Programma per la ripresa e bilancio UE potenziato per uscire dalla crisi
Il Consiglio europeo approva il varo di uno strumento nuovo, il programma per la ripresa che unisce prestiti e fondo perduto, agganciato ad un quadro finanziario pluriennale potenziato. Programma di cui andranno definiti termini e modalità, in attesa della proposta della Commissione sul bilancio UE. All'Eurogruppo il compito di rendere operativi da giugno il MES, SURE e l'intervento BEI.
> Coronavirus: le misure UE per affrontare l’emergenza sanitaria ed economica
E’ una rete di sicurezza di almeno 540 miliardi quella che ha ottenuto il via libera del Consiglio europeo, che poggia su quattro pilastri: il MES per gli Stati, la BEI per le imprese, SURE per i lavoratori e la grande novità, un Programma per la ripresa economica, che molti chiamano Recovery Fund.
Cos’è il programma per la ripresa
I Ventisette hanno dato mandato alla Commissione di mettere a punto uno strumento nuovo, un programma per la ripresa incentrato sul bilancio europeo 2021-27, con cui affrontare lo shock economico causato dalla pandemia. Si tratterebbe di un programma temporaneo e mirato a esigenze specifiche, ma su tempi e caratteristiche del Recovery Fund non c'è ancora chiarezza.
La presidente della Commissione europea ha chiarito che si tratterà di una combinazione di prestiti e fondo perduto, una soluzione che permetterebbe di mediare tra le richieste di diversi Paesi: da un lato Stati quali la Francia, l’Italia o la Spagna credono che il nuovo strumento debba avere liquidità per 1.000-1.500 miliardi di euro e distribuire sovvenzioni; dall'altro lato Paesi come Svezia o Olanda preferirebbero strumenti meno generosi e prestiti anziché sussidi.
Decisivo il ruolo del quadro finanziario pluriennale, su cui, lo ricordiamo, i Capi di stato e di governo non hanno ancora trovato un accordo a febbraio. La nuova proposta della Commissione dovrebbe arrivare in settimana. Ma i negoziati per il bilancio UE richiederanno tempo, il rischio è che il fondo per la ripresa non sia operativo prima del 2021. Ma, assicura von der Leyen, “esploreremo la possibilità di soluzioni ponte” per finanziare l'economia reale fino a che il fondo non sarà pronto”.
Una linea, quella del Recovery Fund, sposata anche dal Parlamento europeo: “La previsione è di avere a disposizione oltre 1.500 miliardi di euro, una cifra enorme che può essere garantita con l’emissione di bond. Questo va nella direzione di un’Europa solidale che condivide il peso della crisi”, ha sottolineato il presidente dell’Eurocamera David Sassoli.
Il Consiglio europeo ha anche dato mandato all’Eurogruppo di rendere operativi entro il 1° giugno le altre tre misure oggetto di accordo già raggiunto a livello di ministri, vale a dire il MES in versione light, il sostegno BEI e SURE.
Fondo salva-Stati su base volontaria e senza condizioni
In base all’intesa raggiunta dall'Eurogruppo il 9 aprile, il ricorso al MES sarà volontario, e ne usufruirà solo chi ne farà esplicita richiesta. Ad ogni Stato verrà fornita una linea di credito pari fino al 2% del valore del proprio Prodotto interno lordo (PIL) alla fine del 2019.
Il ricorso al MES è concesso solo ai Paesi dell’eurozona, purché venga rispettato un requisito: gli Stati che richiedono assistenza si impegnano ad utilizzare questa linea di credito per finanziare l’assistenza sanitaria diretta e indiretta e i costi relativi alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi Covid-19.
Successivamente, gli Stati dell’area dell’euro continueranno ad impegnarsi a rafforzare i fondamenti economici e finanziari “coerentemente con i quadri di coordinamento e sorveglianza economica e fiscale dell’UE, compresa l’eventuale flessibilità applicata dalle competenti istituzioni dell’UE”.
BEI a sostegno delle imprese
Confermata la creazione, in seno alla Banca europea per gli investimenti, di un fondo di garanzia paneuropeo di 25 miliardi di euro, capace di sostenere finanziamenti per 200 miliardi a favore delle imprese in tutto il territorio dell’UE, con particolare attenzione alle imprese piccole e medie (PMI).
> Per approfondire: Come funziona il fondo di garanzia BEI per le imprese
SURE: la cassa integrazione europea
L’ultimo tassello dell’accordo riguarda il ricorso a SURE, strumento europeo di solidarietà da 100 miliardi sotto forma di prestiti agli Stati, per sostenere il reddito dei lavoratori e aiutare le imprese.
I prestiti si baseranno su garanzie fornite dagli Stati membri e saranno indirizzati ai settori più in difficoltà. Tutti gli Stati potranno avvalersene, ma lo strumento rivestirà un'importanza particolare per quelli più colpiti dall’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19 e dal conseguente shock economico.
SURE sosterrà i regimi di riduzione dell'orario lavorativo e misure analoghe per aiutare gli Stati a proteggere l'occupazione, i lavoratori dipendenti e gli autonomi dal rischio di licenziamento e perdita di reddito.
> Per approfondire: Cos'è SURE, il piano UE da 100 miliardi contro la disoccupazione
La BCE apre ai titoli "junk"
Anticipando i decisori politici, dalla Banca centrale europea è arrivato un segnale importante di apertura verso i Paesi più colpiti dal coronavirus.
L’impennata del debito/Pil di questi Stati - Italia e Grecia, in primis, ma anche Spagna, Portogallo e Francia - porta al declassamento dei rating, cui la BCE ha deciso di rispondere annunciano che accetterà anche i cosiddetti titoli “junk” o spazzatura, quelli cioè sotto il livello di investimento (sotto la BBB-).
Un’importante inversione di marcia: in via temporanea, ha annunciato in una nota, Francoforte accetterà, come garanzia a fronte della liquidità fornita alle banche, titoli che fino al 7 aprile erano classificati come minimo BBB- ma che a seguito di un declassamento scenderanno fino a un massimo di due gradini al di sotto di quel livello.
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