mercato unico
Con la relazione il Parlamento Ue chiede alla Commissione europea di dare seguito con proposte legislative alla sua strategia per il mercato unico, contenuta nella comunicazione "Upgrading the Single Market: more opportunities for people and business", presentata lo scorso 28 ottobre.
Tra le priorità individuate dagli eurodeputati rientrano l’eliminazione delle barriere ingiustificate che limitano il commercio e il sostegno alle PMI e alle startup europee, ma anche la riforma delle norme sull’IVA e lo sviluppo di strumenti legislativi in materia di sharing economy.
Il Parlamento può contribuire in maniera significativa a rendere più ambizioso il mercato unico, portando avanti specifiche proposte e lavorando per renderlo più giusto e innovativo, ha dichiarato la relatrice del testo Lara Comi, a margine del voto.
Sostegno a PMI e startup innovative
La relazione suggerisce di esplorare nuovi modi per facilitare l’accesso ai finanziamenti per startup e piccole e medie imprese, di favorire la conoscenza dei fondi Ue e di agevolare il crowdfunding transfrontaliero.
Gli eurodeputati chiedono anche alla Commissione di valutare eventuali modifiche alle regole sull’IVA, in particolare sul 'place of supply' per i servizi digitali - secondo cui il luogo di prestazione è determinato dal destinatario del servizio e non dalla sede del fornitore, che quindi deve identificarsi ai fini Iva nei diversi Paesi di localizzazione dei clienti - per andare incontro alle esigenze delle piccole e micro imprese. Tra le ipotesi prospettate dal Pe ci sarebbe quella di un’aliquota uniforme per l’e-commerce di beni che rientrano nelle stesse categorie in modo da affrontare il problema delle distorsioni della concorrenza collegate alle differenze tra i regimi IVA nazionali.
Più in generale, secondo gli europarlamentari, gli Stati membri non dovrebbero poter adottare misure discriminatorie che danneggiano alcuni settori e modelli di business e che falsano la competizione tra le aziende o ne limitano la libertà di stabilimento all’interno dei paesi dell'Unione. Tra gli interventi sollecitati dalla commissione del Pe, infine, rientrano anche misure per facilitare l’accesso delle PMI al sistema dei brevetti.
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Soluzioni legislative per la sharing economy
Tra le urgenze richiamate dalla relazione c’è anche quella relativa alla ricerca di soluzioni legislative di breve o lungo termine per la sharing economy. Il fenomeno ha il potenziale per generare vantaggi e opportunità per imprese e consumatori, osservano gli eurodeputati, ma bisogna prevenire possibili abusi a livello di occupazione e di tassazione.
Lo sviluppo di nuovi modelli di business e di servizi innovativi va incoraggiato, sottolineano, ma a condizione di individuare regole simili per servizi simili.
Avanti con lotta a geo-blocking e barriere al mercato
Un incoraggiamento è poi rivolto alla Commissione europea affinché insista sul tema del superamento dei geo-blocchi ingiustificati e delle altre forma di discriminazione sul mercato.
Insieme alla relazione a cura di Lara Comi, la commissione ha approvato a questo proposito un report del britannico Daniel Dalton sugli ostacoli al commercio transfrontaliero incontrati dalle PMI. Le barriere non tariffarie riscontrabili all’interno dell’Ue, osserva, vanno dalle regole tecniche ingiustificate applicate a livello nazionale agli eccessi burocratici.
Appello per il Made In
La relazione a cura di Lara Comi rinnova anche l'appello del Pe per una rapida adozione, da parte del Consiglio, del pacchetto relativo alla sicurezza dei prodotti e alla vigilanza del mercato, sottolineando “l'importanza dell'indicazione del paese di origine, fondamentale per tutelare i consumatori e rafforzare la lotta alla contraffazione”, che finora ha diviso gli Stati membri in sede di Consiglio dell'Unione europea.
Il riconoscimento dell'indicazione di provenienza e di produzione nelle etichette, il cosiddetto Made In, ha spiegato il relatore ombra sul testo Marco Zullo (M5S), dovrebbe accompagnarsi all'istituzione di un sistema di tutela basato sulle indicazioni geografiche anche per i prodotti non agroalimentari. Tra l'altro, l'estensione del marchio per le Igp ai prodotti artigianali non agricoli era già stata sollecitata dal Parlamento europeo nell'ottobre scorso con l'approvazione in plenaria di una risoluzione non vincolante a cura dell'eurodeputata Virginie Rozière.
Il Made In è un tassello fondamentale per garantire la sicurezza dei prodotti, ha aggiunto l'eurodeputato Pd Nicola Danti, commentando il voto. “Adesso - ha concluso - la Commissione europea, quale facilitatore dei negoziati, e soprattutto il Consiglio, che deve confermare il voto legislativo del Parlamento, non hanno più alibi per rimandare la questione".
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