Proprieta' intellettuale - sotto attacco la direttiva UE sul copyright
La direttiva per la protezione del diritto d'autore nel mercato unico digitale intende tutelare i contenuti culturali dell'UE, senza limitare la libertà d'espressione. Questo il messaggio lanciato dagli eurodeputati alla vigilia del voto sulle nuove regole per il copyright, che in questi giorni sono state attaccate su più fronti, anche da Wikipedia.
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C'è grande attesa per il voto della plenaria di domani sulla proposta di direttiva per la protezione del diritto d'autore nel mercato unico digitale, che ha diviso l'Europa letteralmente in due. Da un lato c'è chi sostiene a spada tratta le nuove regole, che, se adottate, dovrebbero garantire una giusta remunerazione ai titolari di copyright per le opere condivise sulle piattaforme digitali; dall'altro ci sono numerosi contestatori, compresa Wikipedia, che paventano una limitazione della libertà d'espressione su Internet.
Vediamo più da vicino gli aspetti salienti del dibattito, a partire dalla proposta della Commissione UE, presentata già due anni fa.
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Diritto d'autore, la proposta della Commissione UE
In occasione del discorso sullo Stato dell’Unione del 2016 del presidente Juncker, la Commissione UE ha presentato la sua proposta di direttiva sul diritto d'autore nel mercato unico digitale, al fine di armonizzare il quadro giuridico dell’Unione applicabile al diritto d’autore e ai diritti connessi, tenendo conto degli utilizzi digitali e transfrontalieri dei contenuti protetti.
La nuova direttiva intende rafforzare la posizione dei titolari dei diritti d'autore che utilizzano le piattaforme online per la condivisione di video, come Youtube o Dailymotion. Queste piattaforme avranno l’obbligo di utilizzare strumenti efficaci, come tecnologie per individuare automaticamente canzoni o opere audiovisive che i titolari dei diritti hanno identificato e la cui autorizzazione o eliminazione è stata concordata con le piattaforme.
La Commissione propone, inoltre, di introdurre un nuovo diritto per gli editori di giornali, analogo a quello già esistente nel diritto dell’Unione per i produttori di film, i produttori discografici e altri operatori delle industrie creative. Il nuovo diritto riconosce l’importante ruolo svolto dagli editori nell’investire in contenuti giornalistici di qualità e nel crearli, essenziale per l’accesso dei cittadini alla conoscenza.
La nuova direttiva contribuirà anche a rendere più facile per i ricercatori l'uso delle tecnologie di text and data mining (TDM) per l’analisi di grandi insiemi di dati.
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A favore della direttiva sul copyright
La nuova direttiva sul copyright non vuole porre limiti alla libertà di espressione su Internet, bensì intende responsabilizzare le grandi piattaforme digitali, come Google, sul modo in cui gestiscono i contenuti caricati e realizzati dagli utenti. Lo hanno ribadito gli eurodeputati nel corso di una conferenza stampa a Strasburgo, alla vigilia del voto in plenaria.
La conferenza stampa è stata aperta da Axel Voss, la cui relazione sulla proposta della direttiva è stata approvata a fine giugno dalla commissione giuridica (JURI) del Parlamento europeo. L'europarlamentare ha ribadito che l'obiettivo delle nuove regole è rafforzare il potere contrattuale degli autori nei confronti delle piattaforme digitali, che dovranno pagare i titolari di copyright per i contenuti condivisi in rete e rimuoverli qualora non siano stati pagati.
Saranno tuttavia escluse le piattaforme open source e le enciclopedie online, come Wikipedia, dove gli utenti possono caricare contenuti senza finalità commerciali.
A ridosso del voto in plenaria, hanno sottolineato gli eurodeputati, sono state lanciate una serie di campagne contro la proposta di direttiva che hanno fomentato la divulgazione di fake news, mettendo a rischio la tutela dei contenuti culturali dell'UE, a vantaggio delle grandi piattaforme digitali, il cui obiettivo è continuare a lucrare sulle idee e sul lavoro dei cittadini e delle imprese europei.
Dello stesso parere anche Carlo Perrone, presidente della European newspaper publishers' association (ENPA), che ha dichiarato come il voto della direttiva sul copyright vada "ben oltre il diritto d'autore" e rifletta "un dibattito più profondo, che riguarda non solo la libertà di stampa, ma anche il funzionamento delle nostre democrazie minacciate non solo dalla sostenibilità economica della stampa, ma anche da inaccettabili campagne fuorvianti guidate da piattaforme per influenzare i deputati".
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Chi contesta la direttiva
Tra i principali contestatori della direttiva sul copyright c'è l'eurodeputata tedesca Julia Reda, che propone di sospendere il voto in plenaria e riaprire il dibattito sul testo della normativa. La Reda, infatti, ha più volte evidenziato come la proposta di direttiva minacci la libertà d'espressione, poiché, da un lato, introduce una tassa sui link - a danno soprattutto di autori indipendenti, piccoli editori e startup - e, dall'altro, affida a sistemi automatizzati il compito di controllare i contenuti protetti da diritto d’autore, compresi meme e parodie.
Anche Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, condivide la posizione dell'europarlamentare tedesca. Le nuove regole, secondo Di Maio, rischiano di "mettere il bavaglio alla rete".
Il 3 luglio si è aggiunta alla schiera dei contestatori della direttiva anche Wikipedia, oscurando il sito web italiano. La normativa sul copyright, "anziché aggiornare le leggi sul diritto d'autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell'informazione, minaccia la libertà online e crea ostacoli all'accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni", si legge nel comunicato dell'enciclopedia online.
Non convince neanche l'emendamento del Parlamento UE sulle piattaforme open source e sulle enciclopedie online, ha spiegato Maurizio Codogno, portavoce di Wikimedia Italia, in un'intervista all'Agi. "È vero che siamo un progetto no profit, ma per operare abbiamo una licenza d'uso commerciale, che non è contemplata nel testo emendato. Credo ci siano buone possibilità che l'emendamento fatto per noi non riesca a tutelare nemmeno noi".