Il CdM approva definitivamente il correttivo al Codice appalti
Il Consiglio dei ministri del 23 dicembre ha approvato le disposizioni integrative e correttive al Codice dei contratti pubblici. Un ok arrivato in tempi record - complice il calendario del PNRR - su un testo che, stando al comunicato diffuso da Palazzo Chigi, “tiene conto dei pareri di Consiglio di Stato, Conferenza unificata e competenti Commissioni parlamentari”. Disponibile per ora la bozza predisposta per il CdM, mentre per il quadro definitivo si attende la pubblicazione del correttivo appalti in Gazzetta ufficiale.
Cosa prevede il nuovo Codice appalti?
Da fonti di stampa emerge che la nuova versione del correttivo appalti tiene conto di alcuni dei rilievi emersi in questi mesi. Sarebbe il caso, ad esempio, delle regole sul ristoro delle variazioni dei costi dei materiali o dei parametri di verifica della rappresentatività delle associazioni datoriali e delle organizzazioni sindacali. Tuttavia informazioni certe su questi aspetti, come sul resto del decreto legislativo, potranno arrivare solo con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del correttivo che, stando alla bozza in circolazione, consta di oltre 180 pagine.
Quello che in questo momento si può dire è che l’approvazione definitiva del correttivo appalti da parte del Consiglio dei ministri del 23 dicembre è arrivata molto a ridosso sia dei pareri delle ottave commissioni di Camera e Senato, emanati lo scorso 17 dicembre, sia dei contributi provenienti dalla Conferenza unificata e dal Consiglio di Stato, quest’ultimo particolarmente critico su numerosi aspetti del testo.
Il correttivo appalti approvato dal CdM del 21 ottobre 2024
In attesa di informazioni più certe, ricordiamo che il primo via libera del governo al correttivo appalti è arrivato il 21 ottobre 2024, quando sul tavolo del CdM è stato presentato un testo nato da una consultazione promossa nei mesi precedenti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) per raccogliere il parere degli stakeholder, di cui riportiamo di seguito i principali contenuti.
Cosa prevede la versione di ottobre del dlgs correttivo del Codice dei contratti pubblici
Il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri del 21 ottobre scorso introduce alcune disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 31 marzo 2023 n. 36 (Codice dei contratti pubblici). Il testo mira a “razionalizzare e semplificare la disciplina recata dal vigente Codice, risolvendo alcune criticità emerse in sede applicativa, tenuto conto delle principali esigenze rappresentate dagli stakeholder di settore e delle richieste, presentate in sede europea, di modifica e integrazione di alcuni istituti giuridici introdotti”, recitava la nota del CdM del 21 ottobre.
Per sostenere gli investimenti pubblici, il Governo si è focalizzato su dodici macro-temi principali, tra cui equo compenso, tutele lavoristiche, digitalizzazione e revisione prezzi.
Le novità del Codice appalti in materia di equo compenso
Per quanto concerne il tema dell’equo compenso - al fine di chiarire i termini di applicabilità della legge sull’equo compenso (legge 21 aprile 2023 n. 49) al settore dei contratti pubblici e in modo da operare un bilanciamento tra gli interessi - il decreto legislativo correttivo introduce specifici criteri per l’affidamento dei contratti relativi ai servizi di ingegneria e architettura e degli altri servizi di natura tecnica e intellettuale di importo pari o superiore a 140mila euro.
In dettaglio, Palazzo Chigi stabilisce “che i corrispettivi, determinati secondo le modalità di cui al cosiddetto decreto parametri, sono utilizzati dalle stazioni appaltanti e dagli enti concedenti ai fini dell'individuazione dell'importo da porre a base di gara, comprensivo dei compensi, nonché degli oneri e delle spese accessori, fissi e variabili”, si legge nella nota rilasciata subito il CdM del 21 ottobre.
Inoltre, come spiegato dal Ministero dei trasporti e delle infrastrutture (MIT) nel comunicato post CdM, “vengono introdotti due meccanismi per garantire i principi dell’equo compenso al settore dei contratti pubblici. Per gli affidamenti diretti, è garantito un minimo dell’80% del corrispettivo previsto; per le procedure di gara, si tutela l’equo compenso con meccanismi di calmierazione del peso dei ribassi che possono essere formulati sul 35% del corrispettivo, con un risultato sostanziale assimilabile a quello degli affidamenti diretti”.
