SEN – gas, rinnovabili ed efficienza per uscire dal carbone
Competitività, sicurezza e ambiente. Sono i tre obiettivi della Strategia energetica nazionale, che mobiliterà investimenti per 175 miliardi.
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Un’economia a carbone zero, che promuova le energie rinnovabili e gli interventi – residenziali, industriali e nel settore dei trasporti – per favorire l’efficienza energetica. Sono le direttrici di sviluppo della Strategia energetica nazionale (SEN), presentata dal premier Paolo Gentiloni e dai ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente Carlo Calenda e Gian Luca Galletti a margine del Consiglio dei Ministri.
Gli investimenti sul piatto ammontano a 175 miliardi, divisi tra reti e infrastrutture (30 miliardi), fonti rinnovabili (35 miliardi) ed efficianza energetica (110 miliardi).
SEN e Industria 4.0: i due assi di sviluppo industriale dei prossimi anni
“L’obiettivo è avere una strategia che da una parte faccia sì che il nostro sistema produttivo sia più sostenibile sul piano ambientale e dall'altra più competitivo”, sottolinea il premier. “Questi due aspetti si sono intrecciati; una volta erano sembrati in contraddizione e diversi, oggi è evidente che c'è una coincidenza”.
Gli fa eco Calenda, che definisce la SEN e il Piano Industria 4.0 non solo come strategie interconnesse, ma come i “due grandi assi di sviluppo industriale dei prossimi anni: molte delle tecnologie ambientali ed energetiche sono 4.0, anche nella gestione delle reti”.
Obiettivo: uscire dal carbone
Nodo centrale della Strategia, il phase out dal carbone entro il 2025 nel settore elettrico. In più, la SEN traccia la strada verso la decarbonizzazione totale, per raggiungere, rispetto al 1990, una diminuzione delle emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050.
“Per la prima volta la parte ambientale entra in uno strumento di programmazione della competitività economica, l’ambiente è diventato un driver di questo processo”, commenta Galletti.
L'abbandono del carbone nella produzione elettrica prevede il taglio degli 8 GW attualmente operativi, e costerebbe circa 3,8 miliardi di euro rispetto all’uscita naturale dal carbone. Una sfida che richiede un lavoro intenso sulle infrastrutture e un forte coinvolgimento degli enti locali, nota Calenda.
Al centro rinnovabili e gas
Uscita dal carbone fa rima con rinnovabili e gas naturale, i due veri protagonisti della strategia.
Partiamo dalle rinnovabili. Il Paese ha già centrato gli obiettivi UE al 2020, e “il tendenziale, in assenza politiche virtuose, ci permetterebbe di arrivare al 22% al 2030”, nota il titolare del dicastero dell’Ambiente. La SEN punta a centrare l’obiettivo del 28% di rinnovabili su tutti i consumi al 2030 (e del 55% sui consumi elettrici).
Gli strumenti per centrare tale target saranno, da un lato, le aste tecnologicamente neutre per i grandi impianti fino al 2020, poi contratti di lungo termine fra produttori e consumatori, dall’altro gli interventi di repowering. Non a caso le fonti su cui il Governo ha scelto di puntare maggiormente sono quelle che “hanno già raggiunto la grid parity”, vale a dire fotovoltaico ed eolico.
Per quanto riguarda i piccoli impianti, il Governo pensa a incentivi dedicati e allo sviluppo dell’autoconsumo diffuso.
Decisivo il ruolo del gas naturale, altro vero protagonista della SEN. L’obiettivo è allineare i prezzi del gas a quelli europei e assicurare la decarbonizzazione del sistema mantenendo flessibilità e sicurezza.
Per questo uno degli elementi su cui lavorerà il Governo sarà il corridoio di liquidità, ritenuto l’elemento chiave per abbattere il gap di prezzo esistente tra Nord Europa e Italia.
E il Paese dovrà lavorare sulla diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento. Si tratta, per dirla con le parole di Calenda, di “ridurre la dipendenza energetica del Paese, uno dei talloni d’Achille dell’Italia”, per “gestire la transizione energetica in sicurezza in un momento in cui le variabili geopolitiche aumentano”. Occhi puntati ovviamente su Tap (il gasdotto che porterà in Italia il gas azero) e sul progetto EastMed (uno dei gasdotti sottomarini più lunghi al mondo, che collegherebbe i giacimenti israeliani con Italia e Grecia e sul quale la Ue sta finanziano uno studio di fattibilità).
Inoltre, per garantire un adeguato mix energetico, la SEN punta anche su:
- Idroelettrico: si dovrà principalmente mantenere in efficienza l’attuale parco impianti, cui si aggiungerà un contributo dai piccoli impianti;
- Bioenergie: programmate verso usi diversi (come il biometano nei trasporti) per ottimizzare le risorse. Saranno favoriti in particolare i piccoli impianti connessi all’economia circolare;
- Altre tecnologie innovative: saranno previste forme di sostegno con strumenti dedicati.
Efficienza energetica: dall’ecobonus ai certificati bianchi
Sul fronte efficienza energetica, quello che richiederà la fetta maggiore di investimenti, l’obiettivo è ridurre i consumi finali di energia nel periodo 2021-2030 dell’1,5% l’anno rispetto a quella consumata nel triennio 2016-2018 (escludendo il settore trasporti), in accordo alla proposta di nuova direttiva sull’efficienza energetica.
Le politiche riguardanti l’efficienza e la riduzione dei consumi riguarderanno tutti i settori, ma l’apporto maggiore verrà dal residenziale, nota Calenda, soprattutto grazie a strumenti come l’ecobonus.
Confermato non a caso nella Legge di Bilancio 2018, l’ecobonus andrà incontro a una revisione secondo criteri di efficacia della spesa, cui si affiancheranno un nuovo Fondo di garanzia e strumenti per la finanziabilità.
Per quanto concerne il terziario, la SEN punta sui contratti di prestazione energetica per riqualificare gli edifici e gli impianti, oltre che su un piano di interventi sistematici per l’edilizia pubblica.
Saranno invece i certificati bianchi a trainare l’efficienza energetica nel settore industriale: il sistema dei titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica sarà mantenuto, seppur con qualche ritocco. Inoltre, la SEN punterà su campagne di diagnosi energetica per le PMI.
Mobilità sostenibile: torna l’ipotesi incentivi
Lo aveva annunciato presentando i risultati della consultazione pubblica sulla SEN e lo ha ribadito illustrando la strategia: “Pensiamo che ci voglia un incentivo per svecchiare il parco circolante”, sottolinea Calenda.
Ma “è un tema delicato perché la fonte finanziaria individuata, che poteva essere una componente della bolletta, è forte, quindi abbiamo chiesto al Parlamento un’ampia condivisione delle forze politiche. Aspettiamo le risposte. Ovviamente è una transizione verso diversi modelli, gas, elettrico, ibrido: non vogliamo una rottamazione vecchia maniera”.
Decisive in tal senso saranno le auto elettriche: per arrivare a centrare gli obiettivi della Strategia energetica nazionale, aggiunge Galletti “le macchine elettriche previste al 2030 sono quasi 5 milioni”.
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