Coronavirus: dai droni alle app per monitorare i contagi, il ruolo della tecnologia
Anche l'Italia, come Cina, Corea e Regno Unito, si è attivata per sviluppare soluzioni digitali per monitorare e contenere i contagi da Covid 19. Nella lotta alla pandemia le nuove tecnologie - dall'intelligenza artificiale ai supercomputer - sono le vere protagoniste, come testimoniano i biosensori del progetto MEDIWARN, cofinanziato dai fondi UE per monitorare i segni vitali dei pazienti.
> Tecnologie spaziali contro il coronavirus: call per le imprese italiane
Dalla Cina, in prima linea nella lotta al coronavirus, sono molti gli esempi di interventi messi in atto grazie all'uso delle tecnologie digitali, rimettendo in discussione le implicazioni etiche sulla raccolta massiva dei dati personali dei cittadini.
Intelligenza artificiale e droni per monitorare i soggetti a rischio
Il governo cinese sta utilizzando droni dotati di scanner e telecamere intelligenti per individuare coloro che non rispettano le misure di quarantena e per controllare la temperatura corporea delle persone.
Ad esempio, l'azienda cinese SenseTime ha sviluppato una piattaforma che scansiona i volti delle persona anche se indossano una mascherina, mentre Alibaba ha realizzato un nuovo sistema di diagnosi del coronavirus basato sull'IA.
L'intelligenza artificiale trova applicazione anche nella ricerca di nuovi farmaci e vaccini; in questo caso un esempio arriva dalla Corea del Sud, dove un gruppo di scienziati ha individuato una molecola usata per curare l’artrite reumatoide come possibile soluzione per contrastare il CoV-2019.
> Fondi europei: 37 miliardi contro la crisi e bandi prorogati
Big data per controllare la pandemia
Un altro strumento utile per il controllo della pandemia sono i big data, che la Cina, in questo periodo di emergenza, ha utilizzato ampiamente per intensificare il suo sistema di sorveglianza, allo scopo di mappare la diffusione del virus.
In Canada, invece, la società Bluedot ha utilizzato in big data per analizzare i social, i sistemi di trasporto e i notiziari allo scopo di individuare i principali focolai di diffusione del virus al di fuori della Cina, monitorando l’evoluzione dei contagi.
Robot e smartphone vicini alle persone
Sempre in Cina diverse aziende attive nel campo della robotica si sono attivate per installare negli ospedali macchinari che assistono il personale medico su diversi fronti, dalla distribuzione dei pasti ai pazienti alla pulizia.
Ma il vero protagonista tecnologico in questa situazione di emergenza è lo smartphone. Alibaba, ad esempio, ha sviluppato un'app (Alipay Health Code) che, utilizzando i big data messi a disposizione dal sistema sanitario cinese, indica chi può accedere o meno negli spazi pubblici.
Le app per monitorare i contagi e la questione privacy
Dalla Corea, invece, arriva un’app per il monitoraggio dei contagi tramite il tracciamento dei contatti delle persone positive al Covid 19. L’Italia sta valutando se adottare questo modello, che pone non pochi dubbi sulla tutela della privacy dei cittadini.
Nei giorni scorsi il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, ha illustrato in un suo intervento su Agenda Digitale una serie di criteri da seguire per la geolocalizzazione dei contagiati. Le parole d'ordine sono gradualità e proporzionalità, allo scopo di valutare l'adozione di "soluzioni meno invasive", laddove siano sufficienti a prevenire la diffusione del virus.
"La chiave è nella proporzionalità, lungimiranza e ragionevolezza dell'intervento, oltre che naturalmente nella sua temporaneità. Il rischio che dobbiamo esorcizzare è quello dello scivolamento inconsapevole dal modello coreano a quello cinese, scambiando la rinuncia a ogni libertà per l'efficienza e la delega cieca all'algoritmo per la soluzione salvifica. Così, una volta cessata quest'emergenza, avremo anche forse imparato a rapportarci alla tecnologia in modo meno fideistico e più efficace, mettendola davvero al servizio dell'uomo", ha dichiarato Soro.