Nello specifico, secondo il provvedimento le stazioni appaltanti procedono all'aggiudicazione dei contratti sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo nel rispetto dei seguenti criteri:
- in relazione al 65% dell'importo da porre a base di gara, l'elemento relativo al prezzo assume la forma di un prezzo fisso (tale specificazione consente di individuare la componente non ribassabile dell'importo complessivo, in coerenza con il principio dell'equo compenso);
- per il restante 35% dell'importo da porre a base di gara, le tariffe possono essere oggetto di offerte al ribasso in sede di gara, fermo restando l'obbligo per la stazione appaltante di stabilire un tetto massimo per il punteggio economico, entro il limite del 30%, in modo da valorizzare la componente relativa all'offerta tecnica e dunque, l'elemento qualitativo della prestazione oggetto dell'affidamento.
Inoltre dal governo specificano che “all'affidamento dei contratti di servizi di ingegneria e architettura si applicano le disposizioni sulla verifica delle offerte anomale, con l'effetto di consentire l'esclusione automatica dalla procedura competitiva delle proposte non coerenti con i principi dell'equo compenso”.
Per quanto concerne invece gli affidamenti diretti, il decreto “prevede che, per i contratti dei servizi di ingegneria e di architettura di importo inferiore a 140mila euro, oggetto di affidamento diretto, i corrispettivi determinati secondo le modalità previste nel relativo allegato al Codice possono essere ridotti in percentuale non superiore al 20%”, si legge ancora nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi.
Codice appalti e tutela sul lavoro
Per quanto concerne le tutele lavoristiche, come spiegato nella nota del MIT, “è confermata l’applicazione di un unico contratto collettivo nel bando di gara, con nuove linee guida per consentire alle stazioni appaltanti di individuare correttamente il contratto applicabile e per calcolare l’equipollenza delle tutele in caso di ricorso ad un diverso contratto”.
L'obiettivo - specificano dal governo - è infatti quello di “orientare l’operato delle stazioni appaltanti e degli enti concedenti sia rispetto al contratto collettivo applicabile al personale dipendente impiegato nell’appalto o nella concessione da individuare nel bando, sia rispetto alla verifica di equipollenza dei contratti”, introducendo “un nuovo allegato, ai sensi del quale sono stabiliti i criteri e le modalità per l’individuazione del contratto collettivo di lavoro applicabile e per la presentazione e la verifica della dichiarazione di equivalenza delle tutele”.
Correttivo appalti: le novità sulla revisione dei prezzi negli appalti pubblici
Rispetto alla revisione dei prezzi, il decreto correttivo chiarisce il rapporto tra revisione prezzi e principio dell’equilibrio contrattuale, introducendo anche un nuovo allegato per attuare le clausole di revisione dei prezzi sia nel settore lavori che nel settore servizi e forniture in maniera omogenea e con tempi certi.
In questo modo - spiega il governo - “si definiscono nuove modalità di individuazione degli indici sintetici grazie ai quali commisurare e parametrare l’incremento degli importi contrattuali”.
Nuovo Codice appalti: i chiarimenti sui consorzi
Sulla questione dei consorzi, invece, il Correttivo appalti razionalizza la disciplina per evitare distorsioni nelle gare, omogeneizzare la disciplina applicabile ai diversi tipi di consorzi stabili e favorire la competitività.
In particolare, tra i vari punti introdotti dal CdM del 21 ottobre, figura anche la possibilità “che i consorzi stabili possano avvalersi dei requisiti maturati dalle singole consorziate, anche non esecutrici, al fine di partecipare alle procedure di affidamento di lavori, servizi e forniture e di conseguire l’attestazione di qualificazione”.
Codice appalti: facilitare la partecipazione delle PMI alle gare
Con il provvedimento il Governo introduce anche delle misure per facilitare la partecipazione delle PMI al mercato degli appalti pubblici, sia con contratti riservati sotto la soglia europea, sia con una soglia di subappalto del 20% dedicata.
In particolare - tra le varie misure introdotte - si segnala quella che “prevede che le stazioni appaltanti, con riguardo alla suddivisione in lotti, effettuino adeguate verifiche del mercato di riferimento volte a individuare il valore degli stessi, nell’ottica di garantire l’effettiva possibilità di partecipazione da parte delle microimprese, piccole e medie imprese”.
Correttivo appalti: diverse novità per la finanza di progetto
Le modifiche introdotte al Codice appalti sono particolarmente consistenti per quanto concerne la finanza di progetto, nello specifico “con riferimento alla fattispecie contrattuale della finanza di progetto, oggetto di integrale riformulazione, anche nell’ottica di dare attuazione agli impegni assunti in sede europea”, spiegano dal governo.
