Dissesto - piano aree metropolitane avanti a rilento
I cantieri per la messa in sicurezza delle città a rischio dissesto procedono a rilento.
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In base al bilancio degli interventi realizzati nel quadro del piano aree metropolitane dalle Regioni, sotto la vigilanza dell’unità di missione Italia Sicura, nel giro di quasi un anno e mezzo è stata completata una sola opera e sono stati attivati quattro cantieri. Per il resto, ci sono in corso moltissime progettazioni, che prenderanno ancora qualche mese. Una situazione sulla quale ha pesato molto l’effetto Codice: le nuove regole in materia di appalto integrato, cioè, hanno costretto molte Regioni a rallentare i loro lavori.
Il problema dell'appalto integrato
Fino al 19 aprile scorso, infatti, era possibile affidare con un bando unico sia la progettazione dell’opera che la sua esecuzione. Con la riforma degli appalti, però, questa forma di affidamento è stata sostanzialmente vietata. Il risultato è che per molte opere ferme al secondo livello di progettazione è stato necessario bloccare tutto e fare una gara in più, per arrivare all’esecutivo. Solo dopo è partito il bando per aprire il cantiere.
Il piano aree metropolitane
Insomma, un allungamento dei tempi che si sta riflettendo con forza sul piano per il contrasto al dissesto idrogeologico lanciato dal Governo a novembre del 2015. Vale 800 milioni di euro e coinvolge le aree metropolitane più importanti del paese, con 33 investimenti in Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Toscana, Sardegna, Abruzzo e Veneto. Negli ultimi anni è l’investimento di messa in sicurezza del territorio più rilevante programmato dall’esecutivo.
Il monitoraggio del piano
Il monitoraggio del piano, però, dice che le cose stanno andando avanti piano. L’unico cantiere completato si trova in Emilia Romagna, a Cesenatico, e vale circa 20 milioni di euro. Poi, ci sono quattro cantieri partiti, due in Lombardia e due in Liguria. La parte rimanente è ferma soprattutto alla fase di progettazione.
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Boom di cantieri ma solo nel 2018
Per molti di questi interventi si stanno completando gli elaborati in questi mesi e solo nel 2018 partirà la fase di cantiere vera e propria. Anche se resta il fatto che nelle sette Regioni coinvolte dal piano, in quattro casi neppure un investimento è stato portato fino alla fase di cantiere. Vuol dire che, comunque, ci sono stati problemi organizzativi di carattere generale e che la partenza rapida ipotizzata dal Governo non si è realizzata.
Lo stato del prestito Bei
Nel frattempo, avanzano i lavori sul prossimo grande finanziamento in materia di dissesto: il prestito della Bei da 800 milioni di euro. Servirà, soprattutto, a concentrare risorse al Centro Nord. Gli ultimi piani del Governo, infatti, si sono rivolti quasi esclusivamente al Mezzogiorno, a causa dei vincoli del Fondo di sviluppo e coesione.
Risorse per il Nord
Così, il prestito della Banca europea per gli investimenti dovrebbe consentire di completare l’ultima quota di mezzo miliardo del piano aree metropolitane, ancora da finanziare, e poi dovrebbe portare investimenti diffusi in Regioni come la Liguria, il Piemonte e la Lombardia.
I contrasti in corso
Anche su questo, però, c’è qualche contrasto in corso. Il Ministero dell’Ambiente, infatti, preferirebbe procedere con risorse proprie, per non indebitare lo Stato. Sarebbe, cioè, sufficiente uno stanziamento minimo, per poi concentrare le risorse già disponibili sul Centro Nord. In questo modo si potrebbe evitare di percorrere la strada della Bei.
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