La startup Zoe, insieme ai ricercatori del Kings College Hospital di Londra, ha già sviluppato un’app - C-19 COVID Symptom Tracker – che consente di tenere sotto controllo i contagi. Gli utenti che scaricano l’app possono comunicare i propri sintomi, specificando data e ora, aiutando così il personale medico ad individuare per tempo potenziali hotspot.
Anche l'Italia si è attivata per sviluppare soluzioni innovative sul fronte del tracciamento dei dati, con una call lampo lanciata dal Ministero per l'innovazione tecnologica insieme al MISE e al MIUR.
Nel giro di soli tre giorni imprese, PA e organismi di ricerca hanno presentato 800 proposte progettuali, ora al vaglio del Ministero, che riguardano sia app di telemedicina sia soluzioni per il tracciamento continuo.
A questa call, si aggiunge il bando lanciato da Regione Lombardia, insieme a Fondazione Cariplo e Fondazione Veronesi, per finanziare progetti di ricerca sul coronavirus. Le proposte progettuali potranno riguardare lo sviluppo di terapie e diagnostica, ma anche di software e servizi a supporto dell’individuazione precoce e il successivo contenimento del contagio, inclusa la sorveglianza attiva, la verifica dell'isolamento, la gestione dei sintomi, il monitoraggio dei potenziali contatti a rischio.
Il bando, cofinanziato dal POR FESR Lombardia 2014-2020, mette a disposizione 7,5 milioni di euro. Le domande possono essere presentate dal 6 al 20 aprile 2020 e saranno poi processate in tempi molto rapidi per dare una risposta pronta ed efficace all’emergenza.
Fondi UE per aiutare pazienti, medici e infermieri
Il progetto MEDIWARN, finanziato dal programma di cooperazione transfrontaliera INTERREG V–A Italia Malta 2014-2020, sta contribuendo a fronteggiare l'emergenza sanitaria in Italia.
I biosensori creati dal progetto sono in grado di monitorare i segni vitali dei pazienti, consentendo così agli operatori sanitari di controllare a distanza i soggetti affetti dal coronavirus.
Al momento si stanno utilizzando dieci sensori nell’Unità operativa di malattie infettive dell’Ospedale San Marco di Catania, in Sicilia. Altri due sono impiegati in altre unità operative per monitorare i pazienti ricoverati affetti da altre condizioni. Sono inoltre già stati acquistati altri dieci di questi sensori per l’Ospedale Mater Dei di Malta e uno per l’Università di Catania al fine di eseguire delle prove di laboratorio.
Gli scienziati del Joint Research Centre, invece, hanno sviluppato un nuovo sistema di controllo per aiutare i laboratori a verificare il corretto funzionamento dei test per il coronavirus.
Industria 4.0, supercomputer, Digital Innovation Hub e competence center
L’UE mette in campo anche i supercomputer per contrastare l’epidemia con diverse iniziative. Ad esempio, il progetto Exscalate4CoV, finanziato con 3 milioni dal bando europeo lanciato a fine gennaio, coinvolge 3 centri europei di supercalcolo – tra cui il centro di Bologna (CINECA) – con l’obiettivo di individuare nuove terapie farmacologiche per il trattamento del Covid 19.
Inoltre, presso il centro bolognese è operativa la piattaforma EXSCALATE che viene utilizzata per l’analisi del coronavirus - sulla base dei dati attualmente forniti dalla comunità scientifica – allo scopo di accelerare la ricerca di una terapia effettiva contro il Covid 19.
Per sostenere le organizzazioni pubbliche e le PMI, l’UE ricorre anche ai Digital Innovation Hub che mettono a disposizione le proprie risorse digitali. Il progetto DIH4CPS, ad esempio, aiuta le PMI europee a superare gli ostacoli posti dalle nuove tecnologie, finanziando test su sistemi per la cybersicurezza.
In Italia, invece, il competence center Artes 4.0 ha lanciato un bando per progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale che prevedono l’utilizzo di tecnologie 4.0 in risposta alla pandemia da Covid-19. Per partecipare al bando, aperto fino alle ore 17.00 del 19 aprile 2020, è necessario compilare un form online per richiedere i documenti di adesione.