Fondi europei: 37 miliardi contro la crisi e bandi prorogati
Fra le strategie scelte da Bruxelles per affrontare la crisi sanitaria ed economica causata dal coronavirus, quella con forse maggior potenza di fuoco mette in campo i fondi europei: più di 37 miliardi arrivano dalla modifica dei regolamenti dei fondi strutturali al ricorso al Fondo di solidarietà. Sul tavolo della Commissione anche il prolungamento di uno o due anni dei programmi 2014-2020.
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E’ un’azione su più fronti quella attuata da Bruxelles per fronteggiare l’emergenza legata alla pandemia. Circa 37 miliardi arrivano dalla Coronavirus Response Investment Initivative, che si basa su un sostanziale riassetto dei programmi esistenti nel quadro della politica di coesione. E ulteriori risorse sono rese disponibili grazie a un ampliamento del raggio d’azione del Fondo europeo di solidarietà.
Su entrambi i pacchetti è arrivato il via libera del Parlamento europeo il 26 marzo, riunito nella prima plenaria della storia con voto a distanza. E il 30 marzo il Consiglio ha confermato la decisione del PE.
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Data l'urgenza della situazione, i due atti legislativi entreranno in vigore il 1º aprile 2020.
Coronavirus Response Investment Initivative e CRII+
La prima misura riguarda l’iniziativa di investimento da 37 miliardi di euro provenienti dai fondi di coesione per affrontare le conseguenze della crisi causata dal coronavirus.
I fondi saranno destinati ai sistemi sanitari, alle PMI, ai mercati del lavoro e ad altre parti vulnerabili delle economie degli Stati membri. Si tratta di risorse ricavate da un sostanziale riassetto dei programmi esistenti nel quadro della politica di coesione.
Come verranno riprogrammati i fondi UE?
In pratica, le spese collegate al coronavirus potranno rientrare nell’ambito dei fondi strutturali. Quindi, gli Stati membri potranno:
- usare il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE) per: acquistare dispositivi sanitari e di protezione, prevenzione delle malattie, sanità elettronica, dispositivi medici (compresi respiratori, mascherine e simili), sicurezza dell'ambiente di lavoro nel settore dell'assistenza sanitaria e garanzia dell'accesso all'assistenza sanitaria per i gruppi vulnerabili;
- ricorrere al FESR per aiutare le imprese a far fronte agli shock finanziari a breve termine, ad esempio in termini di capitale di esercizio delle PMI, con speciale attenzione ai settori particolarmente colpiti dalla crisi;
- ricorrere al FSE per sostenere temporaneamente regimi nazionali di lavoro a orario ridotto, per aiutare ad attenuare l'impatto dello shock;
- ricorrere al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) a tutela del reddito dei pescatori e degli acquacoltori colpiti dalla crisi.
I fondi strutturali inutilizzati nel periodo 2014-2020 potranno essere impiegati dai Paesi membri verso la lotta contro la crisi.
Parallelamente, la Commissione applicherà con la massima flessibilità le norme sulla spesa per la coesione, così da accelerare l'attuazione sul campo.
Agli Stati membri è già stata pagata una somma attorno agli 8 miliardi di euro, che ora saranno autorizzati a trattenere per coprire le spese sostenute per contrastare il coronavirus. Combinando questa somma con i fondi di coesione, i Paesi potranno dirigere risorse più che triplicate verso le voci in cui sono più necessarie: il sostegno al settore sanitario e l'assistenza alle persone più colpite dalla crisi.
Gli 8 miliardi andrebbero di norma restituiti al bilancio UE entro giugno 2020. Trattandosi però di un caso eccezionale, la Commissione propone di trattenerli almeno fino al 2025, quando inizierà a chiudere i programmi coperti dal bilancio a lungo termine dell'UE relativo al periodo 2014-2020.
Quanti fondi vanno all’Italia?
Indicativamente, nell'ambito dell'iniziativa di investimento in risposta al coronavirus, per l’Italia l'importo totale del bilancio dell'UE che può usare per il contrasto del coronavirus (senza dover attingere alle casse nazionali per iniettare denaro fresco) è di 2 miliardi 318 milioni.
A questi si aggiungono 8 miliardi e 945 milioni di risorse della coesione non utilizzate, compreso il cofinanziamento nazionale.
Alcuni Stati membri - ad esempio l'Italia e la Spagna, ossia i due paesi al momento maggiormente colpiti dal coronavirus - dispongono ancora di ingenti importi non impegnati sui quali possono contare in queste circostanze eccezionali.
In tutto, quindi, l’Italia può contare su oltre 11 miliardi di risorse provenienti da Bruxelles.
