Infrastrutture – Parlamento UE, stop a investimenti eccessivi dalla Cina
Pur sottolineando l'importanza della Cina come partner strategico dell'UE, la risoluzione approvata dal Parlamento europeo sottolinea la necessità di contrastare i rischi di un eccessivo controllo di Pechino sulle infrastrutture dell'Unione.
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In una risoluzione approvata nelle scorse ore in seduta plenaria, con 530 voti favorevoli, 53 voti contrari e 55 astensioni, gli eurodeputati esortano gli Stati membri dell'UE a intensificare la cooperazione interna e a fruttare il "potere contrattuale collettivo dell'Unione" - molto maggiore rispetto a quello dei singoli Paesi - per contrastare le politiche espansionistiche della Cina.
Pechino è un importante partner strategico dell'Unione, sottolineando i parlamentari europei, e le possibilità di cooperazione bilaterale hanno un "enorme potenziale, ma non senza sfide".
La risoluzione si è focalizzata su alcuni ambiti chiave delle relazioni UE-Cina.
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Investimenti cinesi
Il documento mette in evidenza i tentativi della Cina di investire in infrastrutture strategiche europee attraverso la sua Belt and Road Initiative, che, secondo i deputati, "ostacola il libero scambio e pone le imprese cinesi in condizioni di vantaggio".
L'Europarlamento teme, infatti, che tali investimenti facciano parte di una strategia di Pechino di "assumere il controllo dei settori bancario ed energetico", oltre che di altre catene di approvvigionamento.
In tale contesto, i deputati, da un lato, invitano la Cina a migliorare la trasparenza e ad aderire agli "standard ambientali e sociali" europee e, dall'altro, chiedono agli Stati membri e ai Paesi in via di adesione di condividere con le istituzioni UE i dati relativi agli investimenti infrastrutturali cinesi.
Diritti umani e stato di diritto
Altro punto chiave del documento è quello che riguarda i diritti umani, lo stato di diritto e la concorrenza leale, che, spiegano gli europarlamentari, dovrebbero essere "al centro dell'impegno dell'UE con la Cina".
Il PE condanna l'arresto e la persecuzione di difensori dei diritti umani, avvocati, giornalisti e altri membri della società civile in Cina e i tentativi di Pechino di negare o limitare l'accesso di giornalisti stranieri a vaste aree del Paese.
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Il controllo sul web
Altrettanto centrale per gli eurodeputati è la questione della libertà di espressione online. Pechino, si legge sulla risoluzione, blocca ben 8 dei 25 siti più popolari al mondo, compresi quelli delle principali aziende IT.
In questo quadro, il Parlamento UE condanna la massiccia sorveglianza da parte del governo sul cyberspazio ed esorta Pechino a introdurre un regolamento sui diritti di tutela della privacy.
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