Finanziamenti startup – Lovli, e-commerce del design Made in Italy
Intervista a Tiziano Pazzini, co-founder di Lovli, piattaforma che coniuga l'e-commerce e le eccellenze italiane dell’Home&Living
Ha mosso i suoi primi passi all'inizio del 2013 per colmare una lacuna pesante per il Made in Italy. Da allora, Lovli si è imposta come società di riferimento per lo shopping online dedicato al design e all’arredamento italiani: una crescita del volume di affari di circa il 300% nel 2014, 1 milione di euro di fatturato realizzato vendendo in 60 paesi. Successo coronato da una serie di accordi con colossi dell'e-commerce: il più recente, quello siglato con il gruppo Alibaba, per portare le aziende italiane dell'Home&Living in Cina. Tiziano Pazzini, co-founder di Lovli, spiega com'è nato e quali sono le prospettive future della società.
Quando e com'è nata l'idea di Lovli?
Io e il mio socio eravamo all'estero: io ero brand manager per Ferrero per i paesi asiatici, mentre il mio socio, Alberto Galimberti, era responsabile marketing a New York per una società online. Quello che succede tipicamente per gli italiani che vivono all'estero è che, da un lato, si sente un borbottìo continuo su tutto quello che non funziona in Italia, dall'altro si assiste a un amore incondizionato per il nostro paese, in particolare quando si parla delle tre F: food, furniture e fashion.
Il passaggio successivo è stato andare online e vedere che il food e il fashion erano molto sviluppati, il furniture per niente: due aziende dell'arredo su cento oggi hanno un e-commerce, contro il 99% delle aziende del fashion. Quindi ci siamo detti: probabilmente se digitalizziamo il settore delle furniture italiano sarà una strada di successo per noi e per l'ecosistema, che deve necessariamente digitalizzarsi. Abbiamo fondamentalmente unito i puntini ed è nata Lovli, un progetto che punta a digitalizzare il settore delle furniture italiano.
Come avete sviluppato l'idea e cos'ha segnato il successo della startup?
Da un parte abbiamo sviluppato il nostro sito di e-commerce, più conosciuto da parte degli utenti finali, in cui vendiamo già oggi prodotti in oltre 50 paesi del mondo. New York è la nostra prima città di vendita e l'obiettivo è proprio quello di portare all'estero l'immenso patrimonio produttivo che abbiamo in Italia.
Al sito si aggiunge una seconda linea di business, che sta crescendo a ritmi incredibili: ci poniamo come veri enabler digitali per le aziende italiane dell'arredo. Quindi sviluppiamo e gestiamo il sito e-commerce, e gestiamo anche il customer service e la logistica. Così loro non devono occuparsi di nessun aspetto dell'online. Ad esempio, dietro la più grande azienda di tessuti per la casa, la Marzotto, c'è Lovli, e così anche nel caso di Lago, solo per citarne alcune.
In fase iniziale avete usufruito di strumenti agevolativi? E avete riscontrato difficoltà nel reperimento di finanziamenti?
Abbiamo fatto un po' all'americana, non all'italiana: per un anno e mezzo Lovli è stata autofinanziata da me e dal mio socio. Ma si tratta di una società che dal giorno uno ha venduto. Quindi non abbiamo costruito qualcosa sulla carta, ma abbiamo cercato di costruire qualcosa che dal primo giorno potesse fatturare, perché sapevamo benissimo che non avevamo disponibilità economiche.
Dopo circa un anno e mezzo abbiamo fatto un piccolo round di finanziamenti il network di business angels italiano, Italian Angels for Growth (IAG), che ci ha finanziato per circa 800mila euro, risorse impiegate per espandere la società.
Avete da poco siglato un accordo con Alibaba per la vendita online di made in Italy in Cina. A cosa puntate e quali sono le prospettive di sviluppo future? Puntate anche a altri paesi?
In realtà nell'ultimo anno abbiamo firmato accordi con i più grandi siti di e-commerce mondiali, abbiamo circa 20 accordi-quadri. I paesi su cui puntiamo di più sono gli Usa, in primis, la Russia, la Cina e i paesi arabi, e su ogni paese abbiamo chiuso accordi per cui possiamo commercializzare le aziende italiane di arredo. Gli Stati Uniti sono per noi il primo paese di riferimento, che costituiscono il 30% di fatturato totale.
Quante persone lavorano per Lovli?
Siamo una quindicina nei nostri uffici di Milano, più tre persone nella parte dei contenuti, che lavorano da remoto, e un paio di persone sul nostro magazzino logistico.
Cosa consiglieresti a uno startupper?
Dipende da che tipo di startup sei. In Italia non c'è spazio per il vero startup giovane all'americana: se hai vent'anni ti schiacciano, perché non ci sono strutture e processi che agevolano questo processo, è un po' dura in Italia. Ecosistemi più fertili si trovano, per l'Europa, nel Regno Unito, e ovviamente negli Stati Uniti.
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