Corruzione - ANAC, i più colpiti sono gli appalti pubblici

 

Rapporto ANAC corruzione: Photocredit: Markus Schwedt da PixabayAppalti pubblici, l’assunzione come nuova forma di “moneta di scambio” e il ruolo dei dirigenti pubblici. Sono questi alcuni degli elementi che emergono dal Rapporto dell’ANAC sulla corruzione in Italia dove, ogni settimana, c’è un arresto. 

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L’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ha pubblicato un nuovo rapporto che analizza i principali aspetti della corruzione nel nostro Paese. La fotografia che ne emerge è quella di un fenomeno che, nonostante alcuni punti fermi, rispetto al passato sta cambiando pelle e nei confronti del quale la vera arma di contrasto è un’azione combinata di strumenti preventivi e repressivi.

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Quanto si corrompe e dove: Sud e appalti pubblici in testa alla classifica

In Italia il numero di arresti per corruzione tra il 2016 e il 2019 è stato pari a 117, uno ogni dieci giorni. Ad essere interessate sono state tutte le regioni italiane, anche se con livelli diversi:

  • A guidare la classifica c’è la Sicilia dove, negli ultimi tre anni, sono stati registrati 28 episodi di corruzione (18,4% del totale), quasi quanti quelli che si sono verificati in tutte le regioni del Nord (29 nel loro insieme);
  • Seguono il Lazio (con 22 casi), la Campania (20), la Puglia (16) e la Calabria (14).
  • Assenti, invece, il Friuli Venezia Giulia e il Molise. In queste due regioni - spiega l’ANAC - nonostante siano state condotte numerose indagini (alcune anche di entità rilevante), ad oggi nessuna si è conclusa con un arresto.

Per quanto riguarda l’ambito, è interessante notare come la maggior parte dei fenomeni di corruzione ha riguardato gli appalti pubblici (il 73% del totale). Il restante 26% si divide, invece, tra procedure concorsuali, procedimenti amministrativi, concessioni edilizie, corruzione in atti giudiziari, ecc.

Per quanto attiene invece i settori, il più a rischio è quello legato ai lavori pubblici, seguito dal comparto legato al ciclo dei rifiuti (22%) e da quello sanitario (13%).

Le principali modalità di corruzione

Prendendo in esame i dati relativi ai casi di corruzione degli ultimi tre anni, l’ANAC ha stilato un vero e proprio decalogo delle principali modalità con cui si realizza la corruzione nel nostro Paese. 

Il dato complessivo che emerge è quello di “una certa raffinatezza criminale nell’adeguarsi alle modalità di scelta del contraente imposte dalla legge”. La maggior parte dei fenomeni di corruzione, infatti, si sono realizzati all’interno di gare, piuttosto che in casi di affidamenti diretti (quelli in cui l’esecutore viene scelto discrezionalmente dall’amministrazione), cosa che richiede evidentemente un livello di pervasività maggiore.

In generale si può affermare che la strategia varia a seconda del valore dell’appalto

  • Per quelli di importo particolarmente elevato, prevalgono i meccanismi di turnazione fra le aziende, con la creazione di veri e propri “cartelli”;
  • Per quelli, invece, di entità più ridotta, si procede generalmente con il “coinvolgimento e condizionamento dei livelli bassi dell’amministrazione (ad es. il direttore dei lavori) per intervenire anche solo a livello di svolgimento dell’attività appaltata”.

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Il burocrate, vero “dominus” della corruzione

In entrambi i casi ad essere rilevante è il ruolo svolto dall’impiegato pubblico, un dato che marca la vera discontinuità rispetto al periodo di Tangentopoli in cui i dominus erano i politici. Nonostante i numeri di “politici corrotti” arrestati sia ancora preoccupante (il 23% del totale), la differenza la fanno i livelli burocratici (tra dirigenti, funzionari e i RUP, i responsabili unici del procedimento).

Le istituzioni più a rischio sono gli enti locali (soprattutto al Sud), con in testa i Comuni. In questi casi, infatti, il livello delle forme di condizionamento dell’apparato pubblico risulta più esteso e pervasivo.

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Le “nuove" tangenti

Sebbene il denaro continui ad essere la principale forma di tangente (il 48% degli strumenti utilizzati come contropartita sono i soldi), negli ultimi anni si riscontra un aumento di altre modalità di corruzione.

Tra tutte, quella che spicca è - soprattutto al Sud - l’assunzione di coniugi (il 13% del totale), seguita dall'affidamento di consulenze (11%).

Altro dato preoccupante è quello degli importi che spesso sono esigui (2.000-3.000 euro). Quando lo si fa per denaro, spesso ci si vende per poco e questo permette un livello di corruzione più semplice e pervasivo.

I metodi di contrasto e l’importanza della prevenzione

Tra i principali strumenti di contrasto al fenomeno della corruzione, alcuni stanno dando risultati particolarmente incoraggianti. Tra questi il rapporto segnala: 

  • L’adozione di adeguate misure organizzative come la rotazione periodica del personale o l’adozione di misure per prevenire conflitti di interesse;
  • La diffusione fra le amministrazioni dell’istituto della vigilanza collaborativa, che consente di sottoporre la documentazione di gara al vaglio preventivo dell’ANAC;
  • Il whistleblowing, cioè le segnalazioni da parte dei dipendenti pubblici di illeciti avvenuti sul luogo di lavoro.

WhistleblowingPA – al via piattaforma per segnalare casi di corruzione

Anche grazie a queste pratiche, negli ultimi anni il nostro Paese ha ricevuto numerosi riconoscimenti da parte di organismi internazionali in tema di lotta alla corruzione, e anche il livello di percezione dell’Italia come paese corrotto da parte dell’opinione pubblica è in forte diminuzione.

Molto, però, resta ancora da fare. Per questo, nello stilare le conclusioni del Rapporto, l’ANAC non nasconde la propria preoccupazione verso i meccanismi di deregulation recentemente introdotti.

Se è vero, infatti, che l'azione repressiva rimane uno strumento indispensabile per il contrasto alla corruzione, il vero campo di battaglia resta quello della prevenzione che permette di agire a monte, prima o durante l'espletamento della gara.

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Photocredit: Markus Schwedt da Pixabay

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