Corte Conti europea: gestione finanziaria UE sempre piu' trasparente
Migliora per il terzo anno consecutivo la gestione finanziaria dei fondi pubblici all’interno dell’Unione europea. A dirlo è la Corte del Conti europea nella relazione annuale sull’esercizio 2018, pubblicata oggi.
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Un giudizio con rilievi sulla regolarità delle operazioni finanziarie su cui sono basati i conti. E’ questo il verdetto che emerge dalla relazione annuale della Corte dei Conti europea. In altri termini, significa che una quota significativa della spesa dell’UE per il 2018 non è stata inficiata da errori in misura rilevante e che tali errori non sono pervasivi nei diversi settori di spesa. Restano però - sottolinea la Corte - sfide nei settori di spesa ad alto rischio, come lo Sviluppo rurale e la Politica di Coesione.
Il lavoro della Corte dei Conti europea
La Corte dei Conti europea è il revisore esterno indipendente dell’Unione europea.
Le relazioni e i giudizi di audit della Corte sono un elemento essenziale della catena di responsabilità dell’Unione. Servono a far sì che i responsabili della gestione dell’attuazione delle politiche e dei programmi dell’UE, ossia la Commissione, le altre istituzioni e gli organismi dell’UE e le amministrazioni degli Stati membri, rispondano del proprio operato. La Corte, infatti, segnala i rischi, fornisce garanzie, evidenzia carenze e buone pratiche ed offre orientamenti ai responsabili delle politiche e ai legislatori dell’UE su come migliorare la gestione delle politiche e dei programmi dell’Unione europea.
Ogni anno la Corte controlla le entrate e le spese dell’UE ed appura se i conti annuali siano affidabili e se le operazioni relative alle entrate e alle spese siano conformi alla normativa applicabile a livello dell’UE e degli Stati membri.
I conti dell’UE sono preparati conformemente alle norme contabili basate sui princìpi contabili internazionali per il settore pubblico e presentano la posizione finanziaria dell’Unione alla fine dell’esercizio finanziario 2018 e la relativa performance finanziaria. La posizione finanziaria dell’UE include le attività e le passività a fine esercizio delle entità consolidate che la compongono, sia a breve che a lungo termine.
La Corte può formulare tre tipologie di giudizi:
- Un giudizio “positivo” che indica che i conti in questione presentano un’immagine fedele e veritiera e che rispettano le norme dell’informativa finanziaria,
- Un giudizio “con rilievi” che esprime l’impossibilità per la Corte di formulare un giudizio positivo, ma riconosce che i problemi individuati non sono pervasivi,
- Un giudizio “negativo” che indica la presenza diffusa di problemi.
Per poter formulare un giudizio di audit, gli auditor della Corte sottopongono a verifica campioni di operazioni per ottenere stime, su base statistica, della misura in cui le entrate e i differenti settori di spesa sono inficiati da errore.
Confrontano il livello di errore stimato con la soglia di rilevanza del 2%, al di sopra della quale le entrate e le spese sono considerate irregolari. Il livello di errore stimato non misura la frode, l’inefficienza o gli sprechi, ma è una stima delle risorse finanziarie che non avrebbero dovuto essere erogate in quanto non sono state utilizzate nel pieno rispetto delle norme nazionali e dell’UE.
La spesa nel 2018 e le irregolarità riscontrate
Nel 2018 i livello complessivo di irregolarità nella spesa dell’UE è rimasto all’interno dell’intervallo osservato nei due esercizi precedenti.
In particolare la Corte stima che il tasso di errore nella spesa del 2018 ammonti al 2,6% (contro il 2,4% del 2017 e il 3,1% del 2016).
Gli errori sono stati rilevati per lo più nei settori di spesa ad alto rischio, come lo Sviluppo rurale e la Coesione, in cui i pagamenti a valere sul bilancio dell’UE sono eseguiti per rimborsare ai beneficiari spese da questi sostenute. Questi settori sono soggetti a norme e a condizioni di ammissibilità complesse, il che può dar luogo ad errori.
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Nel 2018, la spesa dell’UE è ammontata in totale a 156,7 miliardi di euro, pari al 2,2% della spesa totale delle amministrazioni pubbliche degli Stati membri dell’UE e all’1,0% del reddito nazionale lordo dell’intera UE.
Nel 2018, la rubrica “Risorse naturali” ha rappresentato la percentuale più consistente dei fondi sottoposti ad audit (48%), mentre la percentuale della spesa per la sottorubrica “Coesione” è stata del 20% e quella della “Competitività” del 15%. Come avvenuto per lo scorso esercizio, la Corte ha esaminato la spesa per la “Coesione” basandosi sul lavoro di altri auditor negli Stati membri e sulla supervisione attuata dalla Commissione.
“Grazie ai miglioramenti introdotti nella gestione finanziaria, l’Unione europea soddisfa adesso elevati standard di rendicontabilità e trasparenza in termini di spesa di fondi pubblici. Ci aspettiamo che la Commissione e gli Stati membri mantengano tale impegno”, ha dichiarato il presidente della Corte, Klaus-Heiner Lehne.
Le sfide per il futuro
Secondo la Corte, a seguito della nomina di nuovi leader delle istituzioni UE e dopo le elezioni del Parlamento europeo, l’UE si trova ad una svolta importante e deve cogliere questo rinnovato slancio per produrre risultati.
Il bilancio dell’UE rappresenta al massimo l’1% del reddito nazionale lordo di tutti gli Stati membri, per cui è fondamentale che la spesa dell’Unione non solo venga eseguita nel rispetto delle norme, ma anche che produca risultati.
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“L’inizio di una nuova legislatura e di un nuovo periodo di programmazione - ha affermato sempre Klaus-Heiner Lehne - apre una nuova finestra di opportunità che i responsabili delle politiche dovrebbero cogliere per focalizzare le politiche e le spese dell’UE sul conseguimento di risultati e di un valore aggiunto”.
La Corte, infatti, sottolinea le sfide che la gestione finanziaria e di bilancio dell’UE deve affrontare e che sono di particolare rilevanza per il nuovo ciclo di bilancio a lungo termine. L’assorbimento, da parte degli Stati membri, dei fondi strutturali e di investimento europei, che rappresentano circa la metà dell’attuale Quadro finanziario pluriennale (QFP), resta modesto, nonostante un accresciuto dinamismo e il notevole aumento del numero di domande nel 2018.
La Commissione deve adottare misure per evitare un’eccessiva pressione dovuta ai pagamenti da eseguire all’inizio del nuovo QFP (2021-2027), che potrebbe derivare da ritardi nella presentazione delle domande relative al quadro attuale. Inoltre, l’aumento delle garanzie prestate dal bilancio UE (92,8 miliardi di euro alla fine del 2018) accresce l’esposizione del bilancio al rischio, e ciò dovrà essere affrontato dalla Commissione nell’ambito del nuovo QFP.
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