In tale contesto, tra le principali novità riguardanti la finanza di progetto, si segnalano:
- la distinzione tra le procedure di finanza di progetto a iniziativa privata e a iniziativa pubblica;
- l’introduzione di una fase preliminare rispetto alla presentazione delle proposte;
- l’introduzione di una prima fase di evidenza pubblica ai fini dell’individuazione del soggetto che può esercitare la prelazione;
- l’obbligo, in capo agli enti concedenti, di garantire la piena trasparenza sulle manifestazioni di interesse/proposte presentate su iniziativa di parte, così da favorire un effettivo confronto competitivo.
La qualificazione delle stazioni appaltanti
Il Correttivo appalti mette mano anche all’annosa questione della qualificazione delle stazioni appaltanti, introducendo diverse modifiche volte fra l’altro a contribuire al rispetto degli impegni assunti in sede di adozione del PNRR, tra le quali:
- nuovi requisiti premianti;
- l’obbligo, per le stazioni appaltanti, di monitorare, a partire dal 1° gennaio 2025, la propria efficienza decisionale nello svolgimento delle procedure di affidamento attraverso una verifica del tempo medio intercorrente fra la data di presentazione delle offerte e la data di stipula del contratto;
- incentivi per le stazioni appaltanti non qualificate che scelgono di avvalersi delle stazioni appaltanti qualificate per affidamenti anche al di sotto delle soglie obbligatorie di qualificazione;
- requisiti flessibili per la qualificazione relativa alla fase di esecuzione, anche al fine di prevenire stalli di sistema nell’esecuzione;
- l’erogazione dei corsi di formazione, finalizzati a migliorare la professionalizzazione delle stazioni appaltanti, anche da parte di soggetti privati aventi scopo di lucro;
- l’istituzione, presso l’ANAC, di un Tavolo di coordinamento dei soggetti aggregatori, con compiti di monitoraggio dell’attività dei soggetti aggregatori, individuazione degli ambiti ove si registra uno scostamento tra la domanda e l’offerta di attività di committenza e promozione della specializzazione dei soggetti aggregatori.
La digitalizzazione delle gare
Tra le varie modifiche introdotte dal Correttivo appalti al tema della digitalizzazione delle procedure di gara, si segnala anzitutto la revisione delle regole sull’utilizzo di metodi e strumenti di gestione informativa digitale delle costruzioni (BIM - Building Information Modeling). A partire dal 10 gennaio 2025, infatti, viene innalzata la soglia relativa all’obbligatorietà del ricorso al BIM da 1 a 2 milioni di euro per questo tipo di progettazione, che sarà obbligatoria dal 1 gennaio 2025. Inoltre, vengono razionalizzati anche tutti i requisiti tecnici per la redazione in modalità digitale dei documenti di programmazione, progettazione ed esecuzione dell’opera.
Sempre in tema di digitalizzazione, si apportano anche delle modifiche volte a favorire, accelerare e semplificare l’alimentazione del fascicolo virtuale dell’operatore economico. Sono inoltre chiarite le regole sulla certificazione delle piattaforme (pubbliche o private) che consentono alle stazioni appaltanti di collegarsi alla Banca dati nazionale di ANAC.
E infine sono previsti, da un lato la suddivisione di compiti tra il RUP e il personale delle stazioni appaltanti ai fini del caricamento dei dati sulla Banca dati nazionale dei contratti pubblici; dall'altro l'accelerazione e la semplificazione del funzionamento del casellario informatico.
Le altre novità del Correttivo Codice Appalti
Il provvedimento di modifica al Codice appalti prevede, infine, una serie di altre misure.
Ad esempio, al fine di accelerare l’esecuzione dei contratti di appalto, il Consiglio dei Ministri ha rafforzato le premialità e le penali. A tal proposito, sono state “tipizzate le varianti, per creare certezza sulla fase di esecuzione” ed è stato “introdotto il nuovo istituto dell’accordo di collaborazione”.
Un altro macro-tema al centro delle modifiche apportate al Codice è quello del Collegio Consultivo Tecnico (CCT), che è stato “promosso come strumento di prevenzione delle controversie, con nuove limitazioni ai costi e facoltà di ricorrere a lodi contrattuali”.
Sulla questione delle garanzie fideiussorie, invece, vengono semplificate le procedure per agevolare l’accesso al credito da parte delle imprese.
Infine per quanto riguarda il tema degli incentivi ai dirigenti RUP (responsabili del procedimento), il provvedimento prevede di estendere anche a loro l’incentivo tecnico, superando la precedente limitazione.
Consulta la bozza del Correttivo appalti presentata il CdM del 23.12.2024