Piano banda ultralarga: risorse Fondo Sviluppo e Coesione bloccate fino al 2017
Dei circa 6 miliardi di euro necessari per finanziare il Piano nazionale per la banda ultralarga solo i 2 miliardi a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) sono già disponibili. Quattro miliardi dovrebbero venire invece dal Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC), ma per utilizzarli bisognerà attendere il 2017.
Rallentamenti in vista per il Piano adottato a inizio marzo dal Governo per superare il ritardo dell'Italia nello sviluppo delle infrastrutture e dei servizi digitali. Per raggiungere l'obiettivo di garantire la copertura a 100 Mbps all'85% dei cittadini e quella a 30Mbps al 100% degli italiani entro il 2020, il Piano prevede infatti lo stanziamento di oltre 6 miliardi di fondi pubblici. Di questi però, ha spiegato il vicesegretario di Palazzo Chigi e coordinatore del Piano banda ultralarga Raffaele Tiscar durante il convegno nazionale dell’Associazione degli Internet provider italiani (Aiip), solo i 2 miliardi a valere sul FESR e sul FEASR sono effettivamente disponibili.
Le risorse mancanti dovrebbero venire dal Fondo Sviluppo e Coesione, ma potranno essere sbloccate solo dal 2017. In più, dal momento che per l'80% le risorse FSC sono destinate al Sud, il Governo dovrebbe trovare un nuovo accordo con le Regioni per spostare parte dei finanziamenti verso il Centro-Nord.
I problemi di copertura hanno già bloccato l'avvio del credito d'imposta IRES e IRAP per la realizzazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga previsto dallo Sblocca Italia, per cui in ogni caso è richiesto il via libera di Bruxelles che deve verificarne la compatibilità con le norme europee in materia di aiuti di Stato. L'Ue prevede infatti che l'intervento pubblico si concentri solo sulle aree a fallimento di mercato, in cui gli operatori privati non sarebbero disposti a investire. "Gli incentivi del Governo per il Piano banda ultralarga - ha chiarito Tiscar - sono erogabili laddove nessun operatore fa l'infrastruttura". In caso contrario, ha aggiunto, l'Esecutivo stipula un contratto con l'operatore e verifica "che l'infrastruttura sia realizzata in tre anni".
A complicare il quadro, però, vi è anche la richiesta della Commissione europea di maggiori chiarimenti circa l'insieme delle agevolazioni che l'Italia intende attivare per finanziare gli investimenti per la banda ultralarga. La risposta di Palazzo Chigi, ha anticipato Tiscar, dovrebbe essere pronta entro il mese di aprile.
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Photo credit: Senado Federal / Foter / CC BY
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