Finanza alternativa – le banche aprono al crowdfunding
La disintermediazione dell'industria finanziaria rappresenta una grande sfida per le banche. E alcune hanno già puntato sulle piattaforme di crowdfunding.
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“La sfida che oggi in tutto il mondo i regolatori dei mercati finanziari hanno davanti a sé si chiama FinTech, ovvero digitalizzazione e disintermediazione dell’industria finanziaria”. Il monito viene da Giuseppe Vegas nella sua ultima relazione del settennato passato alla presidenza della Consob.
In un momento di crisi delle banche e del prestito, il crowdfunding in particolare rappresenta uno strumento sempre più importante al servizio delle aziende, e non solo delle startup.
Per crowdfunding si intende il processo con cui più persone conferiscono somme di denaro, anche di modesta entità, per finanziare un progetto imprenditoriale o iniziative di diverso genere utilizzando siti internet e ricevendo talvolta in cambio una ricompensa. Rispetto alla forma donation (dove un progetto civico o artistico raccoglie denaro sotto forma di liberalità) o reward (nelle quali i proponenti dell’iniziativa offrono un premio o una specifica ricompensa non in denaro in funzione dell’apporto che riceveranno dai sostenitori), l’equity crowdfunding prevede che il finanziatore ottenga, come contropartita del denaro erogato alla società proponente, una partecipazione al capitale.
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In sintesi, il crowdfunding è definito “equity-based” quando tramite l’investimento online si acquista un vero e proprio titolo di partecipazione in una società: in tal caso in cambio del finanziamento si riceve un complesso di diritti patrimoniali e amministrativi che derivano dalla partecipazione nell’impresa.
Tale forma di disintermediazione rappresenta una sfida per le banche tradizionali. Alcune hanno però raccolto il guanto della finanza alternativa stringendo alleanze con le piattaforme di crowdfunding.
Si pensi alla partnership siglata a fine 2016 tra la digital bank tedesca Fidor e Seedrs, la prima piattaforma britannica di equity crowdfunding che ha ricevuto l'approvazione del Financial Conduct Authority (FCA). In pratica, la banca ha così incluso il crowdfunding nel proprio carnet di servizi.
Société Générale, uno dei principali gruppi finanziari europei, ha stretto una partnership con la francese Spear (Société Pour une Épargne Activement Responsable), che si occupa di crowdfunding solidale, con focus su progetti ad alto impatto sociale o ambientale.
“Per le banche lo sviluppo del crowdfunding è il segnale che i clienti si aspettano metodi di finanziamento più semplici, trasparenti e tracciabili. Alleandosi alle piattaforme, le banche cercano così di soddisfare tali esigenze”, si legge sulla pagina del sito di Société Générale dedicato al crowdfunding.
Ma l'esempio più lampante di come si sta evolvendo il rapporto tra banche e crowdunfunding è rappresentato dalla app bank britannica Monzo, che a marzo 2016 ha battuto ogni record in fatto di campagne di crowdfunding, arrivando a raccogliere un milione di sterline in meno di due minuti attraverso la piattaforma Crowdcube.
In Italia, il crowdfunding ha attirato l'interesse di Banca Etica, che ha deciso di puntare sulla finanza alternativa in due modi.
In primis, sviluppando nuovi percorsi nell'ambito del crowdfunding usando le potenzialità dei finanziamenti dal basso con il supporto del Fondo per la Microfinanza e il Crowdfunding di Etica SGR e la collaborazione tecnica di Produzioni dal Basso.
“Persone, imprese e organizzazioni possono inviare le proprie candidature per accedere al Network di Banca Etica su Produzioni dal Basso e avviare la propria campagna di crowdfunding”, si legge sil sito. Il valore aggiunto sta nel fatto che i progetti che raggiungeranno il 75% del budget attraverso finanziamenti dal basso, beneficeranno di una donazione del 25% rimanente messa a disposizione da Etica Sgr.
Inoltre, Banca Etica pubblica periodicamente bandi su temi specifici per sostenere progetti culturali, artistici e sociali che abbaino un impatto socio-ambientale positivo.
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