ASEAN - prospettive e rischi della Quarta rivoluzione industriale
Sullo sfondo della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, i leader dei Paesi del Sud-est asiatico si sono incontrati al World Economic Forum on ASEAN 2018 per discutere strategie e politiche per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalla Quarta rivoluzione industriale.
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L'ASEAN (Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico) è il quinto centro manifatturiero al mondo e una grande potenza produttiva. Si stima che l'Associazione punti a diventare una delle principali economie globali entro il 2020. Tuttavia, la Quarta rivoluzione industriale sta portando nella regione cambiamenti senza precedenti, con il rischio di restare indietro e permettere ad altre regioni di colmare il divario di competitività manifatturiera.
La necessità di sfruttare appieno il potenziale di questa fase di cambiamento epocale per lo sviluppo socio-economico di tutta l'area è stato uno dei temi al centro del World Economic Forum on ASEAN 2018, che si è tenuto nei giorni scorsi ad Hanoi (Vietnam).
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La quarta rivoluzione industriale
Per trarre i maggiori benefici dalla Quarta rivoluzione industriale e minimizzare il suo potenziale impatto negativo, ha affermato il primo ministro cambogiano Hun Sen, è necessario prima di tutto:
- migliorare la qualità dell'istruzione e della formazione,
- affinare le capacità dei lavoratori e degli imprenditori,
- promuovere l'innovazione,
- introdurre nuovi modelli di business e migliorare le infrastrutture, in particolare le loro capacità di connettività regionale.
La rivoluzione contribuirà ad aumentare la produttività e l'efficienza, a ridurre i costi di produzione di beni e servizi e a utilizzare in modo più efficace risorse naturali e umane, ha detto poi il presidente indonesiano Joko Widodo, invitando le popolazioni del Sud-est asiatico a non temere la riduzione dei redditi o la perdita del posto di lavoro quali conseguenze dell'automazione dei processi.
La proposta del primo ministro del Laos Thongloun Sisoulith è stata invece di trasformare l'ASEAN in una “regione dell'innovazione”, dotata di:
- alta competitività,
- migliori infrastrutture dell'informazione e della comunicazione,
- capacità commerciali e di investimento più sviluppate e rapide,
- minore divario in materia di scienza e tecnologia tra i diversi Paesi,
- un più forte ruolo del settore privato.
Ricordando i recenti risultati in campo tecnologico che hanno portato nel Paese un forte calo dei prezzi dei telefoni cellulari e la rapida crescita dei servizi bancari, il consigliere di Stato del Myanmar Aung San Suu Kyi ha sottolineato che la rivoluzione industriale dovrebbe andare a beneficio delle persone di tutte le età e da ogni area di provenienza.
Per i leader di Singapore e Thailandia, questa fase epocale dovrebbe invece essere sfruttata dai Paesi dell'area per promuovere una maggiore coesione interna alla regione. Il primo ministro vietnamita Nguyen Xuan Phuc, infine, ha proposto ai partner di intensificare l'applicazione di nuove tecnologie per condividere innovazioni e nuovi valori e per creare una connettività in ottica di sviluppo sostenibile.
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Protezionismo e guerre commerciali
Sullo sfondo del summit costante è rimasto il tema del protezionismo commerciale e della guerra dei dazi Cina-USA. “Mai dai tempi della Grande depressione degli anni '30 le guerre commerciali erano esplose con l'intensità di oggi”, ha commentato il presidente indonesiano Joko Widodo.
Dobbiamo sostenere l'apertura dei mercati e i beni reciproci, ha affermato il vice premier cinese Hu Chunhua intervenendo al vertice. L'auto-isolamento non porterà da nessuna parte, ha aggiunto il leader di Pechino, ed è necessario “respingere categoricamente il protezionismo e l'unilateralismo”.
Sempre in materia di commercio, il ministro degli esteri giapponese Taro Kono ha espresso il suo sostegno al TPP (Trans-Pacific Partnership, in italiano Partenariato Trans-Pacifico), auspicando un'inversione di rotta da parte degli Stati Uniti e una loro adesione all'accordo.
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