Il 2 aprile, la Commissione ha aggiunto un tassello all'impianto originale del Coronavirus Response Investment Initiative, aggiungendo un "plus" che punta principalmente al:
- sostegno agli indigenti modificando le norme del Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD). Sarà ad esempio possibile distribuire aiuti alimentari e fornire assistenza materiale di base mediante buoni elettronici e fornire dispositivi di protezione, riducendo così il rischio di contaminazione; e finanziare le misure al 100% per l'esercizio contabile 2020-2021;
- riassegnazione più flessibile delle risorse finanziarie all'interno dei programmi operativi in ciascuno Stato membro e una procedura semplificata per la modifica dei programmi operativi per quanto riguarda l'introduzione delle nuove misure;
- sostegno per l'arresto temporaneo delle attività di pesca e la sospensione della produzione e per i costi aggiuntivi gravanti sugli acquacoltori, nonché assistenza alle organizzazioni di produttori per l'ammasso di prodotti della pesca e dell'acquacoltura.
Il Coronavirus Response Investment Initiative Plus consente la mobilitazione di tutto il sostegno finanziario a titolo dei fondi della politica di coesione che non è stato utilizzato al fine di affrontare gli effetti che la crisi sanitaria ha sulle nostre economie e società.
> Per approfondire: Coronavirus Response Investment Initivative, cosa prevede
Fondo europeo di solidarietà anche per le crisi sanitarie
Via libera anche alla proposta d'inserire la risposta alle crisi sanitarie fra le ragioni per cui è possibile attivare il Fondo europeo di solidarietà, finora riservato alle sole catastrofi naturali, dai terremoti alle alluvioni.
Per il 2020 sono disponibili oltre 800 milioni.
> Per approfondire: Fondo UE di solidarietà: assistenza finanziaria per emergenza Covid-19
Verso un prolungamento dei programmi UE 2014-2020?
All'interno della Commissione europea sarebbe in corso la discussione sul possibile prolungamento di uno o due anni degli attuali programmi europei, del settennato 2014-2020.
Alla luce della difficoltà dei negoziati fra gli Stati membri sul quadro finanziario pluriennale 2021-27 e la necessità di rispondere in tempi brevi alla crisi dovuta alla pandemia, Palazzo Berlaymont starebbe valutando l'estensione dei programmi 14-20.
Il prolungamento dei programmi 2014-20 "permetterebbe di non dover negoziare nuovi programmi, un esercizio lungo e complesso - ha spiegato durante il Forum ANSA, Nicola De Michelis, responsabile dell'iniziativa per la riprogrammazione dei fondi strutturali in risposta all'emergenza coronavirus - però avrebbe anche alcuni svantaggi: vorrebbe dire anche ritrovarsi con una politica com'è oggi, cioè con un impianto legislativo complesso che, invece, abbiamo cercato di semplificare per il prossimo periodo. Inoltre, il sistema di distribuzione delle risorse attuale non corrisponde necessariamente ai bisogni legati a questa crisi".
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Più tempo per partecipare ai bandi Horizon 2020
Se c’è un settore che in questo periodo non può permettersi uno stop è quello della ricerca. Affinché le restrizioni legate allo scoppio della pandemia non sia d’ostacolo alla presentazione di progetti nell’ambito del programma europeo Horizon 2020, dedicato alla ricerca e all’innovazione, Bruxelles ha posticipato le scadenze di una serie di call, inizialmente fissate tra marzo e aprile.
Prorogati al 19 marzo i bandi dedicati ai temi “Migrazione”, “Trasformazioni socioeconomiche e culturali nel contesto della quarta rivoluzione industriale” e “Governance per il futuro”.
C’è tempo fino al 21 aprile per partecipare alla call dedicata all’energia sicura, pulita ed efficiente.
Proroga al 14 maggio per due call dedicate alle infrastrutture di ricerca: “Integrazione e apertura di infrastrutture di ricerca di interesse europeo” e “Dimostrare il ruolo delle infrastrutture di ricerca nella traduzione di Open Science in Open Innovation”.
Scadono il 15 aprile le call dedicate a “Migliore salute e assistenza, crescita economica e sistemi sanitari sostenibili” e “Per un migliore sostegno all'innovazione alle PMI”.
Infine, prorogato al 23 aprile il bando “Scienza con e per la società”.
Horizon 2020: comunicazioni ai beneficiari
Dal 16 marzo la Commissione ha messo in atto misure precauzionali contro la diffusione del coronavirus, a partire dallo smart working per i suoi dipendenti.
