Rome Investment Forum - Unione bancaria, i rischi di un progetto incompiuto
L'Unione bancaria è stata al centro della prima sessione del Rome Investment Forum 2016
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Esponenti del mondo della finanza e delle istituzioni si sono incontrati su invito della FEBAF, la Federazione Banche Assicurazioni e Finanza, in occasione del Rome Investment Forum 2016, per confrontarsi sulle politiche economiche che possono concorrere allo sviluppo del Paese. Ad aprire i lavori il presidente di FEBAF Luigi Abete, che ha subito posto l'accento sul tema della ripresa degli investimenti, presupposto per avere crescita e occupazione.
Finora il calo degli investimenti è stato attribuito a una fase di recessione generale, ha ricordato Abete. Oggi però abbiamo di fronte un quadro economico che mostra segnali positivi, eppure il tasso atteso di crescita della spesa per investimenti fissi nel corso dei prossimi dieci anni, secondo l'OCSE, diminuisce.
Attenzione a una serie di temi prioritari
Da qui l'urgenza di intervenire, facendo attenzione a una serie di temi prioritari: Europa, a partire dal completamento dell'Unione economica e monetaria; Innovazione e Infrastrutture, sfruttando il Piano Juncker e il ruolo delle banche di promozione nazionali; Finanza per la crescita, allargando le possibilità di credito per gli investimenti a lungo termine; Finanziamento delle PMI, valorizzando anche il ruolo degli investitori istituzionali; Nuovi scenari di rischio, dai cambiamenti climatici all'invecchiamento della popolazione; Finanziamento dello sviluppo a partire dall'area euro-mediterranea, che è proiezione naturale dell'Europa e dell'Italia; Ricostruire la fiducia dei cittadini, con investimenti sostenibili e necessari.
Sono gli stessi temi che la FeBAF ha messo al centro delle sette sessioni del Forum, giunto alla sua terza edizione e ospitato dall'ABI presso le scuderie di Palazzo Altieri.
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Completare l'Unione bancaria
Progettata a partire dalla crisi economica del 2007, l'Unione bancaria è la maggiore innovazione dall'introduzione della moneta unica, ha esordito il presidente della commissione ECON del Parlamento europeo Roberto Gualtieri, aprendo la prima sessione del Forum, dal titolo 'Fixing and completing the European Economic and Monetary Union: the costs of the unfinished Banking Union'. “Si tratta però di una costruzione giovane e incompleta - ha proseguito l'europarlamentare -, che per centrare i suoi obiettivi deve ancora affrontare tre sfide: sul piano delle politiche, delle regole e delle istituzioni.
Sul fronte delle politiche, Gualtieri si è espresso positivamente sui risultati conseguiti finora relativamente all'implementazione del Single Supervisor Mechanism (SSM), che assegna alla Banca centrale europea la vigilanza bancaria diretta, e del Single Resolution Mechanism (SRM), che mira a gestire eventuali crisi bancarie garantendo i minori costi possibili a carico dei contribuenti. Allo stesso tempo, secondo l'eurodeputato, occorre sfruttare i margini di flessibilità, seppur limitati, offerti dalla normativa sul risanamento e la risoluzione degli enti creditizi per preservare la stabilità finanziaria.
Quanto alle regole, per Gualtieri bisogna rafforzare la capacità del sistema bancario di sostenere l'economia reale. Le prime proposte della Commissione europea sono incoraggianti, ha sottolineato, basti pensare alla riduzione dei requisiti di capitale per esposizioni nel finanziamento di alcune tipologie di progetti infrastrutturali.
La sfida più complessa, ha però aggiunto Gualtieri, è quella istituzionale e riguarda il terzo pilastro dell'Unione bancaria e la creazione di un sistema comune di assicurazione dei depositi (EDIS), come proposto nel novembre 2015 dalla Commissione europea. Una proposta sostenuta da tutti i relatori della sessione, convinti che il livello di fiducia debba essere lo stesso indipendentemente dalla collocazione geografica, che ha però sperimentato un avvio particolarmente contrastato in sede di Consiglio: mentre per un gruppo di Paesi, Italia compresa, l'approvazione dell'EDIS è indispensabile per il completamento dell'Unione bancaria, la Germania e altri Paesi europei, tra cui Austria e Finlandia, escludono qualsiasi forma di mutualizzazione fino a quando i rischi dei sistemi bancari nazionali dell'area euro non saranno stati ridotti.
Eppure, ha ricordato José Manuel Gonzáles Páramo, executive board member del Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, il meccanismo serve a rimediare ai difetti del progetto dell'euro:
finché i depositi non sono ugualmente protetti - ha detto - non possiamo parlare di una moneta unica.
L'Unione bancaria deve essere completata, ha aggiunto Jochen Biederman, senior advisor di Frankfurt Main Finance, perchè in un mondo globalizzato l'Unione europea non può permettersi di avere un sistema finanziario percepito come più debole di quello dei suoi competitor.
Anche perché il rischio instabilità non è alle nostre spalle, ha avvertito il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, ricordando le incertezze collegate alla Brexit, alle elezioni statunitensi, al referendum e alla crisi di molte economie emergenti e invitando a sfruttare i margini di flessibilità previsti dalla normativa attuale per garantire la stabilità finanziaria.
Sulla stessa linea il vice direttore generale di Banca d'Italia Valeria Sannucci, secondo cui anche se oggi le banche sono più solide di quanto non fossero prima della crisi, in mancanza di una rete di sicurezza adeguata e funzionante, si trovano ancora più esposte a rischi sostanziali per la loro stabilità individuale. Uno schema europeo di assicurazione dei depositi rappresenterebbe un elemento cruciale di questa rete e avere tempi chiari circa la sua approvazione rassicurerebbe i mercati sulla volontà degli Stati membri di portare a termine il progetto dell'Unione bancaria.
Ma anche questa proposta non è sufficiente: abbiamo bisogno pure di un backstop comune che copra sia la risoluzione che l'assicurazione dei depositi, ha detto Sannucci, sottolineando che se lo strumento di bail in è ben progettato per affrontare singole crisi bancarie, in caso di crisi sistemica il suo uso potrebbe esacerbare la minaccia, anziché stabilizzare il sistema. In questi casi eccezionali, ha concluso, la possibilità di un intervento pubblico temporaneo dovrebbe essere considerata per evitare il rischio contagio e prevenire nuove crisi.
Gli strumenti messi in campo dall'Europa finora, tuttavia, stanno dando i primi risultati, ha sottolineato Francesco Mazzaferro, capo del segretariato ESRB della Banca Centrale Europea. Nonostante una serie di shock del tutto imprevisti che avrebbero potuto rendere il 2016 un anno disperato, ha sottolineato, i mercati stanno tenendo, segno che la legislazione produce effetti positivi e che la governance funziona meglio.
Valutare le regole introdotte per verificare che rispettino i principi della better regulation
A questo punto, ha suggerito il direttore generale dell'Associazione bancaria italiana e presidente della Federazione bancaria europea Giovanni Sabatini, occorre fare una valutazione generale della regolamentazione introdotta finora e verificare che rispetti i principi della better regulation, in termini di accountability, coerenza e trasparenza. Un esercizio da applicare, secondo Sabatini, anche al nuovo pacchetto di regole di Basilea prima di procedere all'approvazione di nuove proposte.
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