Fintech – boom di startup e prestiti online in Italia
Sono 235 le startup Fintech Made in Italy, e hanno raccolto lo scorso anno circa 30 milioni di euro di investimenti. E a testimoniare la fortuna del settore nel Paese, l’aumento di quasi il 200% dei prestiti online nel primo trimestre dell’anno.
> Fintech – non si torna piu’ indietro, le banche devono adeguarsi
I numeri parlano chiaro: il settore Fintech in Italia sta crescendo a vista d’occhio. Lo dimostrano i dati snocciolati nel corso dell’evento Fintech Innovation, che si è tenuto il 2 e 3 maggio all'Auditorium Parco della Musica, promosso e organizzato da Maker Faire Rome.
Fintech: 235 startup in Italia
Dall'app per i pagamenti Satispay alla Borsa del credito per far incontrare domanda e offerta di prestiti tra privati, fino alla piattaforma per pianificare le strategie di investimento Moneyfarm.
Sono 235 le startup che stanno innovando la finanza in Italia in un'ottica di Fintech, e hanno raccolto lo scorso anno circa 30 milioni di euro di investimenti.
> Finanza – a Milano Open Banking Conference 2018
A realizzarne la mappa, presentata nel corso dell’evento romano, Pwc e NetConsulting Cube. Le startup censite sono più che raddoppiate rispetto al 2015 e le contraddistinguono l'applicazione di tecnologie digitali come big data, Internet delle cose, blockchain e intelligenza artificiale al settore bancario e assicurativo.
E per il futuro, spiega la curatrice del rapporto, Rossella Macinante di NetConsulting Cube, "sempre più normative incoraggiano lo sviluppo e la crescita di startup fintech", come la direttiva europea PSD2 sui servizi di pagamento.
Boom di prestiti online in Italia
E se crescono le startup Fintech, di pari passo cresce la tendenza di imprese e cittadini a richiedere prestiti in rete. Il dato emerge dal report realizzato dalla piattaforma P2P lending Italia, specializzata nella raccolta dati degli operatori di settore: nel primo trimestre di quest’anno i prestiti in rete sono cresciuti quasi del 200% rispetto allo stesso periodo del 2017.
I volumi sono raddoppiati rispetto al 2016, mentre su base annua, rispetto al 2017, crescono del 199%, per un ammontare complessivo pari a 126 milioni di euro.
Bene l’Invoice Trading, che permette agli imprenditori di ottenere liquidità cedendo le proprie fatture: nei primi tre mesi del 2018 il settore ha fatto registrare volumi pari a 89,4 milioni, con una crescita del 5% rispetto al trimestre precedente e del 230% rispetto allo stesso periodo del 2017.
Bene anche il comparto dei prestiti alle imprese (l’analisi è stata condotta su Borsa del Credito e Lendix): in questo caso la crescita si attesta intorno al 208%, rispetto al trimestre precedente, e moltiplica per quattro volte il suo valore se confrontato al primo trimestre del 2017.
Per quanto riguarda i prestiti personali (le quattro piattaforme interessate sono: Prestiamoci, Smartika, Soisy, Younited Credit) l’ammontare erogato è stato di 24 milioni di euro (un record trimestrale). In termini di crescita, parliamo del 43% rispetto ai tre mesi precedenti e del 102% rispetto a i primi tre del 2017.
Fintech e banche: sbagliato metterle in contrapposizione
“Dopo il periodo di crisi attraversato negli ultimi anni, oggi il rapporto tra i piccoli imprenditori e il mondo del credito deve rinascere con nuova forza e su nuove basi, perché il cambiamento della finanza ha grande impatto sul cambiamento dell’economia”, afferma Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma nel corso dell’evento Fintech Innovation. “È necessaria un’intermediazione più efficiente, efficace e moderna. E la Camera di commercio deve accompagnare il sistema italiano verso l’innovazione: siamo in ritardo e non possiamo rimanerci, per non rendere il gap incolmabile”.
E se il rapporto tra PMI e mondo creditizio deve cambiare, lo stesso deve accadere nel caso del Fintech e delle banche tradizionali, due mondi spesso considerati in collisione. Approccio sbagliato, secondo Roberto Nicastro, ex dg del gruppo Unicredit e oggi angel investor nel settore FinTech, chairman di Rnk e advisor per Cerberus Capital, uno dei principali Private Equity globali nel settore bancario/finanziario: “Il Fintech è un’opportunità per l’ecosistema del credito e della finanza italiana. Grazie a questi servizi innovativi infatti le PMI si emancipano nei confronti del fornitore di servizi, che sia banca o no, ricucendo il gap rispetto alle grandi imprese nell’accesso ai servizi finanziari”.
Non solo. “Si tratta di un’opportunità di investimento anche per le banche”, sottolinea Nicastro, “spesso sviluppare l’innovazione in casa può essere sbagliato, come ha dimostrato il settore farmaceutico, mentre può essere un’opportunità importante collaborare con piccoli player specializzati su servizi specifici”.
“Non c’è più contrapposizione tra Fintech e banche, ma integrazione e concorrenza – aggiunge Pierfrancesco Gaggi, direttore centrale per le relazioni internazionali di Abi – gli istituti di credito che decidono di attivare un certo servizio acquistandolo dalle Fintech fanno innovazione: anche le banche, infatti, fanno ricerca e sviluppo sviluppando iniziativa secondo i principi dell’open innovation”.
Ovviamente, “ci sono vincoli da sistemare dal punto di vista normativo”, sottolinea, “gli ingredienti di base ci sono – conclude Gaggi – forse servirebbe un quadro regolamentare non eccessivamente rigido. Non si devono mortificare le FinTech, altrimenti si rischia di perderne l’apporto innovativo. A fronte dello stesso servizio però ci devono essere le stesse regole esercitate dalle stesse autorità”.
o