Recovery Fund: Gentiloni, sinergia tra Italia e UE su Piano nazionale ripresa
In una fase di rilancio delle economie globali, nonostante il clima di incertezza, l'Italia può sfruttare l'emergenza sanitaria come opportunità per dare vita a riforme e investimenti attesi da anni sfruttando le risorse del Recovery Fund. Lo ha dichiarato il commissario all'Economia Paolo Gentiloni in audizione in Parlamento.
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"Nelle prossime settimane occorre lavorare per costruire il giusto equilibrio fra responsabilità nazionale e coordinamento europeo". Così il commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni, in audizione presso le commissioni riunite Bilancio e Politiche dell'Unione europea di Camera e Senato sul Recovery Fund.
La risposta senza precedenti data dall'UE all'emergenza sanitaria da Covid-19 costituisce contemporaneamente una grande opportunità, ma anche una forte responsabilità non solo per le istituzione europee ma anche per quelle italiane. Il Belpaese, infatti, sarà primo beneficiario delle risorse europee del Recovery e Resilience Facility (RFF), complessivamente 209 miliardi di euro tra prestiti e sovvenzioni.
"I piani nazionali per la ripresa non saranno imposti dalle istituzioni europee, né verranno redatti a Bruxelles", ha precisato Gentiloni. Saranno proposti dai 27 Paesi membri dell'Unione, con la Commissione UE impegnata a garantirne la coerenza, in termini di riforme e investimenti, con le linee guida europee.
Recovery Fund: Gentiloni, sfruttare fondi UE con lungimiranza
Il commissario europeo ha tracciato un quadro di come potranno essere utilizzati gli aiuti europei messi a disposizione dal pacchetto per la ripresa dal Coronavirus Next Generation EU. A partire dalla sua colonna portante: lo Strumento per il recupero e la resilienza (RFF), il Recovery Fund in senso stretto, che potrà contare su 672,5 miliardi di euro, di cui 360 miliardi per i prestiti e 312,5 miliardi per la concessione di sovvenzioni.
Tre le priorità comuni ai 27 paesi dell'Unione individuate da Gentiloni:
- Transizione ambientale, ricordando che l'UE ha imposto un vincolo superiore al 35% delle risorse da destinare a questo tema. Argomento assolutamente centrale anche perché, oltre al vincolo, c’è la decisione del Consiglio UE che non accetterà investimenti destinati a riforme potenzialmente dannose dal punto di vista ambientale (strategia "do no harm");
- Resilienza e sostenibilità sociale;
- Transizione digitale e innovazione.
Ogni Stato membro, inoltre, ha come riferimento il pacchetto di raccomandazioni specifiche per Paese redatto dalla Commissione nell'ambito del Semestre europeo, da cui attingere per delineare le proprie priorità nazionali. A queste linee guida si aggiunge un'analisi dello stato dell’arte per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile, sempre con riferimento al Semestre europeo.
In Italia le misure specifiche, unite a quelle trasversali, dovrebbero concentrarsi su alcuni limiti alla produttività che influenzano il Paese da oltre 20 anni, quali:
- digitalizzazione della pubblica amministrazione, ma anche incentivi ai pagamenti digitali;
- maggiore sostegno finanziario per scuola, ricerca, innovazione, cultura;
- lavoro e aumento del tasso di occupazione per donne e giovani, in particolare nel Mezzogiorno.
Sta al Governo decidere "non per varare un catalogo di spese, ma per prendere decisioni di riforme e investimento con lungimiranza. Oggi abbiamo risorse: se non le usiamo oggi il rischio è che non lo facciamo più e questo vale soprattutto per l'Italia, sia per i problemi di bassa crescita sia per l'elevato livello del debito. Problema - ha concluso Gentiloni - che non scomparirà nel tempo".
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Scannapieco, riportare rapporto debito-PIl su sentiero sostenibile
La crisi provocata dalla diffusione del coronavirus si configura come una crisi di domanda, diversa da altre precedenti che erano di liquidità, ha spiegato, sempre in audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio e Politiche europee di Camera e Senato, il vicepresidente della Banca europea per gli investimenti (BEI), Dario Scannapieco. In questo contesto l'Europa viene colpita dagli effetti del Covid-19 quando già viveva un momento di difficoltà con altri blocchi geopolitici, nel tentativo di recuperare la propria competitività a livello globale, con l'Italia fanalino di coda per il valore di crescita del PIL, a fronte di un alto livello del debito pubblico, ha detto.
Ciò considerato, per Scannapieco "bisogna agire subito sulla crescita. Non abbiamo più tempo a disposizione se vogliamo far ripartire il paese e riportare il rapporto debito-PIL sulla via della sostenibilità". Negli ultimi 30 anni, infatti, l'Italia non è riuscita a far crescere questo rapporto più del 2%, una sorta di tetto che dipende da una serie di criticità peculiari del Paese come la stratificazione normativa, la qualità dell'azione della pubblica amminitrazione, l'aspetto demografico, il modello di sviluppo in termini di capitale umano al di sotto della medie UE.
In questo quadro generale, il Recovery Fund è opportunità unica, a patto di lavorare su quattro settori prioritari:
- infrastrutture, con grandi programmi di manutenzione;
- digitalizzazione delle imprese, riduzione del digital divide e istruzione a distanza;
- clima, mitigazione del rischio idrogeologico e operazioni di riforestazione;
- PMI e sostegno all’occupazione.
"Le risorse devono essere canalizzate in modo giusto, con un forte coordinamento centrale e un forte potere d'intervento. Anche se in alcuni settori l'implementazione può essere delegata alle Regioni. Dobbiamo però rivedere le procedure di spesa, rafforzare l'amministrazione pubblica con discontinuità rispetto al passato, creare sinergie tra istituzioni nazionali ed europee", ha concluso il vicepresidente della BEI.
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Confermato il prefinanziamento con l'ok al piano di ripresa
Intanto un portavoce di Bruxelles ha confermato la possibilità per i 27 di ottenere un anticipo sui fondi assegnati nell'ambito del Recovery Fund: "In linea con le conclusioni del Consiglio europeo, nel contesto del Recovery Fund, è possibile il pagamento di un pre-finanziamento del 10% del contributo finanziario per ciascuno Stato membro, con l'approvazione del piano" di riforme" e con "l'adozione dell'impegno legale della Commissione, posto che tutte le condizioni siano soddisfatte e tutti i passi legali siano stati completati per allora".
Secondo quanto si apprende, tuttavia, sebbene tutti gli Stati membri siano stati incoraggiati a presentare i propri piani entro il 15 ottobre, per avviare uno scambio con la Commissione europea ed evitare ingolfamenti, questi saranno considerati presentati formalmente solo dal 1° gennaio 2021.
A quel punto l'Esecutivo comunitario avrà fino a due mesi per esaminare le proposte e per presentare la sua valutazione al Consiglio, per l'approvazione. Per l'esborso del 10% occorrerà inoltre che sia concluso il processo di ratifica presso i Parlamenti nazionali e sia stata avviata la raccolta di risorse sui mercati finanziari.
Presentando il Piano nazionale per la ripresa alla Commissione europea entro ottobre, insieme alla legge di Bilancio, anziché alla chiusura della finestra del 30 aprile 2021, l'Italia potrebbe accedere a un'anticipazione di 20 miliardi già quest'anno.
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