Queste misure si applicano anche all'INEA, l’Agenzia esecutiva per l'innovazione e le reti gestisce i programmi di infrastruttura e di ricerca dell'UE nei settori dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni. Che dirama una comunicazione per relativa alle call Horizon 2020: per quelle con scadenza 21 aprile, fa sapere l'agenzia, non è prevista alcuna proroga, ma consiglia ai potenziali candidati di organizzarsi e pianificare per tempo l'invio della domanda. Fornite indicazioni anche sul reporting e sulle spese eleggibili.
> INEA: comunicazione ai beneficiari Horizon 2020
Proroga anche per Erasmus, Corpo europeo di solidarietà ed Europa Creativa
A causa delle difficoltà incontrate dai richiedenti a causa dell'epidemia di coronavirus, subiscono slittamenti anche i termini per la presentazione delle domande per partecipare alle call previste dal programma Erasmus Plus, le application per il Corpo europeo di solidarietà e le domande per una serie di call nell'ambito del programma Europa creativa.
Le indicazioni per i beneficiari del Connecting Europe Facility
Per garantire continuità ai lavori, l’INEA ha inoltre diffuso una nota rivolta ai beneficiari del Connecting Europe Facility, affinché non si verifichi un blocco dei lavori in settori chiave quali le infrastrutture energetiche, dei trasporti e TLC.
Rimangono valide le scadenze per la presentazione degli ASR, da presentare entro il 31 marzo, come definite nelle convenzioni di sovvenzione per i trasporti e l'energia, nonché le scadenze per le relazioni finali.
Tuttavia, INEA non sarà fiscale e mostrerà flessibilità anche nei casi in cui la presentazione fosse ritardata a causa di circostanze straordinarie.
Flessibilità che si applica anche ai pagamenti in corso, e che si applica a tutti i casi in cui si incontrano problemi dovuti a circostanze straordinarie (come rispondere tempestivamente a una richiesta di campionamento).
Le comunicazioni con l’Agenzia continuano, via e-mail e telefonicamente.
> INEA: comunicazione ai beneficiari del CEF
Le richieste delle imprese UE: subito accordo su bilancio pluriennale
Un coordinamento più efficace e misure adeguate per evitare che l’impatto del coronavirus sull’economia si trasformi in un’altra crisi finanziaria. E’ quanto chiede, in una nota Eurochambres, l’associazione delle Camere di commercio europee, alla quale aderisce Unioncamere e che rappresenta oltre 20 milioni di imprese.
"La Banca centrale europea e i ministri finanziari devono lavorare insieme per elaborare un piano che stabilizzi la situazione economica e assicuri un’adeguata liquidità al sistema".
"L’istituzione di una 'Coronavirus Response Investment Initiative', annunciata nei giorni scorsi - prosegue la nota - da sola non potrà avere un impatto rilevante sulle imprese in difficoltà che faranno fatica a sopravvivere alle prossime settimane. Bisogna mantenere le imprese a galla e salvaguardare i posti di lavoro durante questo periodo di inevitabile rallentamento economico. Perché nonostante gli sforzi che imprenditori stanno facendo i necessari provvedimenti che limitano la socialità stanno avendo una forte ricaduta su produttività, spesa e investimenti".
"Ma come pre-condizione di ogni piano economico - conclude Eurochambers- gli stati membri devono raggiungere l’accordo sul prossimo bilancio pluriennale e i nuovi programmi di finanziamento che saranno fondamentali per far da volano alla ripresa".
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Comitato europeo delle Regioni: serve un Meccanismo per l'emergenza sanitaria
L'UE dovrebbe lanciare un Meccanismo per l'emergenza sanitaria alimentato anche con 10 miliardi di risorse fresche, per "dare un sostegno più efficace alle migliaia di leader locali e regionali che cercano, con tutti i mezzi a loro disposizione, di assicurare i servizi sanitari a livello locale". E’ la proposta avanzata dal presidente del Comitato UE delle Regioni, Apostolos Tzitzikostas, secondo cui il nuovo Meccanismo europeo dovrebbe aiutare gli enti territoriali ad assumere "urgentemente" del personale medico e acquistare nuovo materiale, anche per igienizzare ospedali e scuole.
La proposta è di finanziare il Piano attraverso le risorse esistenti, nazionali e regionali, la riprogrammazione dei fondi strutturali, ma anche fino a 10 miliardi di fondi freschi ricavati dai margini dell'attuale bilancio UE.
"È anche necessario che la Commissione europea estenda e semplifichi ulteriormente l'accesso alle risorse disponibili nel quadro della politica di coesione - sostiene Tzitzikostas - per accelerare l'utilizzo dei fondi da parte delle comunità locali che lottano, con tutte le loro forze, per affrontare la pandemia. La coesione rimane lo strumento di investimento più potente dell'UE".