Per accelerare la spesa, il nuovo PNRR punta molto sui crediti d’imposta
Le tre misure più ricche del nuovo PNRR - che insieme ne costituiscono il 15% - sono tre crediti d’imposta. Si tratta dell’Ecobonus sociale, di beni strumentali 4.0 e di Transizione 5.0. Una scelta che velocizza senza dubbio la spesa dei fondi, che spesso rappresenta uno dei talloni d'Achille dell'attuazione del Piano.
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E’ questa una delle analisi più interessanti che emergono dalla lettura dei nuovi dati pubblicati sul sito Italia Domani - il portale che in teoria dovrebbe aiutare cittadini ed imprese a restare puntualmente aggiornati sull’attuazione del PNRR ma che, nella realtà dei fatti, è molto statico e privo di molte delle informazioni cruciali - e che è stata effettuata da Openpolis.
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Cosa prevede il nuovo PNRR?
Pur sottolineando il permanere di alcune carenze informative non irrilevanti - come la mancanza dell’indicazione relativa alle misure complessive o i dati sulla spesa - i nuovi dataset pubblicati su Italia Domani permettono di analizzare meglio il nuovo PNRR la cui approvazione da parte di Bruxelles, lo ricordiamo, risale ormai a oltre quattro mesi fa.
In tale contesto emerge che il nuovo PNRR - che prevede 265 misure di cui 199 investimenti e 66 riforme - punta con decisione sui crediti d’imposta.
Sul podio delle misure più ricche troviamo infatti l’Ecobonus sociale, che da solo cuba 14 miliardi di euro. Seguono quindi i tax credit per beni strumentali 4.0 (a cui è assegnato un budget di 8,9 miliardi) e per Transizione 5.0 (da 6,3 miliardi di euro).
Insieme questi tre investimenti costituiscono circa il 15% di tutto il PNRR. Una scelta probabilmente non casuale dal momento che tradizionalmente i crediti d’imposta sono tra i metodi più veloci per spendere i fondi, considerato che il loro flusso dipende esclusivamente dalle domande e dalle spese effettuate dai privati (cittadini ed imprese), che la pubblica amministrazione si limita a rimborsare in maniera sostanzialmente automatica.
Come emerge dal grafico elaborato da Openpolis, la quarta misura più ricca del nuovo Piano è rappresentata invece da una riforma. Si tratta di “ALMPS e formazione professionale”, la riforma legislativa che prevede l’attuazione di politiche attive del mercato del lavoro volte principalmente al contrasto della disoccupazione. A questo intervento il PNRR riserva infatti ben 5,5 miliardi di euro.
Seguono infine un pugno di altri investimenti tutti di natura per lo più infrastrutturale - come l'Alta Velocità o il rafforzamento delle smart grid - o di rigenerazione urbana. Investimenti pubblici che quindi non sorprende figurino tra le misure più finanziate dal Piano, dato che per loro natura generalmente prevedono costi rilevanti.
Come già accennato, nonostante la pubblicazione di nuovi dataset, Openpolis sottolinea però diverse carenze, tra cui la mancanza dell’indicazione relativa alle misure complessive. Ciò significa che “conosciamo il dettaglio degli interventi, ma non la loro eventuale appartenenza a delle misure più ampie”, spiega l’associazione. Il che, chiaramente, preclude la possibilità di un’analisi completa e davvero efficace delle differenze tra il vecchio e il nuovo PNRR, inficiata tra l'altro anche dall'assenza di una “descrizione dettagliata delle misure, che ne spieghi obiettivi e azioni”.
Per approfondire: Il nuovo PNRR italiano all'indomani dell'ok di Bruxelles
Qual'è lo stato di avanzamento del PNRR?
L’altra analisi che è stata resa possibile dalla pubblicazione dei nuovi dataset su Italia Domani è quella relativa all’avanzamento dell’attuazione del Piano; analisi che - è importante sottolineare - continua comunque ad essere gravemente inficiata dalla persistente mancanza dei dati sulla spesa cioè quei dati che, per intenderci, sono contenuti sulla Piattaforma Regis per il monitoraggio, la rendicontazione e il controllo dei progetti finanziati dal Piano.
Al netto di ciò, con i dati a disposizione - quelli relativi all’iter procedurale dei progetti - Openpolis ha riscontrato che a 2 anni e mezzo dalla fine del PNRR, circa 1 progetto su 3 si trova in fase di aggiudicazione o stipula dei contratti. In particolare, il 16,3% dei progetti PNRR si trova alla fase di stipula dei contratti, mentre il 15,6% in quello di aggiudicazione delle risorse.
Anche su questo fronte è importante però sottolineare alcune carenze del set di dati messi a disposizione dal governo, soprattutto in termini di standardizzazione dei vari step.
La classificazione degli interventi viene realizzata, infatti, sulla base di 18 fasi dell’iter dei progetti (indicati nella tabella sottostante) che però, a loro volta, sono classificati in sei diverse tipologie di interventi: acquisto di beni; acquisto o realizzazione di servizi; realizzazione di lavori pubblici (opere e impiantistica); concessione di contributi ad altri soggetti (diversi da unità produttive); concessione di incentivi ad unità produttive; sottoscrizione iniziale o aumento di capitale sociale (compresi spin off); fondi di rischio o di garanzia.
L’assenza di una standardizzazione porta quindi a difficoltà nell’analisi complessiva dello stato di avanzamento dei progetti; ad esempio, “la fase di svolgimento dei lavori viene etichettata in 4 modi diversi a seconda della natura del progetto: esecuzione fornitura, esecuzione investimenti/attività, esecuzione investimenti o esecuzione lavori”, chiosa Openpolis.
Piuttosto negativa, infine, anche la valutazione sulla qualità dei dati relativi alle date di avvio e chiusura dei progetti, che spesso non corrisponderebbero a quelle reali.
Foto di Pavel Danilyuk via Pexels
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