FDI Confidence Index - i Paesi preferiti dagli investitori esteri
Per il quinto anno consecutivo gli USA si confermano al primo posto per fiducia degli investitori. L'Italia scala tre posizioni ma rimane fuori dalla top ten.
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Il Foreign Direct Investment (FDI) Confidence Index è l'indice di fiducia degli investitori esteri elaborato annualmente da A.T. Kearney, società globale attiva dal 1926 e leader nel campo della consulenza. La classifica conta i 25 Paesi preferiti come destinazione d'investimento a livello globale.
Gli investitori, si legge nella nota di A.T. Kearney, appaiono in generale fiduciosi sulla crescita economica e sulle prospettive degli investimenti diretti esteri (IDE), ma sono attenti e sensibili ai rischi politici che potrebbero modificare bruscamente l'ambiente imprenditoriale.
La top five
Nella classifica dei 25 Paesi con il più alto grado di attrattività, gli Stati Uniti rimangono stabili al primo posto per il quinto anno consecutivo. L'interesse degli investitori è probabilmente il risultato di tre fattori principali. In primo luogo, quest'anno gli investitori hanno un'opinione estremamente positiva dell'economia americana. In secondo luogo, le grandi dimensioni del mercato e il contesto giuridico e normativo trasparente e relativamente efficiente continuano a fare degli USA una meta di investimento molto attraente. Infine, è possibile che gli impegni politici all'insegna del "Buy American” e del “Made in USA" della nuova amministrazione Trump stiano motivando gli investitori a guadagnarsi uno spazio nel mercato statunitense con l'intento di essere percepiti come operatori locali e non stranieri.
Al secondo posto si piazza la Germania, che migliora la sua posizione di due punti rispetto all'indice del 2016. Sul terzo gradino del podio arriva invece la Cina che, nonostante la buona ripresa dell'economia, perde una posizione dopo aver tenuto il secondo posto in classifica per quattro anni consecutivi.
Chiudono la top five il Regno Unito al quarto posto e il Canada al quinto. Complessivamente, si tratta degli stessi mercati che hanno ottenuto le prime cinque posizioni l'anno scorso, a dimostrazione della costante attrattività di queste economie per gli investitori stranieri.
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Paesi sviluppati e mercati emergenti: principali andamenti
Come negli scorsi anni, gli investitori, spiega A.T. Kearney, mostrano una notevole preferenza per i mercati sviluppati. Ciò è probabilmente dovuto alle loro aspettative rispetto ad un continuo miglioramento delle performance economiche in questi mercati. Tuttavia, l'andamento complessivo dei mercati sviluppati è un po' più debole quest'anno. Dopo aver occupato, nel 2016, l'80% dei 25 posti disponibili, i mercati sviluppati rappresentano quest'anno solo il 72% del totale. Seppur ancora dominanti come destinazioni d'investimento, questi mercati hanno assistito all'inversione di un trend durato cinque anni in cui la quota di mercato a loro carico è sempre aumentata.
I mercati emergenti rappresentano, dunque, il 28% delle posizioni totali, un salto decisivo rispetto al livello storico del 20%. Ciò potrebbe segnalare una tendenza nascente negli investitori globali ad aumentare la propria tolleranza al rischio e rivolgersi a queste aree per le opportunità di crescita. I primi due esponenti dei mercati emergenti nella classifica sono Cina e India.
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Europa: andamento altalenante
Un'altra caratteristica interessante dell'indice di quest'anno, continua la nota dell'azienda leader nel consulting, è l'andamento altalenante dei mercati europei. Come nella classifica dello scorso anno, i soli Paesi europei presenti nei primi 25 posti sono quelli con mercati sviluppati. Sembra, inoltre, che gli investitori stiano progettando di spostare alcune delle proprie attività all'interno dell'Europa, probabilmente a causa di Brexit. Tali considerazioni potrebbero aver contribuito al balzo in avanti della Germania, che ha strappato il secondo posto a Pechino, e a quello della Svezia, che ha ottenuto il miglior cambio di posizione in classifica rispetto all'anno scorso (+7).
A seguire, in termini di miglioramento rispetto al 2016, l'Italia e Irlanda, entrambe salite di 3 posizioni. La piccola scalata dell'Italia potrebbe essere, spiega A.T. Kearney, il risultato di diverse riforme adottate nel 2015 e nel 2016 per promuovere l'aumento degli investimenti, incluse quelle per razionalizzare le politiche del lavoro e per rendere più facile l'avvio di un'impresa.
A commento dei dati del FDI Confidence Index 2017, il sottosegretario allo Sviluppo Economico Ivan Scalfarotto ha sottolineato l'importanza del risultato raggiunto dall'Italia, "che è rimasta fuori da questa speciale classifica dal 2005 al 2014". Negli ultimi anni, ha aggiunto il sottosegretario, il Paese ha "risalito la china", migliorando progressivamente la propria performance.
Nonostante Brexit, il Regno Unito si piazza bene, aumentando di un punto rispetto allo scorso anno. Il che, si legge nella nota esplicativa, potrebbe indicare un interesse per il mercato britannico da parte di quelle imprese che attualmente sono presenti solo nell'Europa continentale. Infine, sempre in ambito europeo, il Belgio ha perso ben 3 punti nella classifica quest'anno e la Svizzera è scesa di 1.
Risultati peggiori e nuove entrate
Tra i Paesi in discesa, il Brasile è quello che ha perso più posizioni (-4) proseguendo un trend negativo iniziato nel 2015. A seguire, come detto, il Belgio, che registra -3 posizioni, e Canada e Australia, entrambe in discesa di 2 posizioni.
La Danimarca, la Norvegia e Taiwan sono i tre Paesi, a livello mondiale, presenti nell'indice del 2016 e scomparsi nella classifica di quest'anno.
Tre anche le nuove entrate nell'indice di fiducia 2017: Emirati Arabi Uniti, Nuova Zelanda e Sudafrica. Per la Nuova Zelanda si tratta della prima apparizione in classifica, mentre gli altri due riappaiono dopo un'assenza di due anni.
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